Arabo, russo o americano: qual è il tycoon ideale?
Champions LeagueDal City allo United. Dal Psg alla Roma, passando per Chelsea e Malaga, avversarie delle italiane in Champions. I super ricchi alla guida del calcio, soprattutto in Europa. Un mossa per tamponare la crisi economica, ma anche una scelta vincente?
di Alfredo Alberico
Un arabo, un russo e un americano. Sembra l'attacco di una vecchia barzelletta, invece è l'istantanea di un calcio profondamente cambiato nell'ultimo decennio. Da Est a Ovest il pallone è tra i piedi dei grandi finanzieri, i tycoon. In mezzo un'Europa del pallone dove la moneta unica, forte, è quella che trabocca dai loro portafogli. Una scelta che appare obbligata, vista l'incertezza economica. Ma è anche vincente? In testa, manco a dirlo, ci sono gli sceicchi. La loro scalata coincide con la crescita di paesi ben lontani dalla crisi internazionale. Scalata culminata, in abito sportivo, con l'assgnazione al Qatar del Mondiale 2022.
In Italia - Tra ipotesi e approcci, l'onda araba non ha toccato la Serie A. Manovre di avvicinamento ci sono state, lo scorso maggio, tra il Palermo di Zamparini e il mediatore Ahmud Zubeidi; non hanno invece trovato conferme le indiscrezioni sulla cessione del 30% delle azioni del Milan prima al Fondo Sovrano del Qatar e poi al supermiliardario russo Oleg Deripaska. Può essere considerata un'eccezione la Roma, con la svolta statunitense dell'aprile 2011.
Squadre col turbante - In principio fu Mohamed Al-Fayed, dal 1997 ancora oggi proprietario del Fulham. E' la Premier League inglese il torneo dove i signori del pallone hanno stabilito il loro quartier generale. Sponsorizzazioni a parte - che riguardano molti campionati - qui a piazzare le tende sono stati soprattutto gli sceicchi. Mansour al Manchester City, Ali Al-Faraj al Portsmouth e la famiglia kuwaitiana Al-Hasawy da luglio a capo del Nottingham Forest. A vuoto, invece, le operazioni per il passaggio del Liverppol ad un altro gruppo del Kuwait.
Nella Ligue 1, 19 squadre su 20 hanno un presidente francese, mentre il solo Paris Saint-Germain ha al vertice un qatariano dalla stagione 2011: Nasser Ghanim Al-Khelaïfi. Il cugino, Abdullah Al Thani, ha invece le redini del Malaga, club della Liga spagnola. Propende per il fair play finanziario, lui, e tra luglio e agosto è stato vicino alla cessione.
"America me senti?" - All'altezza della situazione la risposta a stelle e strisce. Detto dell'Italia e della Roma, il Machester United è "americano" dal 2005 con l'acquisizione da parte di Malcolm Glazer, mai fino in fondo apprezzato dai tifosi dei Red Devils. Il Sunderland al businessman texano Ellis Short, l'Aston Villa a Randolph Lerner, imprenditore di Brooklyn con un patrimonio di 1,5 miliardi di dollari, secondo la rivista Forbes.
E dalla Russia... - Il Chelsea parla russo dal 2003 grazie a Roman Abramovich, così come il Reading. Anton Zingarevich, che tra l'altro ad Abramovich somiglia molto, dal gennaio 2012 gestisce il 51% del club del Berkshire. Nel frattempo in Australia c'è chi è alla scoperta di nuove frontiere pallonare e ha già messo a segno il primo colpo per il suo Sydney Fc, mettendo sotto contratto Alessandro Del Piero. Si tratta del multi-miliardario David Traktovenko, ex Zenit San Pietroburgo e Norwich.
Tra dollari e petroldollari, passa quasi inosservato il vasto patrimonio di Markus Liebherr. Svizzero e boss del Southampton, ha scelto come presidente dei Saints l'italiano Nicola Cortese. Resta da capire se l'avvento dei taycoon, oltre ai capitali, ha finora fruttato anche "tituli" sportivi e chi, tra sceicchi, russi e americani è più vincente. Proviamo a spiegarlo con una tabella:
Un arabo, un russo e un americano. Sembra l'attacco di una vecchia barzelletta, invece è l'istantanea di un calcio profondamente cambiato nell'ultimo decennio. Da Est a Ovest il pallone è tra i piedi dei grandi finanzieri, i tycoon. In mezzo un'Europa del pallone dove la moneta unica, forte, è quella che trabocca dai loro portafogli. Una scelta che appare obbligata, vista l'incertezza economica. Ma è anche vincente? In testa, manco a dirlo, ci sono gli sceicchi. La loro scalata coincide con la crescita di paesi ben lontani dalla crisi internazionale. Scalata culminata, in abito sportivo, con l'assgnazione al Qatar del Mondiale 2022.
In Italia - Tra ipotesi e approcci, l'onda araba non ha toccato la Serie A. Manovre di avvicinamento ci sono state, lo scorso maggio, tra il Palermo di Zamparini e il mediatore Ahmud Zubeidi; non hanno invece trovato conferme le indiscrezioni sulla cessione del 30% delle azioni del Milan prima al Fondo Sovrano del Qatar e poi al supermiliardario russo Oleg Deripaska. Può essere considerata un'eccezione la Roma, con la svolta statunitense dell'aprile 2011.
Squadre col turbante - In principio fu Mohamed Al-Fayed, dal 1997 ancora oggi proprietario del Fulham. E' la Premier League inglese il torneo dove i signori del pallone hanno stabilito il loro quartier generale. Sponsorizzazioni a parte - che riguardano molti campionati - qui a piazzare le tende sono stati soprattutto gli sceicchi. Mansour al Manchester City, Ali Al-Faraj al Portsmouth e la famiglia kuwaitiana Al-Hasawy da luglio a capo del Nottingham Forest. A vuoto, invece, le operazioni per il passaggio del Liverppol ad un altro gruppo del Kuwait.
Nella Ligue 1, 19 squadre su 20 hanno un presidente francese, mentre il solo Paris Saint-Germain ha al vertice un qatariano dalla stagione 2011: Nasser Ghanim Al-Khelaïfi. Il cugino, Abdullah Al Thani, ha invece le redini del Malaga, club della Liga spagnola. Propende per il fair play finanziario, lui, e tra luglio e agosto è stato vicino alla cessione.
"America me senti?" - All'altezza della situazione la risposta a stelle e strisce. Detto dell'Italia e della Roma, il Machester United è "americano" dal 2005 con l'acquisizione da parte di Malcolm Glazer, mai fino in fondo apprezzato dai tifosi dei Red Devils. Il Sunderland al businessman texano Ellis Short, l'Aston Villa a Randolph Lerner, imprenditore di Brooklyn con un patrimonio di 1,5 miliardi di dollari, secondo la rivista Forbes.
E dalla Russia... - Il Chelsea parla russo dal 2003 grazie a Roman Abramovich, così come il Reading. Anton Zingarevich, che tra l'altro ad Abramovich somiglia molto, dal gennaio 2012 gestisce il 51% del club del Berkshire. Nel frattempo in Australia c'è chi è alla scoperta di nuove frontiere pallonare e ha già messo a segno il primo colpo per il suo Sydney Fc, mettendo sotto contratto Alessandro Del Piero. Si tratta del multi-miliardario David Traktovenko, ex Zenit San Pietroburgo e Norwich.
Tra dollari e petroldollari, passa quasi inosservato il vasto patrimonio di Markus Liebherr. Svizzero e boss del Southampton, ha scelto come presidente dei Saints l'italiano Nicola Cortese. Resta da capire se l'avvento dei taycoon, oltre ai capitali, ha finora fruttato anche "tituli" sportivi e chi, tra sceicchi, russi e americani è più vincente. Proviamo a spiegarlo con una tabella:
ARABI | RUSSI | AMERICANI | |
PREMIER LEAGUE | Manchester City: Premier League 2012 Community Shield 2012 Fulham: X Portsmouth: X Nottingham Forest: X | Chelsea: Premier League 2004-2005 2005-2006 2009-2010 Community Shield 2005 e 2009 Champions 2012 Reading: X | Manchester U: Premier League 2006-07 2007-08, 2008-09 2010-11 Champions 2008 Mondiale 2008 Sunderland: X Aston Villa: X |
LIGA | Malaga: Qualificazione Champions (storica prima volta) 2011-2012 | ||
LIGUE 1 | Paris Saint-Germain: X | ||
SERIE A | Roma: X | ||
A-LEAGUE | Fc Sydney: A-League 2010 |