L'Hamrun Spartans vive il sogno in Conference di tutta Malta

Si è parlato molto di rappresentatività nelle ultime settimane. La distribuzione dei posti tra federazioni per il Mondiale 2026 ha suscitato discussioni e confronti. La policy degli organismi calcistici mira da sempre a estendere i confini del calcio, favorendo l'integrazione dei movimenti in passato ai margini delle competizioni più importanti e ampliando la platea del pubblico. Così la Fifa come l'Uefa, che lo scorso 3 ottobre sui propri account social ha celebrato un traguardo importante: “52 delle 55 federazioni affiliate sono state rappresentate nella fase-campionato o nella fase a gironi delle competizioni maschili per club”. L'ultima a partecipare alla festa è stata Malta, grazie alla storica qualificazione degli Hamrun Spartans in Conference League. Hamrun è una città di circa 10mila abitanti, vicinissima alla capitale La Valletta. Gli Spartans hanno vinto quattro delle ultime cinque Premier League maltesi e per primi nel Paese sono riusciti a traversare il Mediterraneo per raggiungere il continente. Sono partiti dalla vittoria ai rigori contro lo Zalgiris Kaunas nel primo turno preliminare di Champions a inizio luglio per arrivare al trionfo contro i lettoni del Riga negli spareggi per accedere alla fase finale della Conference. In mezzo le sconfitte con Dinamo Kiev e Maccabi Tel Aviv , propedeutiche alla realizzazione di una prima volta indimenticabile. Volti ‘di casa’ ad Hamrun “Quando sono venuto qui, il primo obiettivo era qualificarsi per la Conference. È stato un momento straordinario”, racconta Ante Coric. L’ex promessa del calcio croato, passato anche da e per la Roma, ha scelto Malta perché “L'Hamrun è la squadra che mi ha voluto di più nonostante i problemi alla schiena e l'operazione. Mi hanno supportato dall'inizio”. Ha saltato l'ultima partita in campionato, vittoria 1-0 nel big match contro La Valletta, per un piccolo fastidio. “Ma sarò pronto per la Conference”. L'avversario in casa, giovedì 27 novembre, sarà il Lincoln Red Imps, formazione di Gibilterra. L'avversario con cui poter segnare i primi gol e realizzare i primi punti nella competizione. Sarebbero i primi per il calcio maltese in una coppa europea. Arrivati a questo punto, l'Hamrun può arricchire di pagine il libro di storia che sta scrivendo. Anche se “Avremmo meritato almeno 4 punti per come abbiamo giocato”, dice Coric con un pizzico di rimpianto. Sono arrivate due sconfitte di misura con i polacchi dello Jagiellonia e gli svizzeri del Losanna, oltre a una sconfitta più netta con il Samsunspor . “Contro i turchi c'era una differenza marcata. Il loro tasso tecnico era molto più elevato”, ammette Giacomo Modica. Siciliano, ex giocatore classe 1964, è approdato in estate a Malta dopo una vita da allenatore facendo la spola tra Serie C e Serie D. “Sono stato chiamato perché c'era voglia di un cambiamento radicale di metodologia e hanno analizzato il mio profilo, mi hanno molto lusingato”. Dal Messina sull'orlo del fallimento all'Europa vista da vicino e senza paura: “Se il tasso tecnico è inferiore, si può supplire con la compattezza. Sappiamo di non essere all'altezza di tanti nostri avversari, ma siamo affascinati da questa opportunità. È normale all'inizio fare fatica ed essere poco attrezzati a causa della mancanza di esperienza, ma ci stiamo creando un vissuto e una struttura sia come squadra, sia come società”. Dopo il Lincoln, si affronteranno gli irlandesi dello Shamrock e gli ucraini dello Shakhtar, una sfida di prestigio contro una squadra che ha vinto un'Europa League e ha giocato spesso in Champions. “Siamo fieri e onorati di essere qui comunque vada, ma vogliamo prendere più punti possibili tra i 9 che restano. Una volta che sei nel girone, la bocca si fa dolce, subentrano l'irrazionalità e l'incoscienza”. L'entusiasmo consapevole di Modica contagia la squadra: “Dobbiamo essere più concreti in zona gol. Vogliamo i primi punti e, se possibile, qualificarci ai playoff”, rilancia Coric. Ante Coric è felice, nonostante tutto Barcellona, Bayern Monaco, Chelsea. Una veloce ricerca su Google aiuta a ricostruire l'attesa che c'era su Coric quando non era ancora maggiorenne e incantava con la maglia della Dinamo Zagabria, diventando anche il marcatore più giovane nella storia dell'Europa League . Centrocampista e trequartista molto mobile e tecnicamente raffinato, sul solco della tradizione croata che, restando alla sua generazione e a quella precedente, ha sfornato giocatori del calibro di Modric, Rakitic, Brozovic e Kovacic. Si pensava potesse inserirsi in questo solco: “Tutti dicono che avrei potuto giocare in grandi squadre, ma non è così facile. Non conta solo la qualità, ci sono molti altri fattori che incidono, infortuni, rapporti con allenatori, tenuta mentale”. Non c'è risentimento nelle sue parole, quanto una sincera serenità non così scontata in passato: “Se mi chiedi come sto, io ora sono felice. Ho una famiglia con due figlie e ho raggiunto tanti obiettivi; vincere con la Dinamo Zagabria, giocare in Champions, partecipare a una competizione con la mia nazionale , esordire con la Roma”. Già, la Roma, la squadra che lo comprò dalla Dinamo nel 2018 per circa 6 milioni di euro. A quel tempo sembrava già un prezzo di saldo per la fama del talento. Il what if della sua carriera. “Avevo 20 anni ed ero felice di essere parte di quella storia, i tifosi mi facevano sentire apprezzato ma non ho avuto occasioni per dimostrare quello che valevo”. Eppure era arrivata un'investitura non trascurabile: “Durante l'estate le sensazioni erano positive. Dopo la tournée negli Stati Uniti, Totti disse che tutti sarebbero rimasti a bocca aperta vedendomi giocare”. Coric parla in inglese, eppure quell'espressione, a bocca aperta, gli è rimasta impressa e la ripete in italiano: “Era bello che lui parlasse di me”. Parlò anche con Di Francesco: “Una chiacchierata cordiale, mi disse che gli piacevo come giocatore e che mi avrebbe dato delle opportunità se avessi continuato ad allenarmi come facevo. Invece ho giocato tre piccoli spezzoni a distanza di mesi”. Lì ammette di aver alzato bandiera bianca: “È stata anche colpa mia, avrei potuto dare di più dopo il primo anno ma è statistico che non abbia avuto possibilità”. È iniziato così un giro di prestiti in Europa: “Sono rimasto fermo l'ultimo anno di contratto con la Roma . Io volevo andare in una squadra e loro volevano vendermi a un'altra. Quel periodo è stato duro, ma ne sono uscito da solo e con l'aiuto della famiglia”. Ora Malta, Hamrun e Giacomo Modica per ripartire: “Sto ricevendo fiducia e minuti. So che posso migliorare e nelle ultime 7/8 partite mi sono sentito meglio. Certo, quando sono arrivato in estate non ero pronto alla tipologia di allenamenti del mister: tanta corsa senza palla. Ma mi serviva e ora si vedono i benefici. Più si gioca e più si entra in condizione”. A 28 anni c'è tempo per altri obiettivi da realizzare, non gli mancano esempi vicini a cui ispirarsi: “Modric? Mi aspettavo il suo impatto nel Milan, può giocare fino a 54 anni. Il Mondiale? Fin quando ci sarà lui, per noi potrà essere sempre la volta buona”. E lui alla nazionale ci pensa ancora? “I am self-confident, but realistic”. Consapevole del suo valore, ma realista. Prima di tutto viene sempre una cosa: “La salute, spero gli infortuni mi diano tregua. E poi ho degli obiettivi da raggiungere qui ad Hamrun. In futuro si vedrà”. Riconciliarsi con il calcio a Malta Coric non si aspettava di correre così tanto in estate. Se qualcuno gli avesse detto che il suo futuro allenatore sarebbe stato un fidato ex assistente di Zeman, lo avrebbe di sicuro capito prima. Modica è stato scoperto già come calciatore dal boemo: “Giocavo a Trapani, al campo dei cantieri navali, e mi segnalò al Palermo. Mi ha allenato negli Allievi e in Primavera, permettendomi di esordire in prima squadra”. Il legame è rimasto solido negli anni, tanto da essere a lungo parte del suo staff tecnico, compresa la seconda avventura alla Roma: “Zeman è una guida dai valori alti, ho solo ricordi piacevoli. Ha carisma, metodo e conoscenza, qualcosa da lui ho preso, in primis il bello dell'attacco in profondità”. E quello della fatica nei ritiri estivi: “Non servono per pettinare le bambole, ma per mettere base e volume di lavoro. È come gettare le fondamenta quando si costruisce una casa. All'inizio si arranca, poi giocando ti accorgi di come la corsa sopperisca al gap tecnico e ti aiuti a raggiungere i risultati”. Lo stesso Coric se ne sta accorgendo: “Tecnicamente qui è fuori concorso, lo stiamo mettendo a posto. Ha ancora acciacchi, ma anche volontà e desiderio di scrivere pagine nuove”. Gradoni e ripetute a parte, Modica ricorda il suo mentore soprattutto nell'inderogabilità dei propri principi, in campo e fuori: “Non bisogna rinunciare a ciò in cui si crede solo perché mancano i risultati. Se lo fai, si innesca un meccanismo deleterio, crei confusione. E se ti cacciano, pazienza: un allenatore deve avere sempre la valigia pronta. Tutti dicono di avere programmi, peccato che finiscano alla terza sconfitta”. Nonostante questa consapevolezza, arricchita da un pizzico di fatalismo, cambiare aria era diventato necessario: “Sono venuto a Malta per disintossicarmi. Quando ho ricevuto l'offerta aspettavo ancora qualche proposta divertente in Italia, invece mi è stato detto che si preferivano profili giovani. Ben vengano i giovani, ma in campo. Io devo far correre solo il pensiero, non le mie gambe”. La situazione vissuta a Messina nelle ultime due stagioni è stata sin troppo pesante: “La società era in vendita , non sapevamo nemmeno dove allenarci. Avevo sbagliato a fidarmi dopo la salvezza del campionato precedente, per lo stress ho avuto una paresi temporanea”. Decisamente meglio Malta: “Lottare per entrare in Europa era allettante. Qui ho la pressione del dover vincere, ma molto meglio quella dei disagi. L'ansia mi veniva in squadre senza budget, quando ero costretto a fare Davide contro Golia ogni domenica”. Non che ora manchino le difficoltà, ma si tratta più di sfide da affrontare che non di montagne da scalare. A partire da quei problemi comuni ovunque: “Se devo essere sincero, mi aspettavo più disponibilità considerando che rappresentiamo tutta Malta. A volte giochiamo il giovedì e poi già il sabato dopo viaggi estenuanti, per lo spostamento delle partite non riceviamo mai apertura”. La squadra però non sta sfigurando in Conference e in campionato ha appena iniziato la seconda fase, seconda a un punto dalla prima, il Floriana. “Allestire la squadra già a giugno non è stato semplice, non è scontato convincere i calciatori a venire qua. Abbiamo un gruppo con tante nazionalità diverse. Come mi faccio capire? Con l'inglese va così e così, ma sono un martello da campo e in allenamento mi capiscono tutti, è lì che si migliora. Fortunatamente ognuno si è calato nella realtà”. Modica non è solo: “Alle spalle ho una società forte e ho potuto portare il mio staff, mio fratello Vincenzo, Maurizio Miranda e Piero Giacalone, il match-analyst”. E qualche italiano c'è anche in campo, l'attaccante Saliou Thioune e il difensore Vincenzo Polito, che ha segnato uno dei gol decisivi nello spareggio contro il Riga. “A Malta c'è una dimensione serena, esternamente non riceviamo pressioni nonostante un grande pubblico. In Lettonia sono venuti in 300, è incredibile”, dice Modica. I 300 Spartans, pronti per difendere l'Europa che hanno conquistato.

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Bernardo Cianfrocca