23 giugno 1985, semifinale di Coppa Italia: un "altro" Icardi, molto meno bomber, decide il derby di Milano. Si chiama Andrea, è italiano e veste la maglia del Milan. Ecco la storia di quella partita
Gol così, solitamente, riescono ai rapaci dell’area di rigore, quelli a cui è meglio non concedere nemmeno un centimetro. Un gol calciando in scivolata, avventandosi sul pallone prima di tutti, in modo da anticipare i difensori pronti a chiudere e rubare il tempo al portiere. Marcatore Icardi, e la cosa non è una notizia; lo diventa, però, se l’Icardi in questione gioca nel Milan e con questa mossa decide un derby di Coppa Italia a favore dei rossoneri.
Storia di oltre 30 anni fa, quando Icardi era Andrea Icardi, mentre Mauro non era nemmeno nei pensieri di mamma Analia e papà Juan. Classe 1963, Icardi Andrea è un milanese doc, uno dei migliori prodotti del vivaio casciavit che, oltre a lui, sfornerà anche Filippo Galli e Alberico Evani. Al Milan non vive certo gli anni d’oro – dal 1980 al 1986 facendo esperienza di entrambe le retrocessioni – ma almeno ha la soddisfazione di fare il suo debutto in Serie A, appena diciottenne, con la maglia del club che l’aveva cresciuto. Succede il 25 ottobre 1981, avversario proprio l’Inter. Finisce 1-0 per i nerazzurri con gol di Oriali, il suo dirimpettaio a centrocampo. Lui, negli anni in rossonero, si arrangerà come mediano, ma anche da terzino: moto perpetuo e grinta da mordicaviglie che gli valgono il soprannome di “piccolo Vogts”, in onore al mastino tedesco, campione del mondo con la Germania Ovest nel 1974, che di nome faceva Berti. Giusto per continuare a scherzare coi santi, quelli nerazzurri. Pochi, pochissimi, i gol, cosa che a leggere oggi il cognome suona un po' come una contraddizione: con il Milan, in campionato, solo 5 in 117 partite tra A e B. E un altro in Coppa Italia.
Testa piena di ricci ma zero capricci, anzi: il sorriso smagliante sempre in bella mostra. Anche quando cambiano le maglie, la sua ‘figu’ è lì che ti trasmette allegria. Lascia il rossonero e abbraccia il nerazzurro (ma quello dell’Atalanta) nell’ambito dell’operazione che porta Donadoni al Milan, il primo colpaccio berlusconiano al quale si può far risalire l’inizio dell’epopea del grande Milan. Quella che Icardi si perse proseguendo la sua carriera tra Atalanta, Lazio e Verona, prima di emigrare in Australia, nel Marconi di Sydney.
La gioia del 23 giugno 1985, però, se la porterà per sempre dietro, stampata sul volto: che sia quella il motivo del suo sorriso? Il campionato si è già chiuso con la storica vittoria del Verona di Bagnoli davanti a Torino e Inter, quinto il Milan; resta la Coppa, dove i nerazzurri hanno superato i quarti ribaltando un 3-0 incassato a Verona (5-1 ai supplementari a San Siro), mentre il Milan ha eliminato la Juventus. In semifinale è derby.
L’Inter parte forte e dopo 25’ Altobelli ruba palla a Di Bartolomei, attardatosi in fase di impostazione, e serve il compagno di reparto Rummenigge: il tedesco si invola e fa 1-0. Passano appena 5’, però, e il Milan reagisce: dopo una prima conclusione murata dai difensori nerazzurri, Virdis si ritrova la palla sul piede, stavolta alzata di quel tanto che basta per impattarla perfettamente al volo, scagliando il tiro vincente dal limite dell’area “Springsteen”, così detta perché lì, solo due giorni prima, si era esibito il Boss, alla sua prima a San Siro.
Poi all’85°, nell’area opposta, si scrive un altro pezzettino di storia: con il suo 4 sulle spalle, l’Icardi che segnava pochissimo, dà il via all’azione partendo da metacampo e chiedendo la sponda a un compagno appostato al limite dell’area. Sul pallone di ritorno, la pensata da centravanti vero, con la conclusione allungandosi in scivolata che anticipa tutti e sorprende anche Zenga. Dovranno passare 10 anni (aprile 1995) prima che un altro Andrea segni in un derby (l’interista Seno, nel 3-1 per l’Inter), e addirittura più di 30 (15 aprile 2017, 2-2 il finale) prima che lo faccia un altro Icardi. Interista, argentino, Maurito.