L'allenatore francese entra nella storia della competizione. Nessuno prima di lui era riuscito a conquistare tre Champions League consecutivi, un primato stabilto addirittura con meno partite del necessario, avendo saltato la fase a gironi della stagione 2014-15
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Uno, dos, tres. Zinedine Zidane scrive l’ennesimo capolavoro della sua carriera ed entra di diritto nella storia. Nessuno infatti, prima di lui, era riuscito ad alzare al cielo la Champions League per tre edizioni consecutive. Impossibile far meglio di Zizou, vincente fin dal suo debutto sulla panchina del Real e in grado di replicare la sua impresa nelle due edizioni successive. Non si può negare che la fortuna gli abbia strizzato l’occhio in più di un’occasione, ma sarebbe ingeneroso non riconoscere i meriti del francese, capace di risollevare una squadra in caduta libera sotto la gestione Benitez e di renderla tenace e costantemente affamata nel corso degli anni. Tatticamente non è e forse non sarà mai il miglior allenatore del mondo, ma dal punto di vista della gestione, dell’equilibrio dello spogliatoio e delle motivazioni – oltre che della passione, concetto ribadito più volte nel corso della conferenza stampa a pochi giorni dal match – in pochi possono definirsi superiori all'ex Pallone d'oro. Di sicuro, nella migliore delle ipotesi, bisognerà aspettare almeno un altro triennio per trovare un allenatore abile a far meglio di lui e probabilmente non basterà neanche per battere il primato del 45enne marsigliese, uscito trionfatore con addirittura meno partite del previsto, 33 invece che 39, avendo saltato la fase a gironi della stagione 2015-16.
Neanche un campionato iniziato male e finito peggio è riuscito infatti a scalfire le sicurezze di Zidane, bravissimo a scongiurare subito il pericolo esonero mettendo al tappeto il Psg di Neymar, anche perché convinto di avere fin dall’inizio un organico pronto non solo a vincere, ma a confermarsi a pieni titoli. E infatti il Real ha centrato la terza Champions di fila mettendo in campo praticamente la stessa formazione scesa in campo nella finale di Cardiff contro la Juve e nella precedente sfida di San Siro contro l’Atletico Madrid. Anche nella finalissima di Kiev Zizou non ha mai perso il controllo del match, soffrendo in silenzio nella prima parte di gara in cui il Liverpool ha chiuso a più riprese nella propria metà campo i giocatori Blancos, e colpendo con una lucida e spietata follia appena gli avversari hanno commesso i primi errori. La mossa tattica iniziale, quella di affidarsi a Isco e non a Bale, poteva essere una pesante spada di Damocle per il francese e invece ha saputo intuire anche il momento giusto in cui inserire l’ex Tottenham, letale al suo primo pallone toccato e autore poi della rete della definitiva vittoria. Con il tris maturato a Kiev, Zidane ha vinto l'ottava finale su otto da quando siede sulla panchina del Real, eguagliando Ancelotti e Paisley per numero di Champions vinte e battendo due altri italiani, Capello e Lippi, gli unici in grado prima di questa stagione di conquistare tre finali consecutive. Entrambi però avevano vinto solo una delle tre Coppe, nulla a che vedere con quanto fatto da Zizou, da oggi meritevole a tutti gli effetti dell'appellativo di Re d'Europa.