C’era una volta il Psv: Cocu e Park, amarcord col Diavolo
Champions LeagueNel 2004-2005 gli olandesi di Hiddink fecero tremare Ancelotti prima della finale con il Liverpool. Al Philips Stadion l’attuale manager ed il coreano confezionarono un 3-1 vano per l’approdo ad Istanbul. Il sorteggio offre loro un’occasione di rivalsa
di Luca Cassia
Solo un gol di Massimo Ambrosini, l’ultimo di quel Milan ad aver lasciato Via Turati, garantì l’accesso all’apocalittica finale di Istanbul persa contro il Liverpool (6-5 per i Reds dopo i calci di rigore). Era la Champions League targata 2004-2005, nella quale il Milan di Carlo Ancelotti incrociò il Psv Eindhoven di Guus Hiddink. Nella semifinale del Philips Stadion terminò 3-1 per gli olandesi, risultato vanificato dal 2-0 strappato nel match d’andata a San Siro. Chiamatela folgorazione, spauracchio o lungimiranza, tuttavia i rossoneri ingaggiarono negli anni a seguire i due geometri biancorossi, lo svizzero Johann Vogel e Mark Van Bommel, sebbene solo l’ex Bayern abbia soddisfatto le attese della dirigenza. Ma dei Boeren allenati da Hiddink anche Gomes, Alex e Farfan calcarono l’élite europea. Una squadra che, oltre ai consueti fasti in patria, riuscì ad affermarsi anche nel panorama internazionale.
Cocu e Park, suona il revival – L’olandese classe ’70, nonostante i 43 anni ancora da compiere, vanta una discreta esperienza alla guida tecnica. Nato ad Eindhoven, ha legato alla città del Brabante sei anni d’agonismo e l’avvio in panchina. Oltre a quattro anni da vice di van Marwijk in Nazionale e di Rutten nel Psv, Cocu ha guidato le giovanili del club biancorosso ed è approdato in prima squadra: tre mesi nella stagione 2011-12 in sostituzione di Rutten e, dal 1 luglio, nuovamente alle redini del Psv. Fu un centrocampista versatile, spesso rapace in area di rigore come dimostrano le oltre 130 marcature collezionate in carriera. Di quel 3-1, otto anni fa, Cocu coltivò la rimonta con due reti mentre il provvisorio 1-0 fu siglato da Park Ji-Sung, sudcoreano pescato in Giappone e ceduto al Manchester United, tornato poi ad Eindhoven dopo una passerella annuale al Queens Park Rangers. L’inesauribilità e la duttilità tattica l’hanno proiettato ad alti livelli. Chissà che non voglia ripagare la fiducia dell’ex compagno di mediana.
Il declino biancorosso – La Champions League resta un miraggio dalla stagione 2008-2009 alle latitudini di Eindhoven, impegnate piuttosto in Europa League senza però varcare i quarti di finale. Da quattro anni, infatti, il club ha ceduto pezzi pregiati (Afellay e Dzsudzsak) fino all’attuale esodo estivo con i vari Strootman, Mertens e Lens, senza contare l’addio al calcio di Van Bommel. Il denominatore comune resta il gioco frizzante e la gioventù dei suoi effettivi: modulo offensivo (4-2-3-1), brio tipicamente Oranje e gli smaliziati Willems, Wijnaldum e Depay, oltre al 17enne Bakkali ed il bomber sloveno Tim Matavz. L’età media florida (21 anni) è addirittura incrementata dal 29enne Schaars, acquistato insieme al talentuoso Adam Maher per costituire la nuova cerniera di centrocampo. Ma quasi dieci anni dopo quell’impresa solo accarezzata, la fame del Psv non può che essere alimentata dai due superstiti del Philips Stadion. Phillip Cocu e Park Ji-Sung, ovviamente.
Solo un gol di Massimo Ambrosini, l’ultimo di quel Milan ad aver lasciato Via Turati, garantì l’accesso all’apocalittica finale di Istanbul persa contro il Liverpool (6-5 per i Reds dopo i calci di rigore). Era la Champions League targata 2004-2005, nella quale il Milan di Carlo Ancelotti incrociò il Psv Eindhoven di Guus Hiddink. Nella semifinale del Philips Stadion terminò 3-1 per gli olandesi, risultato vanificato dal 2-0 strappato nel match d’andata a San Siro. Chiamatela folgorazione, spauracchio o lungimiranza, tuttavia i rossoneri ingaggiarono negli anni a seguire i due geometri biancorossi, lo svizzero Johann Vogel e Mark Van Bommel, sebbene solo l’ex Bayern abbia soddisfatto le attese della dirigenza. Ma dei Boeren allenati da Hiddink anche Gomes, Alex e Farfan calcarono l’élite europea. Una squadra che, oltre ai consueti fasti in patria, riuscì ad affermarsi anche nel panorama internazionale.
Cocu e Park, suona il revival – L’olandese classe ’70, nonostante i 43 anni ancora da compiere, vanta una discreta esperienza alla guida tecnica. Nato ad Eindhoven, ha legato alla città del Brabante sei anni d’agonismo e l’avvio in panchina. Oltre a quattro anni da vice di van Marwijk in Nazionale e di Rutten nel Psv, Cocu ha guidato le giovanili del club biancorosso ed è approdato in prima squadra: tre mesi nella stagione 2011-12 in sostituzione di Rutten e, dal 1 luglio, nuovamente alle redini del Psv. Fu un centrocampista versatile, spesso rapace in area di rigore come dimostrano le oltre 130 marcature collezionate in carriera. Di quel 3-1, otto anni fa, Cocu coltivò la rimonta con due reti mentre il provvisorio 1-0 fu siglato da Park Ji-Sung, sudcoreano pescato in Giappone e ceduto al Manchester United, tornato poi ad Eindhoven dopo una passerella annuale al Queens Park Rangers. L’inesauribilità e la duttilità tattica l’hanno proiettato ad alti livelli. Chissà che non voglia ripagare la fiducia dell’ex compagno di mediana.
Il declino biancorosso – La Champions League resta un miraggio dalla stagione 2008-2009 alle latitudini di Eindhoven, impegnate piuttosto in Europa League senza però varcare i quarti di finale. Da quattro anni, infatti, il club ha ceduto pezzi pregiati (Afellay e Dzsudzsak) fino all’attuale esodo estivo con i vari Strootman, Mertens e Lens, senza contare l’addio al calcio di Van Bommel. Il denominatore comune resta il gioco frizzante e la gioventù dei suoi effettivi: modulo offensivo (4-2-3-1), brio tipicamente Oranje e gli smaliziati Willems, Wijnaldum e Depay, oltre al 17enne Bakkali ed il bomber sloveno Tim Matavz. L’età media florida (21 anni) è addirittura incrementata dal 29enne Schaars, acquistato insieme al talentuoso Adam Maher per costituire la nuova cerniera di centrocampo. Ma quasi dieci anni dopo quell’impresa solo accarezzata, la fame del Psv non può che essere alimentata dai due superstiti del Philips Stadion. Phillip Cocu e Park Ji-Sung, ovviamente.