Il Barça si batte così: analisi delle sconfitte dei "marziani"

Champions League

Vanni Spinella

Roma-Barcellona
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La squadra di Luis Enrique ha perso 3 delle 20 partite giocate in questa stagione. Athletic Bilbao, Celta Vigo e Siviglia hanno firmato le imprese. I segreti? Pressing, aggressività, linee compatte. Ma anche una buona dose di fortuna  

Lo spettacolo offerto sabato al Bernabeu si porta dietro una domanda su tutte: come si batte questo Barcellona? O forse bisognerebbe prima chiedersi: è battibile? La risposta è sì, si può fare. Ci sono già riuscite tre squadre in questo avvio di stagione, cosa che lascerebbe pensare che i “marziani” in blaugrana siano fatti di carne e ossa come tutti noi e come i giocatori di Garcia.


Già, la Roma: all’andata un’invenzione di Florenzi (finita subito tra i candidati al Puskas award) permise ai giallorossi di uscire imbattuti dalla partita più difficile del girone. Due mesi dopo, in cui abbiamo capito che non si possono sottovalutare nemmeno Bate Borisov e Bayer Leverkusen, eccoci a un altro scontro cruciale. E se in questo periodo vincere contro il Barça sembra un pensiero stupendamente impossibile, rivedersi le imprese di Athletic Bilbao, Celta Vigo e Siviglia può essere di incoraggiamento.
 

14 agosto 2015, Athletic Bilbao-Barcellona 4-0

A voler trovare un’attenuante si potrebbe dire che appena 3 giorni prima il Barça era uscito da una maratona di gol al termine della quale aveva sollevato la Supercoppa europea: 5-4 ai supplementari contro il Siviglia, in una partita che si era messa subito male (0-1 dopo 3’) e che gli uomini di Luis Enrique avevano saputo raddrizzare fino a un 4-1 che pareva una sentenza. Non per il Siviglia, che nel giro di 24’ fa tre gol e costringe il Barça a prolungare la battaglia. La risolve Pedro, ma quando tre giorni dopo vai a giocarti l’andata di Supercoppa di Spagna al San Mamés certi sforzi sarebbe meglio risparmiarseli. Per i blaugrana è la classica serata storta, tanto che Aduriz ne infila 3 in un quarto d’ora. Quello che alla Roma interessa, però, è come vinsero i baschi. Pressing forsennato, la solita dose di orgoglio, linee molto vicine tra loro. Il resto lo fece una condizione fisica nettamente superiore. Primo gol al 13’; poi, senza perdere la calma, l’attesa del magico quarto d’ora in cui vennero conficcate le altre tre banderillas. Da sottolineare come anche ter Stegen ci abbia messo del suo con un bel regalo: rinvio di testa che San José raccoglie e spedisce in rete da metacampo. Ma qui Florenzi sa già come comportarsi.


23 settembre 2015, Celta Vigo-Barcellona 4-1

Altri 4 schiaffoni: è la terza volta in 9 partite giocate dal Barça e sempre con ter Stegen in porta. Per il resto, poche scuse: formazione titolare con davanti il trio delle meraviglie Messi-Neymar-Suarez. Analizzando la partita, ecco cosa può ricavare di utile Garcia. Il Celta innanzitutto decide di giocarsela a viso aperto: 4-3-3 e tridente dinamico, che mette a nudo tutte le incertezze di una difesa che, se attaccata, si rivela insicura e impacciata. Stavolta è Piqué a regalare un paio di gol. Certo, un po’ di fortuna non guasta, come in occasione del 3-0. Un Messi indiavolato prima prende il palo e 4’ dopo sfiora ancora il gol: capovolgimento di fronte e rete in contropiede.


3 ottobre 2015, Siviglia-Barcellona 2-1

L’importanza dei pali, si diceva. Contro il Siviglia, il Barça ne colpisce 4. Seconda scusante: mancava Messi. Per il resto, onore alla prestazione generosissima della squadra di Unai Emery, che dimostra che esiste un altro modo per battere i marziani. Rintanarsi chiudendo tutti gli spifferi, aspettare che passi la tempesta e poi piazzare un uno-due stordente. Poi di nuovo tutti sotto coperta. E' il sistema più antico del mondo, non esattamente un manifesto di coraggio e spettacolo: ma in alcune serate ci si può anche accontentare del risultato.