La partita giocata al Parco dei Principi due settimane fa ha rafforzato le ambizioni del Napoli, che affronterà una squadra con poco equilibrio ma sempre molto temibile sul piano offensivo
Al giro di boa del gruppo più duro della Champions League, il Napoli è imbattuto al secondo posto con 5 punti, uno in più del Paris Saint-Germain: gli azzurri affrontano così la gara di ritorno col PSG, probabilmente quella decisiva per la qualificazione agli ottavi, partendo da una posizione di vantaggio che pochi avrebbero immaginato al momento del sorteggio. La squadra di Carlo Ancelotti sarebbe addirittura prima in classifica, se Di María non avesse tirato fuori dal cilindro la magia che ha fissato il 2-2 nei minuti di recupero dell’andata al Parco dei Principi.
La grande partita giocata due settimane fa ha rinforzato le ambizioni del Napoli di uscire da un gruppo difficilissimo avendo in tasca la qualificazione agli ottavi, ma ha anche determinato una svolta tattica nel PSG. Nelle successive due partite di campionato, contro l’Olympique Marsiglia e il Lille, Tuchel ha confermato il 3-4-2-1 con cui aveva affrontato gli azzurri nel secondo tempo, una mossa decisa all’intervallo per riequilibrare la sfida dopo un primo tempo dominato tatticamente dalla squadra di Ancelotti.
Come è cambiato il PSG
La linea di 5 difensori - Meunier e Di María sulle fasce, con Kehrer, Marquinhos e Kimpembe difensori centrali - ha permesso al PSG di difendere meglio in ampiezza, e in particolare sui cambi di gioco, con i due esterni che potevano restare più vicini ai due giocatori più larghi del Napoli, Mário Rui e Callejón. Ma anche garantito maggiore copertura centrale contro i due attaccanti azzurri, Mertens e Insigne, e il trequartista sul centro-sinistra, Fabián Ruiz, che come al solito si accentrava per ricevere dietro il centrocampo avversario.
Anche grazie alla nuova disposizione, che in fase di possesso avvicinava Mbappé, Neymar e Cavani e senza la palla rendeva meno problematico lo scarso contributo difensivo del trio d’attacco, il PSG era riuscito a riprendere il controllo della partita, gestendo di più la palla e alzando il palleggio nella metà campo azzurra, trovando il pareggio grazie all’autogol di Mário Rui.
Il sistema con cui il PSG ha affrontato il Napoli nel secondo tempo. La linea difensiva è a 3, Neymar e Mbappé sono vicini e manovrano tra le linee azzurre, mentre la posizione larga e alta di Meunier spinge in basso Fabián Ruiz (entrambi sono fuori inquadratura).
È quindi probabile che Tuchel confermi il 3-4-2-1 anche nella partita di stasera, cambiando però due interpreti chiave. Oltre a Cavani, che non è al meglio dopo un infortunio, sulla panchina potrebbe sedersi anche Rabiot, tenuto fuori nelle due gare di campionato giocate dopo il 2-2 col Napoli, per fare spazio a Draxler, riconvertito a interno di centrocampo in coppia con Verratti.
Il Napoli si troverebbe così di fronte una formazione ancora più offensiva e sbilanciata, estremamente veloce e capace di arrivare in porta in pochi secondi - soprattutto se Mbappé dovesse essere confermato centravanti al posto di Cavani - ma ancora più fragile dal punto di vista difensivo. La squadra di Ancelotti potrebbe davvero sovrastare il centrocampo del PSG e trovare con una certa facilità un giocatore alle sue spalle.
Un’occasione da non perdere
Il tecnico emiliano dovrebbe confermare sia la coppia d’attacco formata da Mertens e Insigne, la più indicata per manovrare tra le linee del PSG, che Fabián Ruiz nel ruolo di finto esterno a sinistra, con il compito di accentrarsi e ricevere dietro il centrocampo avversario lasciando la fascia a Mário Rui, un ruolo tatticamente decisivo per guadagnare superiorità in mezzo al campo ed esporre in modo ancora più chiaro le debolezze del PSG.
Anche dopo il passaggio al 3-5-2, con l’ingresso di Draxler da mezzala al posto di Cavani, la squadra di Tuchel concede comode ricezioni dietro il centrocampo. In questo caso Fabián Ruiz, schierato da trequartista dopo l’uscita di Insigne, riceve e propizia il gol di Mertens.
Non dovrebbe cambiare nemmeno lo schieramento fluido con cui Ancelotti ha affrontato le due sfide in Champions contro il Liverpool e i parigini, con Maksimovic bloccato alla destra di Albiol in fase di costruzione a disegnare una difesa a 3, e il ritorno al 4-4-2 in fase difensiva. Probabilmente è il sistema che dà maggiori garanzie nelle grandi partite, per come rinforza la fase di costruzione e permette di occupare ogni corridoio del campo in fase di possesso, attaccando contemporaneamente in ampiezza e in profondità, e per come assicura equilibrio difensivo potendo muoversi facilmente da un atteggiamento più aggressivo a uno di attesa a seconda dei momenti della partita.
Al San Paolo il Napoli ha già battuto il Liverpool senza concedere praticamente nulla al suo attacco e avrà bisogno di una prestazione simile per contenere Mbappé e Neymar, cui basta un attimo, anche nelle serate storte, per accendersi e cambiare la partita. Nonostante l’arrivo di un tecnico come Tuchel, il PSG continua a essere una squadra con poco equilibrio guidata dal suo enorme potenziale offensivo, che tatticamente concede diverse opportunità.
Il Napoli le ha già sfruttate nella gara d’andata e potrebbe approfittarne anche stavolta, puntando però a scrivere un finale diverso. Con una vittoria la squadra di Ancelotti sarebbe infatti a un passo dagli ottavi: a +4 sul PSG agli azzurri basterebbe battere la Stella Rossa al San Paolo per conquistare gli ottavi e rendere quasi una formalità la trasferta ad Anfield dell’ultima giornata.