Schalke agli ottavi di Champions League, Tedesco corona un sogno: "Lippi e Sacchi dei maestri"

Champions League
L'allenatore dello Schalke 04 Domenico Tedesco: la sua squadra è agli ottavi di Champions League

A 33 anni, l'allenatore di origini calabresi ha spinto i tedeschi alla fase a eliminazione diretta della maggior competizione europea per club. "Un sogno, da bambino il martedì andavo a scuola con il sorriso perché la sera si giocava la Champions". Storia di un talento della panchina e dei suoi riferimenti.

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Da Rossano Calabro a Gelsenkirchen, bruciando le tappe e festeggiando a soli 33 anni la prima qualificazione da allenatore alla fase finale di Champions League. Domenico Tedesco è uno degli uomini-copertina nella quinta giornata della massima competizione continentale per club. Il suo Schalke 04, pur perdendo per 3-1 sul campo del Porto, si è garantito il secondo posto nel gruppo D grazie alla contemporanea sconfitta del Galatasaray a Mosca contro la Lokomotiv. Per l'allenatore di origini calabresi, un traguardo di prestigio, tagliato al secondo anno sulla panchina dello Schalke. E pensare che dalle parti della Veltins-Arena non superavano la fase a gironi di Champions da tre stagioni. Ora per Tedesco il sogno si avvera. La coppa che seguiva con tanto amore da bambino lo vedrà in scena da protagonista anche a febbraio, nella fase a eliminazione diretta. “Da bambino seguivo la Champions. “Quando ero più piccolo ricordo sempre che il martedì ero felice, andavo a scuola con il sorriso perché la sera giocavano le squadre in Champions – ha raccontato a Sky Sport – simpatie? Ero juventino, simpatizzo ancora per loro, ma sono legato anche a tantissime squadre italiane”. Naturale, per chi ha sangue calabrese nelle vene e fa parte dei figli di un contesto socio-culturale rinfrescato dai migranti di seconda generazione “Giù non c'era molto lavoro, così mio padre decise di trasferirsi all'estero – racconta Tedesco - Prima siamo stati lontani due mesi, nei quali noi siamo stati in Italia e lui in Germania, poi ci siamo ritrovati. Alla fine ne è valsa la pena”. Passando presto dal calcio giocato alla panchina: “Giocavo a calcio, ma arrivato a 18 anni, ho capito che non potevo arrivare ad alti livelli e ho deciso di studiare, iscrivendomi all'università, corso di ingegneria industriale”. Di esami, da allenatore, ne ha già superati diversi. Con “Marcello Lippi e Arrigo Sacchi” tra i riferimenti, ma ritenendo che non sia “fondamentale il tipo di calcio che ho io in testa, a me piace il gioco del Manchester City, quello del Barcellona e il modo in cui interpreta le partite Antonio Conte. Ho conosciuto anche Spalletti in Cina, ho avuto la possibilità di parlare con lui prima e dopo la partita, è una persona molto preparata”.

Tedesco di Germania: dall'Under 19 dell'Hoffenheim agli ottavi di Champions League in due anni

Una parabola paradossale e bruciante. Questo sin qui il cammino di Domenico Tedesco nel calcio che conta. Dai primi passi nel Land del Baden-Wurttemberg, dove suo padre aveva trovato lavoro come stampatore della Esslinger Zeitung, Tedesco è stato sempre affascinato dallo sport: prima nel giornalismo, tanto da vivere a soli 14 anni un breve stage nella redazione dell'Esslinger Zeitung, poi con l'esperienza in panchina. Una vita calciocentrica, che a 25 anni l'ha visto diventare vice-allenatore dell’Aichwald, squadra di settima divisione in un paesino di 7 mila abitanti a mezz’ora da Stoccarda. Due anni da spalla di Manuel Oetinger,prima di tornare a Stoccarda, dove ancora oggi vive. Passa alla panchina dell'Under 17, trainando una squadra che viaggia a una media di 2 punti a partita, ma nel 2015 non gli viene rinnovato il contratto. Arriva la chiamata dell'Hoffenheim. Così Tedesco prepara le valigie e si sposta di 100 chilometri, ripartendo dall'Under 16. Sarà una scelta indovinata. Nell'Under 19 dell'Hoffenheim siede infatti in panchina Julian Nagelsmann, altro talento precoce della panchina: in Germania lo chiamano “mini-Mou” e quando l'allenatore della prima squadra Huub Stevens nel febbraio 2016 deve fermarsi per una fastidiosa aritmia, ecco che a sostituirlo viene chiamato Nagelsmann. L'effetto domino spinge Tedesco sulla panchina dell'Under 19. La prima esperienza tra i "grandi" è però vicina: arriva con la chiamata dell'Aue, che a marzo 2017 si affida a lui per salvare la squadra dall'ultimo posto della seconda divisione. Appena 11 partite a disposizione: Tedesco mette in cassa 20 punti (6 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte) e la squadra arriva quattordicesima. E' salvezza, ma anche il passepartout per la Bundesliga. nell'estate 2017 lo cerca lo Schalke: il club della Ruhr deposita qualche centinaio di migliaia di euro all’Aue per risolvere il contratto di Tedesco. Meno di un anno e mezzo dopo, un sogno che si avvera. Avanti fino agli ottavi di Champions League, quella coppa che Tedesco guardava in tv con occhi sognanti da bambino. Merito della tattica, ma anche del cuore: “Per me – spiega l'allenatore - l'importante è conoscere il DNA del club nel quale si allena e creare un gruppo che anche a distanza di 10 anni possa avere bei ricordi del tempo condiviso e possa riconoscere la bella atmosfera che abbiamo condiviso”. E dalle parti di Gelsenkirchen, c'è da starne certi, questo accesso agli ottavi di Champions League resterà un bel ricordo. A prescindere da come andrà a finire.