Quella nebbia che cambiò il destino: la storia delle sfide tra Milan e Stella Rossa

Tre anni e dieci mesi dopo, sarà di nuovo Milan-Stella Rossa a San Siro. Dal ritorno dei sedicesimi di Europa League, alla sesta giornata della nuova Champions. Da Stefano Pioli a Paulo Fonseca, da Dejan Stankovic a Vladan Milojevic. E poi Zlatan Ibrahimovic. In campo nel secondo tempo quella sera del 25 febbraio 2021 al posto di Leao, oggi dirigente e primo consigliere della proprietà rossonera. Quella volta bastò l’1-1 al Meazza dopo il 2-2 di Belgrado all’andata per passare il turno. Hakan Çalhanoglu vestiva ancora la maglia rossonera, così come Krunic che stavolta, invece, sarà in campo da ex con la Stella Rossa. Sono in tanti, in meno di 4 anni, ad aver lasciato il Milan: Donnarumma, Romagnoli, Kessiè, Meitè, Dalot, Castillejo, Kalulu, Kjaer, Tonali, Brahim Diaz, Rebic e Saelemaekers. Gli unici reduci: Tomori, Gabbia, Theo Hernandez, Calabria e Leao. Anche l’arbitro sarà lo stesso, lo spagnolo Jesús Gil Manzano. Il Milan di oggi arriva a questa sfida dopo la delusione di Bergamo in campionato, ma con la consapevolezza di potersi consolare in Europa. Un viaggio iniziato male, con due sconfitte nelle prime due giornate contro Liverpool e Bayer Leverkusen, poi l’impennata con tre vittorie consecutive: il 3-1 al Brugge a San Siro, con lo stesso punteggio la vittoria più prestigiosa a Madrid contro il Real e il 2-3 a Bratislava sullo Slovan. Sei punti in più rispetto alla Stella Rossa che finora ha vinto solo una volta, nell’ultima giornata al Marakàna di Belgrado contro lo Stoccarda. Prima del 27 novembre aveva sempre perso contro Benfica, Monaco e Barcellona, per non parlare della lezione subita dall’Inter al Meazza il primo di ottobre. Due mesi e 10 giorni dopo i serbi saranno di nuovo di scena a San Siro e anche stavolta da sfavoriti. Torneranno ad affrontare il Milan in Champions League a 18 anni dall’ultima volta. Capitò nel 2006, l’anno di Calciopoli, nei playoff di agosto, con i rossoneri ammessi dall’Uefa "per ragioni formali e per mancanza di regolamenti specifici che ne avrebbero impedito l'iscrizione”. Carlo Ancelotti sedeva sulla panchina del Milan e soprattutto c'era Pippo Inzaghi centravanti: fu lui a segnare sia all’andata a Milano che al ritorno a Belgrado. Due gol decisivi, proprio come quelli che chiuderanno in trionfo la campagna europea rossonera nella finalissima di Atene contro il Liverpool. L’ultima Champions League vinta dal Milan. La rivincita contro i Reds dopo la rimonta subita due anni prima a Istanbul. Tutto ebbe inizio proprio contro la Stella Rossa di Belgrado. Una sorta di déjà vu, considerando quello che era accaduto nel 1988, nei giorni del primo confronto ufficiale tra questi due club. Da un anno sulla panchina del Milan c’era Arrigo Sacchi e il suo arrivo, oltre che una rivoluzione calcistica nel vero senso della parola, aveva portato immediatamente lo Scudetto, il primo dell’era Berlusconi. L’obiettivo era ripetersi in Coppa dei Campioni, a 11 anni di distanza dall’ultima partecipazione, e dopo aver superato facilmente al primo turno i bulgari del Vitosa Sofia, al Milan sarebbe toccata la Stella Rossa. Neanche minimamente paragonabile a quello di oggi, il club di Belgrado in quegli anni era considerato uno dei più temibili in Europa. Guidato in mezzo al campo da un fuoriclasse come Dragan Stojković e ispirato in avanti dal genio Savicevic che, non a caso, quattro anni dopo sarebbe diventato un giocatore del Milan. A San Siro, nella sfida d’andata del 26 ottobre, davanti a più di 70000 spettatori, finì 1-1 con le firme di Dragan Stojkovic e Pietro Paolo Virdis. A passare alla storia, però, fu la partita di ritorno a Belgrado. Le altre italiane impegnate nelle coppe avevano già passato il turno: Juventus, Inter, Roma e Napoli in Uefa, la Sampdoria in Coppa delle Coppe, mancava solo il Milan per far en plein. Ci riuscirà la squadra rossonera, ma al termine di una sfida durata 267’. Il 9 di novembre a Belgrado la nebbia è fitta e l’ambiente al Marakanà è come al solito ostile. Dopo 5’ del secondo tempo Dejan Savicevic portò in vantaggio la Stella Rossa. Milan sotto di un gol, virtualmente eliminato, e poco dopo anche con un uomo in meno per il rosso a Pietro Paolo Virdis. A salvare i rossoneri fu la nebbia, che costringe l’arbitro, il tedesco dell’ovest Dieter Pauly, a interrompere la partita per scarsa visibilità. Le regole dell’epoca imposero di rigiocare il giorno successivo e di ripartire dallo 0-0. Un vero 'affare' per il Milan che, però, non potéschierare né Virdis espulso, né Ancelotti ammonito e squalificato in quanto diffidato. Il giorno dopo si tornò in campo alle tre del pomeriggio. Sugli spalti 100.000 spettatori inviperiti per l’interruzione del giorno prima. Si placarono solo per un attimo, quando incredibilmente non venne concesso il vantaggio al Milan. Un intervento goffo in area di rigore di Vasilievic verso la sua porta fece urlare al gol tutti i tifosi rossoneri, senza che l'arbitro si accorgesse che quel pallone era entrato almeno di un metro. Il Milan festeggiò al 35’ del primo tempo, grazie a un colpo di testa di Van Basten. Una gioia durata appena 4’ e resa muta dal pareggio di Stojkovic. Ma nulla a che vedere con la paura provata poco dopo per l’intervento del difensore serbo Refik Sabanadzović su Roberto Donadoni. Entrerà al suo posto Ruud Gullit che aveva un’autonomia di massimo 45’ e che ricorda così quel pomeriggio: “In campo Donadoni prende quel colpo e gli altri pensano sia quasi morto. All’intervallo negli spogliatoi sentiamo un annuncio con l’altoparlante in slavo, poi i fischi del pubblico. Quando l’altoparlante ripete in italiano, capiamo: lo speaker ha detto che Donadoni è fuori pericolo e i tifosi avversari anziché applaudire, fischiano. Questo atteggiamento ci ha provocato una rabbia, una carica che poi abbiamo messo in campo”. La sfida terminò 1-1, anche dopo i supplementari, lo stesso risultato dell’andata a San Siro. Ai calci di rigore il grande protagonista fu Giovanni Galli, capace di parare il tiro dagli undici metri di Savicevic e poi quello di Mrkela. Per il Milan il gol decisivo lo segnò Rijkaard. “Una vittoria, un romanzo” così venne definita la partita dalla 'Gazzetta dello Sport' il giorno dopo. Un titolo premonitore, senza sapere che il Milan a fine stagione vincerà quella Coppa dei Campioni nella finale di Barcellona contro la Steaua di Bucarest. L’inizio di un ciclo di trionfi europei per il club di Silvio Berlusconi, anche grazie alla nebbia, in quel 9 novembre 1988 a Belgrado.