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Inter-Tottenham, le chiavi tattiche della sfida

Champions League

Francesco Lisanti

I principali temi sulla partita d'esordio dei nerazzurri in Champions League, contro un avversario di grande livello come il Tottenham di Mauricio Pochettino

INTER-TOTTENHAM: LA PARTITA MINUTO PER MINUTO

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«È meglio per tutti che si gioca subito, e che ci sono tante partite, così questa (la sconfitta interna contro il Parma ndr) si mette subito alle spalle e si pensa a martedì». È toccato a Samir Handanovic, per l’occasione investito anche della fascia da capitano, farsi portavoce del sentimento della comunità interista al termine di quella che è stata una sconfitta molto interista: in casa, contro una neopromossa ancora a secco di vittorie; con il 73% di possesso palla, e 24 tiri di cui 11 in porta; per via di un gol di un ventenne cresciuto nel vivaio, un mese prima ceduto in prestito agli avversari.

La premessa di Handanovic è fondamentale per capire il senso di attesa che circonda Inter-Tottenham, una partita che servirà a celebrare il ritorno in Champions League dell’Inter dopo sette anni, ma soprattutto a spezzare il trend negativo di quello che - punti alla mano - è il peggior avvio di campionato della storia recente della società dai tempi della sciagurata esperienza Gasperini. Meglio giocare subito, quindi, tanto meglio se in anticipo alle 19, perché voltarsi indietro adesso sarebbe parecchio desolante.

Montaggio realizzato dall’Inter per celebrare il ritorno in Champions, breve ma molto intenso.

In che condizione ci arriva l’Inter?

La sconfitta contro il Parma ha lasciato l’Inter in una posizione di classifica già abbastanza scomoda e ha lasciato nella testa di Spalletti più dubbi di quanti non ne avesse prima, in particolare sulla direzione tattica che ha imboccato la sua squadra. All’Inter non è riuscito bene niente: non è stata abbastanza resistente alle folate di pressing del Parma, né abbastanza organizzata al momento di attaccare l’area di rigore bloccata.

Nel primo tempo ha anche proposto un calcio discreto, giocato su un ritmo compassato ma sempre in controllo, con promettenti trame di gioco e occasioni non concretizzate (23 palloni toccati e 7 tiri tentati nell’area di rigore del Parma, 4 del solo Perisic). Poi nel secondo tempo è calata la nebbia: i ritmi si sono ulteriormente abbassati, le idee si sono fatte confuse e le scelte di Spalletti (Dalbert difensore centrale, poi difesa a tre con Politano esterno a tutta fascia) non sono state comprese dai giocatori in campo.

Per questo, nonostante il forcing finale, con De Vrij lanciato a combattere in area di rigore, il risultato offensivo è stato tutto sommato in linea con quello prodotto dallo sforzo indolente del primo tempo: 28 palloni toccati e 8 tiri tentati nell’area di rigore del Parma.

Che cosa deve correggere Spalletti?

L’assenza di terzini di piede destro arruolabili potrebbe portare Spalletti a cercare nuovi equilibri al di fuori del percorso tracciato finora, schierando De Vrij, Skriniar e Miranda per la prima volta in campo insieme (amichevoli comprese), con Perisic e Candreva esterni a tutta fascia, liberi di percorrere quante volte preferiscono il loro binario di riferimento, e un rombo di centrocampo con Brozovic, Vecino, Asamoah e Nainggolan a coprire le spalle di Icardi.

Sarebbe un esperimento interessante, sicuramente in linea con le caratteristiche dei migliori giocatori in rosa. Il trio di difensori centrali resterebbe così in parità numerica con i tre attaccanti del Tottenham, sia che Pochettino scelga di insistere con il rombo e le due punte, sia che ritorni ai due trequartisti dietro il solo Kane. E avrebbe grande importanza l’attenzione in anticipo di due difensori fisici e aggressivi come Skriniar e De Vrij, che dovrebbero anche pattugliare gli spazi laterali in cui gli Spurs proveranno a innescare le loro combinazioni.

In questa stagione Kane sta soffrendo un calo vertiginoso nella produzione di tiri e xG. L’Inter si augura che continui ancora un po’.

Allo stesso tempo, la posizione laterale di Skriniar e De Vrij in un ipotetico rombo di costruzione con Brozovic regalerebbe all’Inter tre fonti di gioco equidistanti sul campo, necessarie a scappare dal pressing che gli Spurs attuano fin dalla metà campo avversaria. La resistenza al pressing è sempre stata un punto debole dell’Inter di Spalletti, lenito dalla presenza di Cancelo e Rafinha nella seconda metà dell’anno passato, poi nuovamente motivo d’allarme a partire dall’esordio stagionale contro il Sassuolo.

La presenza contemporanea di Vecino e Asamoah ai fianchi di Brozovic dovrebbe non solo garantire la fisicità per quanto meno provare a pareggiare quella degli inglesi (di gente come Dembelé e Dier) ma anche colmare il vuoto tecnico a centrocampo che l’Inter ha pagato persino con il Parma: è indicativo che la migliore azione costruita nei novanta minuti dagli emiliani sia nata da due dribbling secchi che hanno portato al tiro di Gervinho solo davanti a Handanovic. Prima Barillà ha lasciato sul posto Gagliardini, poi l’ivoriano ha superato in velocità Brozovic. L’Inter aveva bisogno vitale di giocate simili e ne ha ottenute, in parte, dal solo Politano. Il Parma ha pescato persino la traiettoria irripetibile di Dimarco, e ha vinto la partita.

Cosa bisogna temere del Tottenham?

Nell’ultima giornata di Premier League anche Pochettino si era affidato al talento individuale per provare a battere il Liverpool, nella speranza che la qualità tecnica e le distanze geometriche del suo 4-3-1-2 bastassero a respingere gli attacchi ultrasonici della squadra di Klopp.

Ha ottenuto l’effetto opposto: dopo cento secondi, Firmino era già arrivato due volte a calciare all’interno dell’area di rigore, trovando anche un gol poi annullato dal guardalinee. Se nella sconfitta precedente il Tottenham aveva concesso poco al Watford, capitolando su due colpi di testa su calcio piazzato, questa volta ha fatto oggettivamente molta fatica a contenere il Liverpool (perdendo alla fine 1-2).

La mucca non sa rispondere alle domande sui treni, ma neanche Pochettino con quelle sul momento del Tottenham se la cava benissimo.

Pochettino chiede sempre ai suoi terzini di accompagnare gli attacchi in ampiezza, specialmente quando si dispone con la difesa a tre, ma con un rombo stretto a centrocampo lo spazio alle spalle dei terzini diventava praticamente indifendibile. Ad ogni errore tecnico, come i due consecutivi un po’ grossolani di Eriksen e Alderweireld nel gol del vantaggio dei Reds, gli Spurs rischiano di capitolare.

È lo stesso scenario che si augura di vedere Spalletti. Il Tottenham che prova a tenere il pallino del gioco, che si muove da destra a sinistra, e l’Inter che non si scompone, che chiude il centro con tre difensori e quattro centrocampisti, aspettando il proprio momento per ripartire in transizione negli spazi esterni. Il Tottenham è una squadra a cui non concedere mai varchi centrali o la possibilità di alzare i ritmi. E condivide con l’Inter una particolare statistica: sono le due squadre dei rispettivi campionati che nella passata stagione hanno tentato più cross (825 il Tottenham, 1042 l’Inter).

Ha un attacco che fa paura, anche al netto delle assenze (Dele Alli e Sissoko fuori per infortunio, Son e Lamela appena tornati a disposizione), ma che può essere addormentato da una fase difensiva concentrata. L’Inter ne è assolutamente in grado, aveva già l’anno scorso una delle difese più efficaci del campionato, e ha continuato ad avercela anche in questo inizio di stagione, in cui gli episodi tendono a girare per il verso sbagliato.

La chiave della partita sarà la resistenza al pressing del Tottenham, conservare sempre la struttura di base, anche a costo di perdere metri sul campo. Ovviamente per non compromettere il piano sarà fondamentale non commettere errori sotto pressione, e vedremo allora se a livello emotivo prevarrà l’abitudine a giocare partite del genere, o la fretta di giocarle il prima possibile.