La Juve dice addio alla Champions. Bayern in semifinale

Champions League
La rete di Mandzukic che chiude i conti a poco meno di mezz'ora dal fischio finale (getty)
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Allo Juventus Stadium finisce come all'andata: vincono i tedeschi 2-0. Il croato Mandzukic al 19' della ripresa e Pizarro al 90' spezzano i sogni dei bianconeri, incapaci di imporsi anche in casa

JUVENTUS-BAYERN MONACO 0-2
64' Mandzukic, 90' Pizarro

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LE PAGELLE


Non riesce alla Juventus la “missione Remuntaden” contro il Bayern Monaco. Già battuti all’andata (2-0), i bianconeri sono stati sconfitti anche nel ritorno dei quarti di finale di Champions League. La rete del croato Mandzukic al 64’ ha reso vano il tentativo della squadra di Conte di riaprire una qualificazione compromessa la scorsa settimana. Allo scadere il 2-0 di Pizarro. Successo meritato per l’undici di Heynckes, più solido, con una qualità e una mentalità di gioco in grado di spingerlo fino in fondo a questa competizione.

Così in campo - La Juventus si presenta con la formazione annunciata alla vigilia: Buffon in porta; in difesa Barzagli, Bonucci e Chiellini; a centrocampo Padoin a destra al posto dello squalificato Lichtsteiner, Asamoah a sinistra, Pirlo in regia affiancato da Pogba (anche Vidal squalificato) e Marchisio; in attacco Conte sceglie Quagliarella e Vucinic, mentre Caceres recupera e va in panchina. A parte Badstuber e Kroos, il Bayern è in formazione tipo. Neuer tra i pali e retroguardia a quattro con Lahm, il capitano, a destra, Alaba a sinistra, Van Buyten e Dante centrali; in mezzo Javi Martinez e Schweinsteiger; in attacco Robben, Muller e Ribery alle spalle di Mandzukic.

La partita – Incoraggiante avvio dei padroni di casa, molto aggressivi per almeno quindici minuti. Esattamente il tempo che i tedeschi impiegano prima di carburare. Il gioco del Bayern si sviluppa soprattutto sulla fasce. Ed è proprio sulle fasce, sull’asse Robben-Ribery, che nasce il primo pericolo, con un pallone che Padoin per un soffio toglie dalle grinfie di Mandzukic. L’occasione libera la formazione ospite dall’iniziale timidezza. La Juve dall’altra parte non sbaglia (quasi) nulla. Bonucci e Padoin fanno un figurone in copertura, Pirlo sfiora il gol con una punizione bomba, mentre Vucinic e Quagliarella si dannano l’anima per trovare il varco giusto. Impressiona la personalità di Pogba, in fase di copertura come nell’impostazione. Ma impressiona soprattutto quella del Bayern, che non si lascia mai schiacciare e fa sempre paura quando attacca: allo scadere, una conclusione di Alaba tiene col fiato sospeso lo Juventus Stadium. Buffon para (con dedica, immaginiamo, a Beckenbauer). La pressione dei bavaresi a questo punto appare fuori dal normale. Al ritorno dal break non cambiano i volti e nemmeno l’intensità della partita. La Juve spinge e punge, il Bayern controlla, riparte e centra con Robben il montante alla destra di Buffon. Poco dopo arriva il gol di Mandzukic, che di testa intercetta una respinta di Buffon e mette fine alle speranze juventine. Muller sfiora anche il raddoppio, che arriva però nel finale con Pizarro.

Juve, gli inserimenti (mancati) di Marchisio – La formazione di Conte non può far a meno degli inserimenti del suo numero 8. Il fatto è che Marchisio, come all’andata, non entra in partita. Tanta tensione, poca sostanza. E’ però sul suo unico movimento verso casa Neuer, innescato da Quagliarella, che i bianconeri sfiorano il vantaggio nel primo tempo: Lahm lo atterra al limite dell’area e Pirlo batte la punizione che il portiere con difficoltà devia in angolo. Nella ripresa del bel Claudio sparisce ogni traccia.

Bayern, pressing e possesso palla – I tedeschi hanno dimostrato di essere maestri in questo fondamentale. Così come nel pressing. Su ogni pallone perso, pochi a dire il vero, Robben, Ribery e Mandzukic si sono lanciati all’inseguimento come doberman a caccia della preda. La vera lezione al nostro calcio è stata questa e non certo quella di Monaco, dove il Bayern ha sì dominato, ma di fatto giocato da solo, con la Juve rimasta negli spogliatoi.

La risposta alla domanda di Conte – No, la Juve non è ancora tra le grandi d’Europa. La risposta che alla vigilia del doppio confronto si era posto Conte, ora ha una risposta. Ma ai bianconeri resta una Champions vissuta da protagonisti, con la certezza che in futuro si farà tesoro di quanto accaduto contro i bavaresi. Basta poco per colmare il gap, ma bisogna spendere. Non c’è grossa alternativa.