Roma-Barcellona, Messi caput mundi: quante storie nella Capitale

Champions League

Luca Cassia

Trascorsi davvero non banali quelli di Leo Messi quando ha fatto tappa a Roma (Foto Getty)

Pericolo annunciato dei giallorossi, Leo torna nella Capitale dove ha vissuto eventi eccezionali: nel 2009 segnò di testa e vinse la Champions contro CR7, nel 2013 incontrò il pontefice e connazionale Francesco. Mai a segno all'Olimpico contro la Roma, Messi ha piuttosto assistito alla prodezza di Florenzi da centrocampo. E se le sorprese non fossero finite?

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Solo cose straordinarie nella Città Eterna, parola di Leo Messi. Non può che essere il cinque volte Pallone d’Oro, prossimo al ritorno dei quarti di Champions contro i giallorossi di Eusebio Di Francesco, l’uomo da seguire nella serata della Capitale dove ha vissuto esperienze memorabili da protagonista e da spettatore. Reduce dal tris al Leganés nonché sulle tracce di Cristiano Ronaldo nel loro personalissimo duello titanico, 40 gol contro 39 a favore del portoghese in questa stagione, la Pulga proverà a spezzare uno dei pochi tabù restanti in carriera: mai a segno all’Olimpico contro i padroni di casa che viceversa inseguono la più clamorosa delle imprese dopo il 4-1 incassato al Camp Nou. E se vi dicessimo che Messi a Roma è sinonimo di eventi eccezionali, perché non escludere una nuova incredibile sorpresa?

Le tappe a Roma

Se è vero che tutte le strade conducono qui, la prima volta di Leo nella Capitale ne sancisce un legame davvero speciale. È il 27 maggio 2009 quando il 21enne argentino, atteso dall’ultima fatica in calendario, prende parte all’epilogo di Champions League in programma all’Olimpico contro il Manchester United ad archiviare un'annata memorabile. Nient’altro che la prima stagione da marziano, 37 reti in 50 partite che precedono la finalissima dinanzi al rivale assoluto negli anni a venire, quel Cristiano Ronaldo che un mese più tardi si trasferirà al Real Madrid a fronte di 94 milioni di euro. Un confronto stravinto dalla Pulce che, dopo il vantaggio di Eto’o, sigilla il 3° titolo nella competizione del Barça allenato da Guardiola: semplici attori non protagonisti due giganti come Ferdinand e Van Der Sar, beffati da un colpo di testa della punta inferiore ai 170 centimetri sul cross di Xavi. Soluzione che non appartiene al repertorio tant’è che l’impatto è rivedibile ma chirurgico, stacco in sospensione che lo avvicina alla gloria. Praticamente un paradosso per chi si è ritagliato solo 23 gol di testa su una produzione superiore ai 600, certamente il 9° acuto di Messi in quell’edizione ovvero la palma di capocannoniere. Ecco servito il primo triplete del calcio spagnolo nonché la seconda Champions dell’argentino che tuttavia nel 2006 perse la fase cruciale del torneo. E quello slancio aereo contribuì ad inaugurarne la bacheca con il primo Pallone d’Oro della collezione.

A distanza di quattro anni Messi torna a Roma nell’estate del 2013 in onore di papa Francesco, Santo Padre eletto in primavera dopo il pontificato di Joseph Ratzinger. Italia e Argentina organizzano un’amichevole per omaggiare il primo pontefice sudamericano, argentino come Leo e tifoso dichiarato del San Lorenzo de Almagro. L’eccezionalità dell’evento è registrata dall’incontro nella Sala Clementina del Vaticano con le parole riservate da Bergoglio: "Quando vi sentite personaggi, ricordatevi che prima di tutto siete esseri umani: cercate di essere umili nello sport e nella vita". Messaggio ricevuto dal fuoriclasse di Rosario che, arrivato nella Capitale da Kuala Lumpur non senza acciacchi, saltò l’incontro vinto dall’Albiceleste (2-1 con Higuain, Banega e Insigne in gol) donando piuttosto a Francesco una maglia numero 10 firmata e accompagnata da un ulivo. A piantarlo in un vaso all’Olimpico furono Buffon e Mascherano, simbolo di pace o quantomeno di tregua come si augura Di Francesco che al Camp Nou ha riservato un trattamento particolare a Messi: "Dicevano tutti che non fosse in condizione, invece domenica ha segnato tre gol. Questo significa che noi siamo andati bene e dovremo ripeterci".

In realtà chi riuscì a domare l’asso del Barcellona nel primo atto fu anche Rudi Garcia, allenatore della Roma targata 2015/16 che incrociò i catalani nella fase a gironi. Il primo round del 16 settembre non è infatti ricordato né per i 90’ in campo di Messi né per il vantaggio di Suarez, piuttosto per il capolavoro di Alessandro Florenzi a segno direttamente da centrocampo. Un pallonetto a superare ter-Stegen ("Mi ha reso più forte", confiderà il portiere tedesco) e che raggiunge il 3° posto del Puskas Award circoscritto ai gol più belli dell’anno. Curiosamente sul podio il giallorosso fu preceduto proprio da Leo a sua volta battuto dal brasiliano Wendell Lira, ex calciatore oggi professionista nel campo dei videogames. Certo è che l’ennesima comparsa dell'argentino a Roma ha riservato una serata straordinaria sebbene nelle vesti di spettatore.

Nessun gol all’Olimpico per il numero 10, tuttavia due volte a segno nel durissimo 6-1 inflitto dalla squadra di Luis Enrique nel secondo appuntamento al Camp Nou. Proprio in Catalogna l’argentino ha appena travolto il Leganés agganciando Salah in vetta alla classifica della Scarpa d’Oro, exploit che ha anticipato il quarto viaggio aereo in direzione di Roma: contro i giallorossi ci sarà naturalmente anche lui alla ricerca di un gol distante quasi 9 anni nello stadio della Capitale. Una cosa è certa: quando Leo è di passaggio nella Urbe Eterna l’eccezionalità dell’evento è dietro l’angolo. Dopo lo stacco tra giganti e la Champions vinta da eroe, l’incontro con papa Francesco e la ribalta da fenomeno offerta a Florenzi, chissà quale altro "miracolo" regalerà il suo ritorno in città. E se tutte le strade portassero a… Messi?