La Juve pesca il peggior avversario possibile, ma i precedenti nella doppia sfida sono incoraggianti per i bianconeri, che si sono qualificati nelle ultime 4 occasioni tra andata e ritorno. Certo, l'ultimo ricordo è quello della finale secca della scorsa edizione: una motivazione in più...
Dopo il rigore decisivo con cui regalò al Milan la Champions 2003 contro la Juventus, Shevchenko fa un altro scherzetto ai bianconeri: la sua manina fatata ha pescato dall'urna di Nyon l'avversaria che nessuno avrebbe voluto pescare, Allegri in particolare. Ai quarti di Champions sarà Juventus-Real Madrid. E inevitabilmente la memoria dei tifosi bianconeri va alla finale della passata edizione, con la sconfitta di Cardiff che ancora brucia perché la Juventus aveva dato l'impressione di potersela giocare con quel gruppo di campioni assoluti che domina la scena europea da almeno 4 anni (periodo in cui ha messo 3 Champions in bacheca).
Ma è veramente andata così male? Come anche lo stesso Allegri ha sottolineato nei giorni scorsi, la Juventus ha già battuto il Real Madrid - questo Real Madrid - e l'ha fatto proprio nel doppio scontro: semifinale del 2015, quella che portò all'altra finale persa dai bianconeri, contro il Barcellona (curioso come la Juve abbia battuto anche i blaugrana nella doppia sfida, prima di perdere la finale con il Real). Insomma, se andava affrontato, meglio adesso - nella doppia sfida con andata e ritorno - che in uno scontro secco, è il pensiero di molti. Di sicuro le motivazioni agli uomini di Allegri non mancano, ripensando alla notte di Cardiff.
Come si è qualificato
Citiamo sempre Allegri: il Real Madrid si è preso "tre mesi di vacanza", che probabilmente gli sono costati il campionato, ma si è risvegliato in tempo per tornare competitivo sul palcoscenico europeo. Nel girone i blancos hanno chiuso al secondo posto, dietro al Tottenham (battuto agli ottavi dalla Juventus), piazzamento che è costato un sorteggio difficile agli uomini di Zidane, agli ottavi. Contro il Psg di Neymar, però, il Real è tornato a fare la voce grossa, vincendo prima in casa (3-1 ribaltando lo svantaggio iniziale) e poi a Parigi (2-1). Protagonista assoluto della doppia sfida, tanto per cambiare, Cristiano Ronaldo (3 gol e un assist in due partite). Nel girone, una sola sconfitta (3-1 contro gli Spurs, a Wembley), 17 gol fatti in 6 partite (quasi 3 a gara, in media) e 7 subiti: una difesa non esattamente blindata, insomma, che ha preso gol anche in entrambe le sfide contro il Psg. Certo, quando l'attacco gira in quel modo te lo puoi anche permettere.
L'allenatore
In panchina un grande ex bianconero. Zizou, fenomeno da giocatore, si è presto rivelato fenomeno anche da allenatore. "Promosso" dal Castilla alla prima squadra nel gennaio 2016, nel giro di due stagioni ha riempito la sua bacheca personale (e di conseguenza quella del club) con 2 Champions, 2 Mondiali per club, 2 Supercoppe europee, un campionato e una Supercoppa spagnola. Impressionante: e non si dica che "con quella squadra lì" sarebbe semplice per chiunque, perché non mancano i precedenti di grandi allenatori che non hanno retto alla pressione della panchina del club più famoso del mondo. Zidane, invece, è riuscito a far convivere tutti i suoi campioni, imponendo il fondamentale Casemiro per dare equilibrio a una squadra portata per natura ad attaccare e restituendo armonia allo spogliatoio. Spesso con i silenzi, con poche indicazioni ma chiare, fidandosi dei suoi fenomeni, lui che fenomeno lo è stato e che probabilmente sa come ama essere trattato un campione. Due Champions di fila, impresa mai riuscita a nessuno prima di lui nell'era "moderna", non si vincono per caso.
Precedenti
Quello di Cardiff, finale della scorsa edizione, su tutti, come già ricordato: finì 4-1 per il Real Madrid, con la Juventus che dopo aver trovato il pari con Mandzukic sembrava aver preso le misure ai blancos e poter ribaltare l'inerzia della gara. Dopo l'intervallo, invece, il gol di Casemiro fece perdere fiducia ai bianconeri, spianando la strada a Ronaldo e compagni.
In tutto sono 19 i precedenti in Champions: 8 vittorie della Juventus, 9 del Real Madrid, 2 pareggi. In pari il conto dei gol fatti in queste sfide, 22 a testa. In casa, la Juventus ha vinto 6 volte (un pari e due sconfitte), mentre al Bernabeu sono 2 i successi bianconeri, a fronte di 5 sconfitte e un pareggio. Due sfide su campo "neutro", le due finali del 1998 e del 2017, entrambe vinte dal Real Madrid.
E' sulla doppia sfida, dunque, che la Juventus dà il meglio. Negli ultimi 4 doppi incroci con il Real ha sempre passato il turno: andando a ritroso con la memoria, ricordiamo la semifinale del 2015 (2-1 e 1-1), gli ottavi del 2005 (superati dopo i supplementari grazie al gol di Zalayeta), la semifinale del 2003 (2-1 Real all'andata, ribaltato al ritorno con un 3-1), i quarti del 1996 (1-0 Real all'andata, ribaltato al ritorno con un 2-0). A vederli così, sembrerebbero quasi precedenti incoraggianti.
La stella
Chi se non lui, il solito Cristiano Ronaldo. Stella tra le stelle, in un firmamento che contempla campioni di primissimo piano. CR7, però, è ormai il simbolo del madridismo, leader nello spogliatoio e in campo. Non solo per la sua tecnica, ma anche con gli atteggiamenti: la professionalità, la capacità di essere decisivo nei momenti in cui serve davvero, il desiderio di migliorarsi di continuo, senza sentirsi mai arrivato. E' così che ha costruito i suoi trionfi e i suoi record. Servirebbe un libro per elencarli tutti, ci limitiamo a quelli che ha stabilito in Champions: record di gol segnati nella manifestazione (118), vincitore per sei edizioni della classifica marcatori, da 7 stagioni di fila in doppia cifra in Champions, record di gol in una singola edizione (17 nel 2013-2014), unico ad aver segnato in 3 finali. Restando alla stagione attuale, Cristiano Ronaldo ha semplicemente segnato in tutte le partite giocate finora: le sei del girone e le due degli ottavi.
In campo
L'abilità di Zidane sta anche nello schierare la squadra a seconda delle esigenze e della sfida. Non adattandosi all'avversario, perché il Real gioca sempre per imporre il proprio gioco, ma tenendo conto comunque degli equilibri. Il modulo di base è il 4-3-1-2, con la riscoperta del trequartista, Isco, che si è preso il posto a suon di prestazioni convincenti. Ronaldo non si tocca, con Bale, Benzema e Asensio c'è solo l'imbarazzo della scelta. A centrocampo Casemiro è ormai indispensabile, con lui agiscono i creatori di gioco Kroos e Modric. Sergio Ramos e Varane dietro sono una cerniera di primissimo livello, Carvajal e Marcelo sulle fasce hanno pochi rivali al mondo. Un undici perfetto, insomma, con Navas a difendere i pali che rappresenta forse l'unico ruolo in cui il Real non eccelle. Dicevamo dell'abilità di Zidane, però: togliendo Isco e schierando il tridente di fenomeni (la BBC), si passa facilmente al 4-3-3, ma a Parigi, nel ritorno degli ottavi, lo abbiamo visto partire anche con il 4-4-2, con Kovacic accanto a Casemiro in mezzo e le fasce affidate ad Asensio e Lucas Vazquez: un 4-4-2 per modo di dire...