Van Persie 4.0 è pronto a sfidare l'Inter: come sarà il suo Feyenoord

“Zoals het klokje thuis tikt, tikt het nergens”. E’ un proverbio olandese. Letteralmente significa “Come ticchetta l’orologio a casa, non ticchetta da nessuna parte”. Parafrasandolo, quel che gli olandesi vogliono dirci è che ‘non esiste nessun posto migliore di casa propria’. Lo sa bene Robin Van Persie, nato a Rotterdam il 6 agosto del 1983 e grande tifoso del Feyenoord. Per lui ‘casa’ è il Training Center 1908 e il De Kuip. Per lui ‘casa’ è il Feyenoord e, proprio per questo, appena gli è stato proposto di tornarci ha detto subito sì. Una quarta volta che è però allo stesso tempo anche una prima: dopo averci giocato da giovane, esserci tornato da giocatore affermato ed essere poi stato collaboratore tecnico , ora Van Persie si ritrova per la prima volta a essere l’allenatore del Feyenoord. La dirigenza del club olandese lo ha scelto per sostituire Brian Priske, chiamato la scorsa estate per prendere il posto di un altro idolo di casa, Arne Slot . In questi mesi con Priske le cose non sono andate benissimo e la squadra non è mai riuscita a trovare continuità di risultati. Anche in Champions, dove le cose sono andate meglio, ha alternato grandi prestazioni a pessime gare . Lo scorso 10 febbraio, a due giorni dal playoff di andata contro il Milan è quindi arrivato l’esonero e, dopo qualche giorno, la chiamata a Van Persie. Van Persie-Feyenoord: capitolo 1 Figlio di un artista e di una pittrice, Van Persie cresce nel quartiere multiculturale di Jaffa a Kralingen . Essendo uno dei pochi bambini bianchi del quartiere, viene presto soprannominato ‘l’olandese’ dai suoi amici. Il suo migliore amico, però, è il pallone. E’ sempre con lui, cammina ‘dribblando’ i passanti e facendo 'tunnel' ai poveri malcapitati che incontra. Inizia a giocare nell’Excelsior, club del suo quartiere. Già da piccolo, il suo talento spicca prepotentemente su tutti gli altri. Gioca come ala offensiva, segna da tutte le posizioni e soprattutto su punizione. A 16 anni, in circostanze mai del tutto chiarite, lascia l’Excelsior e si trasferisce al Feyenoord, squadra per cui fa il tifo da sempre. Anche nel suo nuovo club ci mette poco a imporsi e così a 17 anni viene già aggregato in prima squadra per giocare in Eredivisie. L’inserimento non è però facilissimo. I veterani della squadra non lo vedono di buon occhio e anche l’allenatore, Bert van Marwijk, pensa sia troppo sicuro di sé. Dal canto suo, Van Persie non apprezza il ‘nonnismo’ dei suoi compagi di squadra al punto che – dirà – in quei momenti capisce come vorrà essere da grande: “Ho dovuto avere a che fare con una serie di giocatori dei quali pensavo ‘non è questa la maniera’. Sminuire i giovani, non è così che lo aiuti a crescere. Non potevo accettarlo. È stato lì che ho preso la decisione di fare il contrario. Mi sono detto: ‘quando sarò più vecchio non voglio essere così, voglio aiutare gli altri’”. Nei preliminari di Champions del 2002, contro il Fenerbahce, si scalda con poca convinzione perché ritiene che avrebbe dovuto giocare dall’inizio. Per punirlo van Marwijk lo esclude dai convocati per la partita successiva, la Supercoppa Europea contro il Real Madrid del suo idolo Zidane. Non la prende bene. Chissà come si comporterà lui ora da allenatore con un giocatore che si riscalda male, viene da chiedersi. Resta al Feyenoord altri due anni, in cui incanta con le sue giocate di classe e il suo mancino. Nel 2004 l’Arsenal lo acquista per circa 3 milioni di euro e lo porta in Inghilterra. Per tutti sarà l’erede di Bergkamp. Invece, con Wenger Van Persie cambia ruolo, da ala diventa prima punta, ma – soprattutto – completa la sua crescita, scrollandosi di dosso l’etichetta di giovane di talento ma immaturo e diventa un campione. Van Persie-Feyenoord: capitolo 2 Dopo aver segnato valanghe di gol all’Arsenal, Van Persie sente l’esigenza di affermarsi vincendo un titolo. Lascia così i Gunners per trasferirsi allo United, con cui vince la Premier League al primo tentativo. Resta a Old Trafford per tre stagioni e poi vola in Turchia, al Fenerbahce. In occasione di quel preliminare del 2002, dopo il quale fu punito, era rimasto colpito dai tifosi turchi e si era ripromesso di andare a giocare in quello stadio in futuro. In Turchia viene accolto con grande entusiasmo ma – dopo una buona prima stagione – vive un momento difficile a causa dei tanti infortuni. Arriva così il momento di cambiare nuovamente aria. E quale posto migliore per rilanciarsi se non ‘casa’? Il 19 gennaio 2018 il Feyenoord annuncia il ritorno di Robin Van Persie, che viene travolto dall’affetto dei suoi tifosi. Nella nuova veste di ‘veterano’ si mette a disposizione della squadra e ha sempre un occhio di riguardo per i giovani . Nel 2018 vince la Coppa d’Olanda e la Supercoppa. Il 12 maggio dell’anno successivo gioca la sua ultima partita da calciatore e saluta il De Kuip tra le lacrime . Van Persie-Feyenoord: capitolo 3 Passano pochi mesi e a marzo 2020 Van Persie torna al Feyenoord in una nuova veste: diventa collaboratore tecnico Dick Advocaat e delle squadre giovanili Under 15 e 16. A settembre 2016 viene confermato come collaboratore anche da Arne Slot, con cui lavora per tre anni. Nell’estate del 2023 diventa l’allenatore dell’Under 18 del club, che guida fino alla primavera successiva, quando viene annunciato come nuovo allenatore dell’Heerenveen. Figlio – come abbiamo detto – di artisti, da giovane Van Persie aveva dichiarato: “Non vedo le cose come le vedono i miei. Loro guardano un albero e ci vedono qualcosa di strepitoso, io ci vedo solo un albero. È nel calcio che fuoriesce la mia creatività: quando guardo un campo ci vedo come una tela”. Un po’ come un artista, da allenatore Van Persie deve imparare a ‘immaginare’ l’arte, a disegnare sulla tela le sue idee e farle mettere in pratica ai suoi giocatori. Idee che emergono fin da quando allena l’Under 18 del Feyenoord: calcio offensivo, propositività e verticalità. Uno stile che conferma anche nella sua avventura all’Heerenveen, dove però inciampa anche in alcune brutte sconfitte . Anche per questo, secondo il quotidiano olandese Leeuwarder Courant, alcuni membri del suo ex club sono sollevati dal suo addio . Van Persie-Feyenoord: capitolo 4 Arriviamo ai fatti più recenti: il 23 febbraio il Feyenoord annuncia Robin Van Persie come nuovo allenatore. A dire il vero, il suo nome era già tra i papabili lo scorso maggio, quando bisognava scegliere l’erede di Slot, ma al tempo l’ex attaccante non era stato ritenuto pronto: “Il momento è adesso. Conosce il club, il modo di giocare ed è già stato qui. La sua visione del calcio è in linea con quella del Feyenoord: calcio d'attacco con coraggio, intensità e lotta”, ha spiegato Te Kloese, direttore generale del club, nella conferenza stampa di presentazione. Da allenatore si ispira ai suoi grandi maestri, come lui stesso racconta: “Wenger si è congratulato con me. Penso che sia bello. E’ davvero il mio padre calcistico. Sono cresciuto e sono diventato fantastico con lui. – spiega nella sua conferenza stampa di presentazione – Da Alex Ferguson ho imparato a mantenere la parola data quando si dice qualcosa. Se Ferguson prometteva qualcosa, manteneva la parola data. Quando dici qualcosa, deve avere un significato per lo staff e per i giocatori. Ho avuto modo di imparare da molti allenatori. Avrei voluto avere sempre con me un foglio di carta per poter appuntarmi tutto. Ad esempio, Wenger è sempre stato molto bravo nel dare fiducia e occasioni a tutti. Cerco di trasmettere questo messaggio ai miei giocatori”. Mikos Gouka, giornalista olandese di AD Sportwereld, ci racconta: “Van Persie allena da poco, è difficile definire in modo netto il suo stile di calcio, ma sicuramente vuole che le sue squadre vadano all’attacco. A livello caratteriale, è un allenatore che cerca spesso il dialogo con i suoi giocatori. A bordo campo comunica spesso, ma sa rimanere lucido e non protesta quasi mai. A Rotterdam c’è grande curiosità per vederlo in questa nuova veste e chiaramente tutti sperano che possa fare molto bene. I tifosi lo amano, è un vero ‘rotterdammer’ come loro e per la tifoseria è un orgoglio che un ragazzo della città sia diventato grande con la maglia del Feyenoord. Potrà contare fin da subito sul grande appoggio dei tifosi, per lui questo sarà un vantaggio”. Da ex allenatore delle Under, Van Persie potrebbe dare spazio anche a qualche giovane ma su uno in particolare c’è grande attenzione: Shaqueel Van Persie, il figlio di Robin. “E’ un attaccante delle giovanili, ha un contratto da professionista ma ha avuto diversi infortuni, – ci spiega Gouka – ha talento ed è visto come uno che potrebbe arrivare in prima squadra. Nella sua conferenza di presentazione Robin Van Persie ha detto che tratterà suo figlio come qualsiasi altro giocatore, che suo figlio è felice che lui sia diventato l’allenatore del Feyenoord e si vedrà…”. Dopo l’esordio in Eredivisie ora Van Persie e il Feyenoord sono attesi dalla doppia sfida di Champions contro l’Inter. “Ha detto che non vede l'ora di giocare contro i nerazzurri sia in casa che in trasferta e che più grande è la partita e meglio è”, racconta Gouka. Anche da allenatore l’olandese ha ancora la sua forte ambizione che lo contraddistingueva da calciatore. “Certe cose non cambiano mai” dice Robin a Batman quando ancora una volta dovevano salvare la loro amata Gotham. Un po’ come Van Persie: si chiama Robin, non ha il suo Batman ma anche lui è chiamato a ‘salvare’ la sua città, la sua squadra, la sua ‘casa’. E’ chiamato ancora a fare la differenza lì dove ‘l’orologio ticchetta in modo unico’. E’ proprio vero, ‘certe cose non cambiano mai’…

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