Borussia & Bayern, la guerra dei mondi. Alternativi
Champions LeagueNella prima finale tutta tedesca della storia della Champions League, stasera si affrontano a Wembley due squadre diverse per storia, tradizione e identità. Ecco cosa divide (e unisce) Monaco e Dortmund
di Roberto Brambilla
Fino a vent'anni fa era più o meno una partita come le altre. Da metà anni Novanta è diventato un big match, da qualche stagione Borussia-Bayern si è trasformata nel Clasico del calcio tedesco. Una sfida tra due squadre, tra due identità, due regioni con punti di differenza ma anche d'incontro.
La nobiltà e i nuovi arrivati – 56 trofei nella bacheca bavarese, 18 in quella del Borussia. Questi sono i numeri di due storie molto diverse. Una, quella del Bayern dal 1965 al 2013 è stata un cammino quasi sempre costellato di successi. In Germania e in Europa. L'altra, quella giallonera, ha avuto dei momenti di gloria tra gli anni Cinquanta e Sessanta e negli anni Novanta, ma negli ultimi anni prima dell'era Klopp è stata sul punto di trasformarsi in dramma (sportivo) come nel 2005 quando il Borussia sembrava dover fallire. Ma si è salvato, cambiando come la regione in cui gioca, il Nordrhein-Westfalen. Da squadra di stelle a formazione giovane, “fatta” in casa così come Dortmund è dintorni si sono trasformati da zone prettamente industriali e minerarie in polo della tecnologia e del terziario.
Conservatori contro "rivoluzionari" -In un paese come la Germania in cui la politica e il calcio non vanno a braccetto il Monaco è l'emblema con la sua immagine e il suo ruolo dello status quo e del conservatorismo, tipico della Baviera. Squadra ordinata, conti in ordine da molto tempo, attenzione alla forma e al protocollo dei giocatori e dei dirigenti. E non è un caso se il presidente Uli Hoeness, nelle ultime settimane sotto inchiesta per evasione fiscale, sia considerato molto vicino a Horst Seehofer presidente della Csu, il partito di maggioranza in Baviera e primo ministro della regione. Dall'altra parte del campo una squadra in cui molto è di “sinistra”. Il gioco, improntato ai giovani e al collettivo, la “gente” (in Nordrhein-Westfalen negli ultimi 50 anni i governi di centrodestra sono stati 2) e il presidente, quel Reinhard Rauball che è anche un membro del Partito socialdemocratico.
Usato sicuro contro scommessa – Bayern e Borussia sono state citate, correttamente, come esempio di buona gestione e modello di società dal bilancio sano e dai risultati vincenti. Ma le due corazzate tedesche sono nate sotto una stella diversa. La società bavarese ha costruito il suo “giocattolo” sì con programmazione a partire dal settore giovanile ma puntando sempre su tecnici e giocatori dal provato valore. Ribery, Robben, Heynckes per citare degli esempi. Anche la banda giallonera guidata da Rauball e Watzke è stata costruita a partire dalla linea verde ma soprattutto da una scommessa quasi al buio. Quella su Jurgen Klopp, sul suo modello di gioco e sui giocatori che il "Professore" ha voluto. Un azzardo che poteva essere vinto ma che poteva anche essere perso, ma in cui la dirigenza ha creduto fin dall'arrivo del tecnico del Baden-Wurrtenberg al Westfalen Stadion
Campioni fatti in casa – Tutto diverso? Non proprio. Forse il punto più vicino tra Monaco e Dortmund, oltre agli utili economici, è la provenienza dei campioni che si contenderanno la Coppa, Kroos, Muller, Schweinsteiger, il capitano Lahm da una parte, Grosskreutz, Reus, Sahin e l'infortunato Goetze, dall'altra vengono tutti dai vivai del club In un paese in cui il collegamento tra scuola e mondo del lavoro è molto efficace, attraverso la diffusione il contratto di apprendistato il Bayern e il Borussia sono riusciti a inserire i campioni delle giovanili con il modello delle squadre riserve che formano i giocatori in campionati "veri".
Cuori divisi a metà –A unire ( e dividere) Dortmund e Monaco ci sono anche due persone: Mats Hummels e Matthias Sammer. Il centrale della Nazionale tedesca non solo è amico di molti giocatori del Bayern, ma in Baviera ci è nato e cresciuto. Fino a 18 anni era una delle colonne delle squadre giovanili della società, poi nel 2008 andò in prestito a Dortmund e non tornò più diventando uno dei difensori più forti del calcio europeo. A Monaco rimase solo papà Hermann, fino al 2012 coordinatore delle giovanili della squadra campione di Germania. Sammer, direttore sportivo del Bayern, protagonista nell'ultima partita di Bundesliga con il Borussia di un violento scontro con il tecnico Jurgen Klopp è stato invece una bandiera dei gialloneri. E' stato lui, ex Dinamo Dresda e Inter, ad alzare al cielo dell'Olympiastadion nel 1997 l'unica Champions League della storia del Borussia. Ed è stato lui a guidare dalla panchina il Dortmund nell'ultima finale europea (nel 2002). Nel luglio 2012 è approdato in Baviera dopo 5 anni nella Federazione tedesca. E sabato sera sulle sponde del Tamigi si troverà a tifare fianco a fianco con uno che lui conosce bene, Michael Zorc. Direttore generale del Borussia Dortmund, recordman di presenze nel club e anche lui nel 1997 a festeggiare a Monaco la Champions. Ovviamente in maglia giallonera.
Fino a vent'anni fa era più o meno una partita come le altre. Da metà anni Novanta è diventato un big match, da qualche stagione Borussia-Bayern si è trasformata nel Clasico del calcio tedesco. Una sfida tra due squadre, tra due identità, due regioni con punti di differenza ma anche d'incontro.
La nobiltà e i nuovi arrivati – 56 trofei nella bacheca bavarese, 18 in quella del Borussia. Questi sono i numeri di due storie molto diverse. Una, quella del Bayern dal 1965 al 2013 è stata un cammino quasi sempre costellato di successi. In Germania e in Europa. L'altra, quella giallonera, ha avuto dei momenti di gloria tra gli anni Cinquanta e Sessanta e negli anni Novanta, ma negli ultimi anni prima dell'era Klopp è stata sul punto di trasformarsi in dramma (sportivo) come nel 2005 quando il Borussia sembrava dover fallire. Ma si è salvato, cambiando come la regione in cui gioca, il Nordrhein-Westfalen. Da squadra di stelle a formazione giovane, “fatta” in casa così come Dortmund è dintorni si sono trasformati da zone prettamente industriali e minerarie in polo della tecnologia e del terziario.
Conservatori contro "rivoluzionari" -In un paese come la Germania in cui la politica e il calcio non vanno a braccetto il Monaco è l'emblema con la sua immagine e il suo ruolo dello status quo e del conservatorismo, tipico della Baviera. Squadra ordinata, conti in ordine da molto tempo, attenzione alla forma e al protocollo dei giocatori e dei dirigenti. E non è un caso se il presidente Uli Hoeness, nelle ultime settimane sotto inchiesta per evasione fiscale, sia considerato molto vicino a Horst Seehofer presidente della Csu, il partito di maggioranza in Baviera e primo ministro della regione. Dall'altra parte del campo una squadra in cui molto è di “sinistra”. Il gioco, improntato ai giovani e al collettivo, la “gente” (in Nordrhein-Westfalen negli ultimi 50 anni i governi di centrodestra sono stati 2) e il presidente, quel Reinhard Rauball che è anche un membro del Partito socialdemocratico.
Usato sicuro contro scommessa – Bayern e Borussia sono state citate, correttamente, come esempio di buona gestione e modello di società dal bilancio sano e dai risultati vincenti. Ma le due corazzate tedesche sono nate sotto una stella diversa. La società bavarese ha costruito il suo “giocattolo” sì con programmazione a partire dal settore giovanile ma puntando sempre su tecnici e giocatori dal provato valore. Ribery, Robben, Heynckes per citare degli esempi. Anche la banda giallonera guidata da Rauball e Watzke è stata costruita a partire dalla linea verde ma soprattutto da una scommessa quasi al buio. Quella su Jurgen Klopp, sul suo modello di gioco e sui giocatori che il "Professore" ha voluto. Un azzardo che poteva essere vinto ma che poteva anche essere perso, ma in cui la dirigenza ha creduto fin dall'arrivo del tecnico del Baden-Wurrtenberg al Westfalen Stadion
Campioni fatti in casa – Tutto diverso? Non proprio. Forse il punto più vicino tra Monaco e Dortmund, oltre agli utili economici, è la provenienza dei campioni che si contenderanno la Coppa, Kroos, Muller, Schweinsteiger, il capitano Lahm da una parte, Grosskreutz, Reus, Sahin e l'infortunato Goetze, dall'altra vengono tutti dai vivai del club In un paese in cui il collegamento tra scuola e mondo del lavoro è molto efficace, attraverso la diffusione il contratto di apprendistato il Bayern e il Borussia sono riusciti a inserire i campioni delle giovanili con il modello delle squadre riserve che formano i giocatori in campionati "veri".
Cuori divisi a metà –A unire ( e dividere) Dortmund e Monaco ci sono anche due persone: Mats Hummels e Matthias Sammer. Il centrale della Nazionale tedesca non solo è amico di molti giocatori del Bayern, ma in Baviera ci è nato e cresciuto. Fino a 18 anni era una delle colonne delle squadre giovanili della società, poi nel 2008 andò in prestito a Dortmund e non tornò più diventando uno dei difensori più forti del calcio europeo. A Monaco rimase solo papà Hermann, fino al 2012 coordinatore delle giovanili della squadra campione di Germania. Sammer, direttore sportivo del Bayern, protagonista nell'ultima partita di Bundesliga con il Borussia di un violento scontro con il tecnico Jurgen Klopp è stato invece una bandiera dei gialloneri. E' stato lui, ex Dinamo Dresda e Inter, ad alzare al cielo dell'Olympiastadion nel 1997 l'unica Champions League della storia del Borussia. Ed è stato lui a guidare dalla panchina il Dortmund nell'ultima finale europea (nel 2002). Nel luglio 2012 è approdato in Baviera dopo 5 anni nella Federazione tedesca. E sabato sera sulle sponde del Tamigi si troverà a tifare fianco a fianco con uno che lui conosce bene, Michael Zorc. Direttore generale del Borussia Dortmund, recordman di presenze nel club e anche lui nel 1997 a festeggiare a Monaco la Champions. Ovviamente in maglia giallonera.