Attenti al "Mono", la rockstar che fa tremare gli arbitri

Champions League
(Getty)

La sfuriata nel derby di Madrid è costata a Burgos tre giornate di squalifica nella Liga e la fama consolidata di cattivo. Ma nel passato del vice di Simeone, ex portiere di Atletico e Argentina, ci sono anche un cancro e la passione per la musica

di Luigi Vaccariello

Attenti al "Mono". Chissà cosa avrà pensato Clarence Seedorf vedendo le immagini del derby di Madrid. La sfuriata contro l’arbitro Delgado Ferreiro, colpevole di non aver sanzionato un intervento in area di Sergio Ramos su Diego Costa, è costata a Burgos tre giornate di squalifica nella Liga e la fama consolidata di cattivo. Il "Mono", la scimmia in spagnolo, però è stato anche altro. Personaggio eccentrico. Allenatore rabbioso. Stratega dei calci piazzati. Portiere di ottimo livello e rockstar.

Ma chi è veramente Burgos? "Germán Adrián Ramón Burgos", per tutti il "Mono", è più che un semplice allenatore in seconda. Soprattutto all’Atletico Madrid, dove da calciatore è stato uno dei grandi protagonisti con il Niño Torres, e Luis Aragones in panchina, del ritorno nella Liga nel 2002.

La sua storia però, somiglia più a quella di un gatto che a quella di una scimmia. E non solo perché il suo idolo da giovane era quell’Horacio Gatti che osò sfidare Maradona. Prima di diventare l’uomo di fiducia del Cholo Simeone, Burgos ha vissuto sette vite. 35 presenze con la maglia dell’Argentina, idolo dei tifosi dell’Atletico e front-man dei The Garb: il gruppo rock che prende il nome dalle sue iniziali e con il quale ha inciso quattro dischi.

La sua sfida più bella però, il "Mono" la vince nel 2003 quando sconfigge un cancro al rene sinistro. Si opera di lunedì, perché la domenica deve affrontare la sua vecchia squadra: il Maiorca. Torna in campo, ma nel 2004 dice basta. Si trasforma: cambia look e dal 2011 segue Simeone, suo vecchio compagno di nazionale, a Catania prima e Madrid poi. Rigorosamente sponda Atletico, come sa bene José Mourinho, a cui, nel derby del 2 dicembre 2012, urlò: “Io non sono Tito, io ti stacco la testa”, ricordando il dito nell’occhio di José a Vilanova. Il resto è storia di questi giorni: Seedorf è avvisato. Con il "Mono" in panchina, c’è poco da stare tranquilli.