Marchisio è l'anima della Juve. Mai fidarsi di Neymar

Champions League

Massimo Corcione

Marchisio ferma Neymar nel corso di Juventus-Barcellona (Getty)

LE PAGELLE. Il numero 8 bianconero non ci sta a perdere. Tevez per almeno un tempo resta estraneo alla partita. Buffon meriterebbe Champions e Pallone d’oro. Il brasiliano può essere sempre letale. Messi sul campo fa sempre quello che non ti aspetti

JUVENTUS
Buffon - Meriterebbe Champions e Pallone d’oro. Che gli diano almeno il trofeo personale. Un omaggio al ruolo, ma soprattutto all’uomo. Peccato per quella respinta sui i piedi di Suarez.

Barzagli
- La classe operaia non va due volte nel paradiso di Berlino. Successe nove anni fa, stavolta non basta avere coraggio e sicurezza per non temere i più forti del mondo.

Bonucci
- Giocare contro i mostri, a volte, ti procura crisi di identità. Ma ci si può anche riprendere, dimostrando che difendere bene per noi italiani è questione di DNA.

Pirlo
- Appena gli arriva la palla è subito folla intorno a lui. Per impedirgli di ragionare, di inventare, di essere Pirlo. È come disinnescare il cervello della Juve.

Marchisio
- Di questa squadra si sente molto più che capitano, è l’anima della Juve. Non ci sta a perdere, neppure contro gli alieni. Uno così, la sua partita la vince sempre.

Pogba
- Ha gli occhi di tutto lo stadio puntati. Vogliono vedere il nuovo fenomeno, mister 100 milioni, ma Dani Alves lo mette giù nell’occasione più favorevole. E si era ancora sull’1-1.

Tevez
- Prima della partita sorrisi e feeling argentino con Messi. Ma per almeno un tempo resta estraneo alla partita. Poi prova a riambientarsi, ma è tardi.

Vidal
- Una distrazione rovina la vita, a lui e alla Juve. L’illusionista Iniesta lo incanta e al risveglio scopre che la storia è già un’altra. E la lucidità salta subito.

Morata
- Dipendesse da lui, continuerebbe a giocare per tutta l’estate. Ha trascinato in finale i compagni, quindi li ha rianimati. Fosse riuscito il gran colpo avrebbe conquistato il 118 sulla maglia.

BARCELLONA

Messi -  Puoi anche organizzare una tesi di laurea per teorizzare come marcarlo. Ma sul campo fa sempre quello che non ti aspetti. E lo fa prima che l’avversario possa pensarlo.

Rakitic
- Così non vale. Per settimane Allegri ha pensato a come bloccare il trio delle meraviglie. Poi, dopo 4 minuti, arriva lui e condiziona la finale. Anche questo è il Barça.

Suarez
- A volte deve aver avuto la tentazione, subito repressa, di mordere Buffon. Prima di riuscirvi, nel più semplice dei modi, aveva provato fino al limite della sopportazione.

Neymar
- Mai fidarsi di chi dà l’illusione di essere fuori partita, di essere troppo egoista, di non essere al massimo. Basta anche l’ultimo secondo per mettere il sigillo sulla partita e sulla coppa.

Xavi
- Il destinatario naturale della coppa vinta dal Barcellona. È al passo d’addio, la passerella alla fine si trasforma in marcia trionfale. Al di là dei meriti suoi e della squadra.