I "geni" social, l'ex Barça, il bomber nerazzurro: Inter-Pordenone, viaggio alla scoperta dei ramarri

Coppa Italia

Francesco Giambertone

Gli ottavi di finale di Coppa Italia tra la capolista di Serie A e il club 5° in Serie C hanno attirato l'attenzione di tutta Italia. Siamo andati a trovare la "squadra simpatia" che stasera giocherà a San Siro per la prima volta: per il presidente "sarà un punto di partenza". E magari anche per i giocatori, che ci hanno raccontato parecchi retroscena

Chiedete a un tifoso dell'Inter se sia mai stato a Pordenone: difficile. Poi domandategli se in questi giorni abbia visto un post su Facebook o Twitter del Pordenone Calcio: annuendo riderà di gusto. Questa sera la squadra neroverde calerà su Milano dal girone B della Serie C con 40 pullman di tifosi, testimoni del momento più alto nei 97 anni di vita del club partito dall'Eccellenza. Arrivati fino agli ottavi di finale di Coppa Italia alla Scala del Calcio contro l'Inter, “i ramarri” sono diventati un cult sui social prima ancora di toccare quel benedetto prato di San Siro. E il merito è di almeno tre fattori: di una società che ci ha sempre creduto, di una squadra che ci è riuscita, e di due ragazzi che hanno sfruttato il momento per rendere il Pordenone la squadra più simpatica d'Italia.

Pordenone, chi c'è dietro la campagna social

“Volevamo fare un conto alla rovescia e ci sono venute mille idee – racconta Marco Michelin detto “Mika”, capo ufficio stampa e social media manager della campagna di avvicinamento –, ma alcune ci son venute all'improvviso”. Come il “Mai stati in B” che li accomuna all'Inter ma in due sensi opposti, o la grafica di confronto tra Berrettoni e Icardi in cui l'attaccante neroverde ha una (vera!) presenza in Champions, al contrario di Maurito. “Abbiamo guadagnato migliaia di seguaci in una settimana, ci scrivono tutti, siamo finiti sui giornali: pazzesco. E ho letto tantissimi bei commenti su di noi, ci fa un gran piacere. Però ora sarà dura mantenere questo livello quando dovremo lanciare la partita col Renate”. L'altro genio del team si chiama Sebastiano Orgnacco, giovane realizzatore di tutte le grafiche: “Da appassionato di videogame ho pensato subito che Inter-Pordenone non si poteva giocare nemmeno alla Playstation, così abbiamo scritto a Fifa e Pes. E un gruppo di fan del gioco della Konami ci ha creato la squadra, incredibile”. I loro post sono piaciuti così tanto che alla fine è arrivato anche il messaggio di Zanetti: “Tifosi del Pordenone, vi aspettiamo alla Scala del Calcio”.

Burrai studia col fantacalcio

Martedì sera ce li porterà per mano il mister Leonardo Colucci, 44enne di Cerignola con 209 presenze da giocatore in Serie A e la più importante da allenatore a poche ore d'attesa. I suoi ragazzi avevano battuto il Cagliari “perché si erano studiati i giocatori al fantacalcio”, aveva scherzato, ma in realtà era tutto vero. “Abbiamo una lega con i compagni di squadra. I giocatori del Cagliari li conosco bene – ci racconta Salvatore Burrai, centrocampista di Orosei -, nella mia squadra ho Joao Mario e Vecino. Volevo prendere pure Icardi all'asta ma me l'hanno fregato“.

Sainz-Maza, amico di Deulofeu

Maurito stavolta dovrebbe riposare, come farà il bomber del Pordenone Federico Gerardi, 8 minuti in Serie A nel 2007 con l'Udinese, ora infortunato alla spalla: “Per me sarebbe stata una partita speciale: unico pordenonese della squadra e pure interista. Mi sarei confrontato volentieri con Skriniar, è lui che sta facendo la differenza”. A San Siro li ha portati anche un gran gol (trasformato in un video-meme virale dalle due menti social, ovviamente) di Miguel Angel Sainz-Maza. In prestito dalla Reggina per quest'anno, da ragazzino era nelle giovanili del Barça, dove è cresciuto con Deulofeu e Rafinha, Sergi Roberto e Patric “che ora è alla Lazio, eravamo compagni di stanza”. San Siro? “Mai visto neanche da spettatore. Ma sogno, un giorno, di entrare anche sul prato del Camp Nou”.

La società: "San Siro un punto di partenza"

I “ramarri” sono una società all'avanguardia rispetto alla categoria, la ex Lega Pro che paga poco e chiede tanto, dove i presidenti sono mecenati che col calcio non guadagnano. Di soldi nel club ne ha messi parecchi Mauro Lovisa, per tutti “il pres”: qui dove il vino è un'industria milionaria ha costruito un piccolo impero grazie alle barbatelle, i germogli che servono a piantare le viti. Si è comprato la squadra 10 anni fa quand'era in Eccellenza. “Volevo la Serie C e mi davano del matto. Ora lavoriamo per andare nel calcio che conta: siamo in ritardo rispetto alla nostra tabella. Spero di arrivare fino in A, per tornare a San Siro anche dopo martedì: per noi è un punto di partenza”. La sua squadra ha battuto tra le altre il Venezia (una categoria superiore) e il Cagliari (due Serie più su). Fortuna? Un pizzico. “Il resto è programmazione, strutture, investimenti, ambizione, valori umani”. E un centro sportivo super, con oltre 350 ragazzi nelle giovanili, una squadra femminile, 65 dipendenti, tecnici giovani e laureati: “Ci sono voluti tanti denari – ammette Lovisa – ma qualcuno da lassù ci ha restituito qualcosa”. Forse ancora non tutto.