Milan-Barça, i catalani sul Naviglio: "Occhio, Allegri..."

Champions League
Gli studenti catalani del progetto "Erasmus" a Milano
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IL REPORTAGE. Abbiamo incontrato gli studenti catalani che frequentano le università meneghine, coinvolti sì, nel progetto internazionale, ma con la testa - e il cuore - alla supersfida dei quarti di Champions. Come la vivranno, da neo-milanesi? I VIDEO

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di Alfredo Corallo

Quello con la maglia del Milan, l'intruso, è di Madrid. E figurati. Carlos, studente di ingegneria gestionale, per una volta, filosofeggia machiavellico, alla Mou: "El fin justifica los medios". Un sopravvissuto. L'unico "spagnolo" nell'appartamento  catalano di via Farini, a due passi da piazzale Maciachini. L'atmosfera è quella solita, della migliore tradizione "Ramblas": casinari, al massimo.

Il progetto Erasmus, invenzione sopraffina. Quei ricordi che ti porterai dietro per sempre. Le amicizie, gli amori... Tra di loro, eppure, solo affetto. Lo giurano. E noi stiamo al gioco. Non vorremmo, certo, diventare complici di una corrida. Insomma, ci sono fidanzati e "chicas" dal sangue caliente ad aspettarli.

Le ragazze, in particolare, scelgono un "low profile". Soprattutto Ana, che parte nel week-end, la festa è finita. A Milano, almeno. "E' stata una bellissima esperienza - ammette - ma sono contenta di tornare a casa. Vuoi mettere Barcellona...". Persino su Guardiola mette le mani avanti, che Elisa e Rosa la appoggiano, toda la vida. "Pep sexy? Sì, ma per le nostre  mamme...".

Stasera saranno tutti allo stadio: Ana, David, Rosa, Bernat, Elisa, il milanista-merengue fan di Pirlo e Ramon, il mattatore del gruppo. Eccolo, onestissimo: "Mi piace la città, c'è una discreta movida, però mi manca terribilmente il nostro Serrano, non c'è paragone con il vostro prosciutto". Si sorvola.

David è quello rasato, romantico. "Siamo stati sei anni senza vincere niente, ma chi se lo ricorda! Ero bambino, mio nonno Juan, di sicuro, quando ad Atene ne abbiamo presi quattro... Lui non avrà dormito, io sì, piccoletto, ah, quel Massaro...". Forse è il personaggio che incarna di più lo spirito "catalan", il portavoce "sano" della baracca. "Il nostro Barça, Guardiola per primo, è composto di molti calciatori che amano la squadra e sono proprio tifosi come lo siamo noi. Anche per questo c'è un rapporto ancora più forte di amore alla squadra, perché i giocatori si sentono coinvolti dalla nostra, stessa cultura".

Il "deus" dell'incontro - piacevolissimo, se non s'era capito - è un milanese, consulente, per lavoro, nuovo Erasmo da Rotterdam per passione, Alessandro, stile "No surprises", colonna sonora dei Radiohead scelta da Klapisch nel film che ha lanciato la bellissima Cecile de France. "E' un piacere - confessa - ed è stata una scusa per imparare lo spagnolo..."

Rafa Nadal, maiorchino e neutrale, li unisce, confermato dai ragazzi. Ma la verità, cruda, è che stasera c'è un partitone, un "clasico" della Champions. Ok: cosa vi piace di Milano, e dell'Italia, davvero? "Il gelato (siciliano, ndr) e il Duomo". Tutti d'accordo. Certi che Gaudì ne sarebbe, artisticamente, concorde. "Ocio" Milàn: "el Barça es mas que un club...".