La partita dell'andata tra Barcellona e Inter aveva certificato una differenza fra le due squadre che i nerazzurri stasera dovranno provare a colmare, almeno parzialmente. Secondo Spalletti la chiave sarà la pressione alta, e quindi Radja Nainggolan
Prima di Inter-Barcellona Spalletti ha dimostrato ancora una volta quanto gli piaccia parlare di calcio, addentrandosi anche in particolari tecnici. Riguardo la presenza di Messi ad esempio ha detto: «Con Messi aumenterebbe il grado di imprevedibilità del Barça, ma senza di lui non cambierebbe l'atteggiamento. Noi non marchiamo gli uomini, ma gli spazi».
Sappiamo allora che stasera l’Inter verrà messa in campo per gestire gli spazi e non l’uomo. Un aspetto che conferma l’idea di voler fare la propria partita in modo indipendente alla presenza dal primo minuto del capitano del Barça. L’Inter è in un periodo decisamente positivo e Spalletti vuole che questa solidità psicologica si rifletta anche contro un avversario di livello più alto come il Barcellona, che due settimana fa ha dominato i nerazzurri al Camp Nou.
Spalletti non vuole concedere al Barcellona la superiorità territoriale vista all’andata: «Al Camp Nou non siamo riusciti a tenere il pallone a lungo una volta riconquistato, qui dobbiamo fare meglio. Poi dipende dal tipo di pressione che si porta: quando la palla ce l'ha il portiere loro, si deve andare in avanti. Poi, se la pressione è fatta male si gira il culo e si torna indietro». Per gestire la pressione, che per Spalletti rappresenta la chiave per la partita dell’Inter, la presenza di Nainggolan è fondamentale.
Amarcord.
La differenza di Nainggolan
Nella partita d’andata Borja Valero doveva aiutare la squadra a gestire il pallone una volta recuperato. Ma il problema era proprio la fase di recupero, dove lo spagnolo non era d’aiuto quanto lo poteva essere Nainggolan. Il belga permette da solo di aumentare di molto la capacità della squadra di recuperare con un baricentro più alto.
Secondo Spalletti, l’Inter per competere con il Barcellona deve pressare e non aspettare: «Secondo me non è giusto aspettare. Siamo partiti un anno e mezzo fa, stiamo andando nella direzione giusta. Facile dire 'mi ammucchio e riparto', ci vogliono giocatori di gamba che fanno 100 metri di allungo e poi la capacità di segnare tutte le occasioni». Nainggolan allora dovrà preoccuparsi di limitare la libertà e l’influenza di Arthur Melo, anche più di quella di Busquets. È il braasiliano ormai ad occuparsi della fase di uscita del pallone, abbassandosi sia in linea che anche più dietro del catalano per ricevere.
Per l’Inter quindi avere un giocatore come Nainggolan, che ha la reattività e l’aggressività naturale per coprire un’ampia porzione di campo in pressione e stare dietro al baricentro basso di Arthur può essere la vera differenza rispetto all’andata. Utilizzare le incredibili doti atletiche del belga per gestire la fase più importante del piano gara della squadra e avvicinare la squadra all’area del Barça più a lungo che all’andata. In questo modo diventerebbe più facile innescare Icardi nella sua zona di caccia.
Va detto che il punto debole mostrato da questa versione del Barcellona è la tenuta della linea difensiva, e il modo migliore per testarla è quella di aumentare il volume delle occasioni, che per l’Inter necessariamente passano per una fase di transizione offensiva che parte da più in alto. Questa è la ricetta per rendere più difficile al Barcellona l’accamparsi per una lunga fase di attacco posizionale nella metà campo dell’Inter, da dove può mettere in gioco il suo miglior giocatore al momento, ovvero Luis Suarez.
Come si ferma Suarez
In questo momento la più grande minaccia del Barça è lo stato di forma di Luis Suárez. L’uruguaiano vive il miglior momento degli ultimi tre anni, nonostante un fisico che - come lui stesso ha ammesso - non è più quello della cavalcata per il triplete del 2015. Suarez non si sente la migliore punta al mondo e non si è detto stupito del fatto che si facciano già dei nomi per sostituirlo in estate.
Eppure proprio a partire da questa consapevolezza Suarez si è assunto le responsabilità offensive di un Barça orfano di Messi: 6 gol e 3 assist nelle ultime 5 partite. I suoi limiti fisici non gli permettono più di combattere su ogni pallone e al contempo aiutare la squadra con i suoi famosi movimenti ad allargarsi fino alla linea laterale. Non ha più la reattività felina per tagliare in area di rigore e concludere, e allora Suarez è arrivato a scegliere meglio le azioni da fare durante una partita. Anche quando sembra sparire dal gioco è presente nella sua versione di finalizzatore. Per questo marcare Suárez ora è particolarmente difficile, nonostante l’assenza di Messi. Non ci si può affidare sulla copertura della profondità giocando sulla sua continua aggressività per battere la linea.
Una grande rifinitura di Suarez, un grande inserimento di Rafinha.
Suárez sceglie i propri movimenti fuori dall’area alternando molto di più le azioni di appoggi fuori a tagli dentro e limitandone l’ampiezza, giocando più con la psicologia del centrale che punta in quei minuti. Il Barcellona non gli chiede di dare verticalità e gli offre più azioni in continuità e possibilità di scegliere lo spazio da puntare. Il lungo e snervante lavoro di manipolazione che applica nei confronti del marcatore sta proprio nel sembrare sempre al massimo dello sforzo fuori dall’area, quando invece viaggia a regime controllato tenendo la zampata pronta solo una volta arrivati nei pressi dell’area piccola. Concentra la propria reattività nell’esecuzione della conclusione. C’è bisogno di un centrale particolarmente atletico per reggere il suo gioco fuori dall’area e al contempo mantenere la freddezza dentro. Un centrale che non abbia paura di sporcarsi la maglia nei continui duelli individuali e di tenere testa mentalmente alle provocazioni del gioco di Suárez.
Caratteristiche che sembrano proprie del gioco di Skriniar, che gioca proprio nella zona in cui Suarez preferisce attaccare, cioè il lato sinistro. Spalletti però non deve mandare Skriniar sui movimenti a rientrare da sinistra di Coutinho, perché a quel punto Suarez potrebbe andare a sfidare De Vrij fuori dalla sua zona di competenza. Pur essendo un grande difensore, a De Vrij sembra mancare quel pizzico di reattività per gestire le azioni di Suárez in movimento. Partendo quindi da una situazione di pressione alta, la linea difensiva deve rimanere alta per forzare il fuorigioco e spingere Suárez ad andare ad appoggiarsi alla zona sinistra, l’Inter deve difendere in maniera proattiva, così da portare l’avversario verso il proprio miglior centrale.
Anche in caso di sconfitta la classifica dei nerazzurri rimarrebbe promettente, grazie al suicidio del Tottenham. La posta in palio stasera però non ha a che fare semplicemente con i punti, la partita dell’andata aveva certificato una differenza di livello fra le due squadre che l’Inter stasera dovrà provare a colmare, almeno parzialmente.