Cittadella all'esame Lazio: follia, sogni e segreti dei "Visionari"

Coppa Italia

Luca Cassia

Qualificato agli ottavi di Coppa Italia, il Cittadella ha eliminato Bologna e SPAL prima di affrontare la Lazio (Foto LaPresse)
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Attesa all'Olimpico dalla Lazio, la squadra di Venturato occupa il 6° posto in Serie B nel nome dell'organizzazione: mercato a zero euro, ambiente familiare e senso di appartenenza. Non manca una sana follia tra risultati e protagonisti: ecco spiegato l'hashtag coniato un anno fa che anticipa i sogni di Coppa

Magari l’eco dell’evento non avrà la straordinarietà del Pordenone ospite a San Siro, tuttavia la cornice della Coppa Italia rende memorabile anche la marcia del Cittadella. Altra squadra del nord-est, guarda caso modello adottato dai friulani per struttura e organizzazione, la squadra di Venturato milita in Serie B divertendo per risultati e follia. Già, sinonimi vietati per i granata stabilmente al 6° posto in zona playoff eppure protagonisti di clamorosi blackout in stagione. Lo scorso ottobre la Cremonese di Tesser espugnò il Tombolato in 9 contro 11, amnesia casalinga registrata pure nell’ultimo turno contro l’Avellino: avanti 2-1 e con un uomo in più, i padroni di casa sprecano un rigore al 93’ e incassano il pareggio sul ribaltamento di fronte. In un torneo mai così equilibrato come questa B, la mina vagante 'Citta' mantiene la stessa identità della scorsa stagione: outsider giunta 6^ al termine della regular season a precedere lo stop agli spareggi promozione per mano del Carpi. Era già in voga l’hashtag #Visionari, segno distintivo sui social introdotto dal difensore Manuel Pascali dai trascorsi in Scozia. Se Paska ha salutato in estate, le fantasie del Cittadella restano d’attualità oggi come allora. Insomma, la Lazio di Coppa è avvisata.

La famiglia Cittadella

Comune di 20.000 abitanti in provincia di Padova, cinto dalle mura risalenti al XIII secolo, Cittadella ha introdotto la società calcistica nel 1973 per la prima volta ammessa in Serie B dal 2000. L’ultimo decennio ha premiato i granata quasi ininterrottamente in categoria eccezion fatta per la retrocessione del 2015, subito riscattata nel torneo seguente. Una decade che in due occasioni li ha proiettati ai playoff, addirittura fino alla semifinale nel 2010. Risultati positivi per un club sano, ambiente familiare e figure intoccabili: il presidente è Andrea Gabrielli, imprenditore nella siderurgia attraverso l’omonima azienda fondata dal padre Angelo, ex patron della squadra. Dal 1999 chi indossa le vesti di direttore generale e sportivo è Stefano Marchetti, deus ex machina nonché abile talent scout decisamente attento ai dettagli. Silenzioso ma onnipresente, Marchetti ha rifiutato le avances del Chievo e da anni si occupa della creatura granata: è lui a montare e smontare la rosa ricorrendo a giocatori in scadenza di contratto, prestiti e ragazzi cresciuti nel vivaio peraltro oggetto di riconoscimenti. "A patto che siano uomini di valore", ha più volte specificato il dirigente in materia di mercato. Non è un caso che qui siano emersi i vari Ardemagni, Meggiorini, Gabbiadini e Piovaccari a suon di gol, loro come Baselli e Biraghi.

Una società votata al senso di appartenenza a partire dallo staff tecnico, dove trovano spazio ex giocatori del 'Citta'. Uno di questi è Andrea Pierobon, portiere e straordinario esempio di longevità: disputò l’ultimo match all’alba dei 46 anni ovvero un record nel professionismo italiano. Oggi risponde agli ordini di Roberto Venturato, allenatore dalla scalata in Lega Pro: nato nel 1963 in Australia da genitori veneti, riparò in Italia tra Treviso e Cremona complici gli impegni sportivi (ex centrocampista nelle serie inferiori) e un lavoro da promotore finanziario ad accompagnare i primi anni in panchina. Ormai votato al 4-3-1-2, pochi concetti ma buone idee, Venturato è un uomo pragmatico e dedito al lavoro: si issò subito in vetta al primo anno di B, campionato che lo premia ancora ai vertici senza mezze misure: 4 i pareggi all’attivo (meno hanno fatto solo Bari e Parma) mentre regna l’equilibrio tra vittorie (8) e sconfitte (6). Nonostante l’ultimo mese esaltante macchiato dall’harakiri contro l’Avellino, il Cittadella paga una relativa continuità di risultati. Al netto delle amnesie in casa, i granata sono un gruppo compatto e dai colpi a sorpresa: per informazioni chiedere al Palermo capolista battuto 3-0 a domicilio. Trasferta redditizia come da tradizione, campo esterno che non ammette cali né timori reverenziali come ribadito dai successi in Coppa contro Bologna e SPAL. Non sarà la prima volta all’Olimpico contro la Lazio, avversaria nel 2005 proprio agli ottavi di Coppa e vittoriosa 2-0. A precedere il raddoppio di Pandev fu Simone Inzaghi su rigore prima della staffetta con Tare, rispettivamente oggi allenatore e ds biancoceleste.

Musica e autostop

Le note che fanno ballare lo stadio di casa ad ogni gol sono quelle di Gigi D’Agostino, pioniere della dance italiana dagli anni ’90. Si danza sugli spalti e pure nello spogliatoio grazie a Litteri, attaccante e all’occorrenza Dee-Jay: le sue esultanze veicolano un calcio alla bandierina del corner, d’altronde ai tempi di Terni venne ribattezzato "Lu bomber pacio" (pazzo, guarda caso). Nella Primavera dell’Inter divideva il campo con Bonucci mentre tra le fila del Milan si affacciò Paleari, portiere che rischiò grosso occupando il posto di Ibrahimovic sul bus. Oro alle Universiadi nel 2015 e studente in scienze motorie, attività fisica piuttosto d’obbligo per l’italo-brasiliano Chiaretti tra corsa e autostop per non mancare a una partita nella scorsa stagione: arrivò in tempo contro il Latina grazie allo "strappo" di un tifoso mai così provvidenziale. A proposito di sostenitori, chi ricorda l’uno contro 40.000 in occasione di un Bari-Cittadella? Lui era Giuseppe Ferronato in arte Bepi, unico fan granata di scena al San Nicola poiché appassionato del suo Sitadea. Ci sono le reti (4) del terzino Salvi riscopertosi goleador e i ragazzi del vivaio (Varnier, Lora e Caccin), intoccabile capitan Iori come Scaglia e Schenetti fino al 20enne Kouamé, attaccante ivoriano transitato nella Primavera dell’Inter e autore di 5 centri in campionato. Giocava con la maglia di Maradona per le strade di Abidjan, Marchetti l’ha accostato più ad Asprilla rispetto a Drogba. I suoi sogni e quelli dei "Visionari" si rinnovano all’Olimpico sulla falsariga di "Non succede mai, ma se succede…". Come può non fantasticare la squadra più folle della Serie B?