PSG-Manchester City, Guardiola: "In finale se al ritorno saremo quelli del 2° tempo"
man cityL'allenatore del Manchester City analizza la vittoria ottenuta al Parco dei Principi: "Loro hanno grandi qualità in avanti e in campo aperto, nel secondo tempo siamo stati più aggressivi e li abbiamo limitati. Il ritorno? Dovremo essere la squadra del secondo tempo per andare in finale"
Analisi lucidissima quella di Pep Guardiola al termine del match vinto dal suo Manchester City al Parco dei Principi contro il Paris Saint Germain: "Quando giochi la prima partita di semifinale non giochi mai libero, sei preoccupato, se non si riesce a giocare liberi mentalmente a calcio non si è se stessi - dice - Avevamo iniziato bene, ma poi abbiamo accusato il gol, nel secondo tempo abbiamo fatto un pressing più aggressivo e abbiamo recuperato tanti palloni in avanti e con il possesso siamo stati più in controllo". Un risultato che, inevitabilmente, sbliancia la qualificazione in favore del City: "La domanda è se nel ritorno saremo la squadra del primo tempo o del secondo. Se saremo quella del secondo tempo andremo in finale". Sulle difficoltà create dai francesi: "Non potevamo fare una partita aperta contro di loro perché altrimenti ci avrebbero ammazzato con le qualità che hanno davanti. Non puoi lasciare Verratti o Paredes giocare tranquillamente e per questo penso che siamo stati più aggressivi in avanti e più alti nel secondo tempo e questo ci ha portato benefici".
"Essere aggresivi? E' una questione mentale, non fisica"
Proprio nel secondo tempo, infatti, il City ha ritrovato la propria identità mostrando grande dominio territoriale e grande capacità di pressione: "Quando affrontiamo le grandi squadre non badiamo troppo a loro nella preparazione della partita - spiega - Pensiamo soprattutto a noi, dobbiamo essere noi, perché noi siamo una buona squadra se non perdiamo la nostra identità". Sulla capacità di aggredire e pressare per tutta la gara: "Si può essere aggressivi per 90’, si deve esserlo se vuoi giocare in Champions, non è una questione fisica, è una questione di mentalità"