Real-Napoli è una rivincita. Anche per Maradona

Champions League

Vanni Spinella

Il 16 settembre 1987 il Real batteva 2-0 il Napoli nell'andata dei sedicesimi di Coppa dei Campioni. In un Bernabeu a porte chiuse, Diego c'era ma nessuno se ne accorse. Una prestazione non all'altezza che a distanza di quasi 30 anni anche lui vuole cancellare

Trenta anni fa, l’impresa non riuscì nemmeno a Maradona: eliminare il Real Madrid. Una rivincita che tutta Napoli, Diego compreso, aspetta dal 16 settembre 1987, giorno del grande precedente in Coppa dei Campioni tra i due club. Oggi, come 30 anni fa, ci sarà Maradona, attesissimo in tribuna, anche se l’impatto del Pibe su quella partita non fu certo indimenticabile. Oggi, a differenza di 30 anni fa, però, ci sarà anche il pubblico. E si farà sentire.

Coppa dei Campioni 1987/1988. Il Napoli con lo scudetto sul petto fa il suo esordio nella competizione allora riservata solo a chi vinceva il campionato, e lo fa nel modo più duro e allo stesso tempo affascinante che si possa immaginare: al primo turno, i sedicesimi di finale, subito il grande Real Madrid. Quello di Michel, Gallego, Martin Vazquez, Butragueño, Santillana; allenatore l’olandese Beenhakker, 3 scudetti in tre anni sulla panchina dei Blancos e una striscia di partite senza sconfitte (34) che solo Zidane lo scorso dicembre è riuscito a superare.

Si gioca al Bernabeu, ma in un clima che non è certo quello infuocato che attenderà Hamsik e compagni. Quando Maradona, in testa ai suoi, fa il suo ingresso nel mitico stadio di Madrid, nessuna bolgia accoglie le squadre. Il pubblico non c’è, il Real sconta una squalifica di un turno rimediata per incidenti tra tifosi. In quel silenzio irReal finisce 2-0, con Garella migliore in campo: Michel su rigore la indirizza dopo 18’, un’autorete di De Napoli al 76' rende la missione del San Paolo quasi impossibile. E infatti, nonostante gli 83.828 spettatori presenti a Napoli al ritorno (numero ufficiale; in realtà erano anche di più, stipati nel San Paolo), gli azzurri non vanno oltre l’1-1 e la loro avventura tra le regine d’Europa termina subito.

All’epoca il quindicenne Zidane faceva il suo ingresso nelle giovanili del Cannes, Sarri lavorava ancora in banca, Cristiano Ronaldo aveva due anni e mezzo, mentre le mamme di Hamsik e Mertens allattavano i loro pargoli da pochi mesi. Maradona, invece, era già Maradona: l’uomo capace di condurre da solo una squadra alle vittorie più impensabili, vedi Mondiale con l’Argentina o scudetto a Napoli, appunto. Eppure, se c’è un rimpianto che resta ai napoletani di quella serata, è proprio quello di non aver visto il vero Maradona. Un motivo in più, per Diego, per non poter mancare all'appuntamento con la storia, 30 anni dopo.