Pioli è alle prese con le molte assenze, Simeone sta sperimentando alla ricerca dell'assetto migliore, ma per tutti è due è l'ultima occasione per continuare a sperare negli ottavi
Spalle al muro e con un solo risultato a disposizione, la vittoria, il Milan si gioca al Wanda Metropolitano contro l’Atlético Madrid le ultime piccole speranze di tenere aperta la qualificazione agli ottavi di Champions League. La squadra di Stefano Pioli non è però l’unica a giocarsi tutto, e a sperare in un risultato favorevole da Anfield nell’altra partita del girone, tra Liverpool e Porto. Dopo le due sconfitte contro il Liverpool, infatti, l’Atlético Madrid è scivolato al terzo posto e rischia l’eliminazione in caso di sconfitta. Insomma, non è una vera e propria sfida a eliminazione diretta ma ci va molto vicino, anche se alla fine ad andare agli ottavi potrebbe essere il Porto, la squadra fin qui più solida del girone dopo l’irraggiungibile Liverpool, già sicuro del primo posto.
A sostenere le speranze del Milan è il ricordo della partita di andata, una delle migliori del ciclo di Pioli fino alla discussa espulsione di Kessié dopo mezz’ora. Ormai due mesi fa i rossoneri erano andati molto vicini all’ideale di squadra che Pioli vorrebbe vedere sempre: veloce nel recuperare la palla, intensa ma senza perdere lucidità in possesso, capace di bucare con sorprendente facilità le linee dell’Atlético Madrid, che i suoi successi li ha costruiti proprio sull’ordine e la solidità del suo 4-4-2.
Per l’occasione uno dei due mediani non si abbassava sulla linea difensiva, e il Milan in costruzione accettava quindi la parità numerica tra i difensori centrali (Tomori e Romagnoli) e i due attaccanti avversari (Suárez e Correa). In caso di necessità, era il portiere a sostenere il possesso formando la prima linea a tre che il Milan disegna di solito in costruzione abbassando un mediano. Facendo salire Maignan - che si dice potrebbe tornare contro il Sassuolo, bruciando le tappe rispetto alle previsioni fatte dopo l’operazione al polso sinistro - il Milan guadagnava linee di passaggio avanzate all’interno del 4-4-2 dell’Atlético Madrid, con il solo Bennacer a presidiare la zona davanti ai difensori e Brahim Díaz e Kessié a muoversi da mezzali dietro il centrocampo dell’Atleti.
Bennacer resta dietro gli attaccanti dell’Atlético Madrid, Maignan sale in mezzo a Tomori e Romagnoli.
In questo modo il Milan disuniva i mediani avversari (Kondogbia e Koke) e creava spazio per una ricezione tra le linee, o per far salire da dietro Theo Hernández. Forse proprio per difendere meglio le conduzioni dei giocatori del Milan dalle fasce verso il centro, Simeone aveva invertito i due centrocampisti centrali, schierando il mancino Kondogbia sul centro-destra e Koke sul centro-sinistra. Non era però servito a limitare le ricezioni dei rossoneri alle loro spalle.
Specie a sinistra, il lato più pericoloso, il Milan riusciva ad aprire lo schieramento dell’Atleti e a far risalire la palla. Anche se magari poco visibile, era stato prezioso il contributo di Kessié, che toccava poco la palla ma con i suoi inserimenti sul centro-sinistra spostava Kondogbia e creava gli spazi per far avanzare l’azione. Qui sotto a beneficiarne ad esempio è Theo Hernández, che dopo aver ricevuto il colpo di tacco di Leão arriva fino al limite dell’area avversaria passando proprio nel corridoio aperto da Kessié.
Il movimento dell’ivoriano porta fuori posizione Kondogbia e crea lo spazio al centro per la conduzione di Theo Hernández.
L’espulsione di Kessié, arrivata sull’1-0 per il Milan, dopo una mezz’ora in cui l’Atlético Madrid non era mai riuscito a impensierire Maignan, aveva quindi riequilibrato la partita. Col passare dei minuti i rossoneri avevano abbassato sempre più il baricentro, Simeone aveva alzato la qualità della sua squadra con i cambi (dalla panchina erano entrati de Paul, Lemar, João Félix e Griezmann) e nei minuti finali l’Atleti era riuscito a ribaltare il risultato, grazie a uno splendido tiro al volo di Griezmann e al discusso rigore trasformato da Suárez nei minuti di recupero.
A due mesi di distanza le cose sono cambiate per entrambe le squadre. Con uno tra Giroud o Ibrahimovic al posto di Rebic (infortunato, rientrerà probabilmente nel 2022) nel ruolo di centravanti, il Milan è meno intenso e aggressivo, e il suo pressing perde efficacia. In difesa poi mancherà Tomori, spesso decisivo nel coprire i buchi lasciati dai movimenti in pressione delle linee avanzate.
Dalla partita contro i rossoneri, invece, l’Atlético Madrid ha abbandonato l’amato 4-4-2 in favore di schieramenti più fluidi. Simeone è cioè tornato a sperimentare, come già aveva fatto la scorsa stagione, nel tentativo di utilizzare meglio il sovrabbondante talento offensivo a disposizione, senza ovviamente perdere mai di vista gli equilibri difensivi. Nell’ultima partita contro l’Osasuna, vinta 1-0 con un gol negli ultimi minuti di Felipe (squalificato, non ci sarà contro il Milan), ai lati di Griezmann c’erano Carrasco e Correa, mentre Lemar si alzava nel mezzo spazio di sinistra e l’altra mezzala, Llorente, restava più bassa di fianco a Koke. La squadra di Simeone si è però schierata spesso con la difesa a tre, e due giocatori aperti a coprire tutta la fascia: a sinistra sempre Carrasco, mentre a destra si sono alternati Llorente (rimasto fuori un mese per un infortunio muscolare) e Trippier. Alla base resta sempre l’idea di migliorare il palleggio e la pericolosità offensiva, con l’ampiezza occupata in modo costante e maggiore presenza tra le linee avversarie.
Insomma, le assenze nel Milan e le sperimentazioni di Simeone, oltre ovviamente alla posta in palio, disegneranno probabilmente un contesto diverso rispetto alla gara di andata. Chi saprà adattarsi meglio avrà più possibilità di tenere aperta la qualificazione agli ottavi fino all’ultima giornata.