Lazio a due facce, l'analisi del rendimento in Serie A e Champions League

Più lo mandi giù, più ti tira su. Immobile rialza la Lazio. Le sue esclusioni sorprendono, i suoi gol decisivi non più. Le ultime tre vittorie stagionali della squadra di Sarri sono state griffate da lui, l'unico capace di trovare la via della rete in un momento in cui i biancocelesti fanno tanta fatica a vedere la porta. Nell'ultimo mese appena 5 gol segnati in 6 partite. Tutti con la stessa firma, la sua. Come si può tenere allora fuori uno come lui? Che non fa polemica aperta ma qualche messaggio all'allenatore lo manda, in panchina ci sta scomodo; non lo dice ma si vede. Sarri non è certo un'autolesionista, vuole gestirlo: il passato recente di infortuni e acciacchi lo spaventa. Non ne fa una questione di minutaggio, ma di qualità. La considera l'equazione giusta tra il peso e l'importanza del suo centravanti e la necessità di non spremerlo. Non ha intenzione di ritagliargli un ruolo alla Altafini, ma in questa stagione vederlo anche in panchina dovrà meravigliare un po’ di meno. Soprattutto se poi i risultati arrivano. Almeno in Europa. 

La terapia Champions funziona

La terapia Champions funziona. Per la quarta volta su 5 la Lazio era arrivata ad una sfida di Champions dopo un ko in campionato e si è sempre riscattata (3 vittorie e 1 pari). Una doppia faccia tra Italia ed Europa che alimenta il dubbio che tra le cause ci sia anche quella di una motivazione differente. Sarebbe un limite. Perché la musica della Champions dà elettricità, ma per evitare che il prossimo anno rimanga solo il sottofondo di una bella foto ricordo serve una decisa inversione di rotta in A.