Napoli Barcellona, le chiavi tattiche degli ottavi di Champions League

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Daniele V. Morrone

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Nelle ultime settimane il Napoli è riuscito ad alzare il proprio livello nelle grandi partite, battendo, tra campionato e Coppa Italia, la Juventus, la Lazio e l'Inter. Per superare il Barcellona servirà un'altra prestazione speciale

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Tra gli alti e bassi di questa stagione il Napoli ha dimostrato di poter alzare il proprio livello nelle partite contro avversari sulla carta più forti. È vero che con Gennaro Gattuso sono arrivate le sconfitte contro la Lazio e l’Inter in campionato, ma gli azzurri hanno poi battuto entrambe in Coppa Italia e hanno vinto anche contro la Juventus in campionato. Se concentrato e unito negli intenti, il Napoli ha un insieme di giocatori che nella singola partita può battere chiunque ed è molto probabile che la qualificazione si giochi proprio nella partita d’andata, visto che il Barcellona è imbattuto al Camp Nou.

Che Barcellona giocherà a Napoli

Dall’arrivo di Quique Setién a gennaio, il Barcellona non ha mantenuto continuità nei risultati. Nel gioco espresso è però migliorato sensibilmente sia nel modo in cui gestisce il pallone che nei momenti in cui lo perde, come detto anche da Gattuso in conferenza stampa: «È vero che al Barcellona mancano dei giocatori, ma con Setién sono tornati a fare quello che fanno da anni. Con Valverde riconquistavano la palla dopo 11 secondi, ora lo fanno in 6 secondi. Non dobbiamo solo pensare al loro possesso, ma anche alla riconquista e ad avere attenzione quando abbiamo noi la palla, perché ti aggrediscono».


Quique Setién ha cambiato modulo praticamente in ognuna delle partite giocate, un po’ per trovare la formula giusta per incastrare tutti i migliori giocatori a disposizione secondo la sua filosofia calcistica, e un po’ per rispondere alle esigenze di rosa e di calendario, avendo giocatori anche importanti infortunati (su tutti Luis Suárez e Jordi Alba) e avendo giocato praticamente sempre ogni tre giorni.

Tra le varie opzioni viste nelle ultime settimane, la più probabile sembra il 4-4-2 con centrocampo a rombo visto contro il Betis nella trasferta del 9 febbraio: con Sergio Busquets vertice basso, Arturo Vidal vertice alto, Frenkie de Jong e Arthur Melo ai lati. Le motivazioni sono date principalmente dal fatto che il rombo permette uno sviluppo della manovra per via centrale con Busquets più vicino ai difensori centrali, le due mezzali dietro la linea di pressione avversaria e Vidal a dare profondità attaccando l’area di rigore.

Lo schieramento del Barcellona contro il Betis

In questo grafico di passaggi e posizioni medie del Barcellona contro il Betis si vede bene il rombo centrale. In questo caso Sergi Roberto ha giocato a centrocampo dove giocherà Arthur Melo (o Rakitic).

Le assenze per infortunio di Jordi Alba e Sergi Roberto come terzini significano un impoverimento dei meccanismi in uscita del pallone, perché i due titolari con il Napoli saranno Firpo e Semedo, due terzini atleticamente e tecnicamente di alto livello, ma che non sempre prendono la decisione giusta sotto pressione. Per Setién l’uscita dal pallone è un passo fondamentale per lo sviluppo della manovra e con il rombo può avere un centrocampo che possa essere sia di aiuto nell’uscita palla che soprattutto in grado di recuperarla più facilmente una volta persa nella metà campo avversaria, visti i giocatori a centrocampo. Poi avvantaggia il lavoro senza palla della coppia d’attacco Messi-Griezmann, perché mantenendoli vicini tra loro permette di averli attivi anche in fase di recupero senza chiedergli lunghe corse per pressare.

 

Le due strategie probabili di Gattuso

 

Proprio la coppia d’attacco del Barcellona, e soprattutto Leo Messi, condizionano la strategia degli avversari in campo. Giocare contro Messi non è mai una partita normale, farlo per la prima volta al San Paolo, con tutti quello che significa dal punto di vista simbolico poi, lo potrebbe caricare di motivazioni extra. Questo Barcellona in trasferta però è sempre una versione meno temibile, e per quanto possa essere ispirato Messi dallo stadio che fu di Maradona, di questo può approfittare il Napoli per impostare una strategia volta a sfruttare il difetto strutturale delle squadre che giocano con il rombo: l’ampiezza, che è data praticamente solo dai terzini.


Avendo ipotizzato il rombo a centrocampo per il Barcellona, la più immediata strategia per rendergli la vita difficile è quella del baricentro basso, della squadra compatta con almeno 5 giocatori nella fascia centrale del campo così da bloccarla e spingere Messi ad andare a ricevere sulla fascia, dov’è meglio arginabile. Questa può essere considerata una strategia che il Napoli ha già utilizzato con successo contro la Juventus, schierata col tridente Dybala-Higuain-Ronaldo. Con Manolas e Di Lorenzo come coppia di centrali, Demme davanti a loro e Zielinski e Fabián come coppia di mezzali, il Napoli ha conteso il pallone alla Juventus, ma quando non ce l’aveva non è andato a pressare alto. È stato invece molto attento in transizione difensiva a raccogliere subito i cinque giocatori nella fascia centrale (sistemandosi, per capirci, in un 4-1-4-1 molto compatto) per togliere alla Juventus le combinazioni nello stretto tra centrocampo e tridente con cui risalire velocemente il campo.

Lo schieramento del Napoli contro la Juventus

In questo grafico di passaggi e posizioni medie del Napoli nella sua ultima partita contro la Juventus si nota la strategia di Gattuso: una squadra compatta, dal baricentro basso (40m) e che sviluppa la manovra sulle fasce, dove finiscono a giocare anche le due mezzali.

Avendo l’andata in casa è possibile anche che Gattuso scelga di non gestire la partita con una strategia dal baricentro basso, sia perché manca Koulibaly sia perché inviterebbe il Barcellona ad accamparsi nella metà campo del Napoli per un periodo prolungato. Da lì basterebbe un’invenzione del numero 10 per rendere vano tutto lo sforzo e finire poi a dover fare l’impresa al Camp Nou.

Gattuso potrebbe scegliere invece di giocarsi le sue carte al San Paolo, andando con lo stesso 11 in campo ma a pressare alto l’uscita palla del Barcellona, come ormai stanno provando a fare con continuità le squadre della Liga (recentemente così hanno giocato il Betis, l’Eibar e soprattutto il Getafe) e come ha fatto con successo l’Athletic Club di Bilbao eliminandolo dalla Coppa del Re. Come detto, le assenze dei terzini titolari rendono meno affidabile l’utilizzo delle fasce per uscire in modo sicuro dalla difesa e Setién è stato costretto quindi a dare ancora più responsabilità al portiere ter Stegen, utilizzando la sua precisione con i piedi sia per gestire la circolazione da ultimo uomo che proprio rinviando nella zona di Arturo Vidal. Costringere il Barcellona a lanciare lungo significa non permettergli di scaglionarsi in modo razionale per il campo e quindi non avere le distanze giuste per una fase di attacco posizionale ben eseguita.

Pressare alto, quindi, aiuta prima di tutto a difendere meglio, perché fa arrivare male il pallone ai due attaccanti. Inoltre con l’atmosfera infuocata prevista al San Paolo sarebbe anche più facile avere i giocatori motivati a farlo per un periodo prolungato di partita. Dal pallone giusto recuperato può sempre uscire l’occasione giusta, avendo davanti giocatori come Mertenes e Insigne, che nella Champions League hanno già dimostrato di poter segnare contro le migliori squadre al mondo.

Non c’è una strategia migliore dell’altra per Gattuso, si tratta solo di sceglierla ed eseguirla alla perfezione. In quel caso il Napoli potrà giocarsela contro il Barcellona, come detto sempre da Gattuso: «Ci sarà da subire, lo fanno tutti ma dobbiamo giocare a testa alta e con attenzione».