Juventus-Milan, le chiavi tattiche della sfida

Coppa Italia

Federico Aquè

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La Juventus ha vinto entrambi i precedenti in campionato ma è stato il Milan ad alzare l'ultimo trofeo in palio: i principali temi tattici della sfida tra Allegri e Gattuso

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La finale di Coppa Italia sarà la settima sfida tra Juventus e Milan nelle ultime due stagioni. Il bilancio degli ultimi sei precedenti è chiaramente favorevole ai bianconeri, che hanno vinto quattro volte, di cui tre in campionato e una in Coppa Italia. Nell’unica occasione in cui c’era in palio un trofeo, la Supercoppa giocata a Doha a fine 2016, è stato però il Milan a spuntarla, ai rigori. La Juve ha vinto entrambe le partite giocate in campionato in questa stagione: all’andata diede una dimostrazione di superiorità piuttosto netta approfittando dello scarso equilibrio del Milan, nel pieno del periodo di sperimentazioni di Vincenzo Montella, al ritorno la partita è stata maggiormente in bilico e a risolverla furono gli ingressi dalla panchina di Douglas Costa e Cuadrado. Proprio l’ultimo incrocio, avvenuto appena 40 giorni fa, offre buoni riferimenti per provare a intuire come si svilupperà questa finale.

Come giocherà la Juve?

La flessibilità, la capacità di cambiare sistema con disinvoltura e di interpretare diversi spartiti a seconda delle circostanze, è tra le qualità principali della Juventus di Massimiliano Allegri, e per questo motivo prevederne le mosse è molto difficile. Nell’ultima sfida contro il Milan, Allegri ha schierato un 3-5-2 con le linee di difesa e centrocampo flessibili a seconda della posizione di Lichtsteiner, spesso molto alta in fase difensiva per pressare Rodríguez e più centrale del solito quando invece la Juve costruiva l’azione. Uno degli stratagemmi previsti da Allegri per avanzare palleggiando prevedeva infatti l’allargamento sulla fascia destra di Dybala, che a sua volta causava l’avanzamento di Lichtsteiner nello spazio tra Romagnoli e Rodríguez, con Khedira e Matuidi a presidiare le zone dietro i centrocampisti del Milan, pronti entrambi a inserirsi in area.

Dybala ha i piedi sulla linea laterale, Matuidi e Khedira si muovono tra il centrocampo e la difesa del Milan, Lichtsteiner è avanzato sulla linea di Higuaín.

L’allargamento di Dybala aveva facilitato lo sviluppo della manovra, ma al tempo stesso aveva tolto ampiezza agli attacchi bianconeri. La zona d’influenza preferita da Dybala resta infatti quella centrale, da dove l’argentino aveva oltretutto trovato il gol dell’1-0, smarcandosi alle spalle di Biglia su un passaggio filtrante di Pjanic. Non a caso, a cambiare la partita erano stati gli ingressi dalla panchina di Douglas Costa e Cuadrado, che, partendo molto larghi, avevano allargato il campo favorendo le due azioni decisive per il 3-1 finale.

Allegri ha giocato col 3-5-2 anche nell’ultima giornata di campionato contro il Bologna, bloccando Asamoah come terzo difensore centrale a sinistra e alzando Cuadrado sulla fascia destra. Il colombiano era stato titolare anche contro l’Inter, da terzino destro della difesa a 4.

Nonostante la squalifica di Chiellini, quindi, Allegri ha diverse alternative in difesa, come accennato dallo stesso allenatore livornese nella conferenza stampa della vigilia: «Sicuramente giocheranno due tra Rugani, Barzagli e Benatia se decideremo di fare la difesa a tre, ma non è detto. (...) Cuadrado ha fatto bene a Milano da terzino, ha avuto due letture sbagliate, ma può tranquillamente ricoprire quel ruolo».

La difesa a 3, di sicuro, consoliderebbe la fase di impostazione, che non sempre durante l’anno è stata fluida, ma il Milan non è quasi mai aggressivo sul primo possesso avversario e la presenza di un giocatore in più in zona arretrata potrebbe essere ridondante e limitare gli sviluppi nelle zone di campo più avanzate. D’altro canto, però, la difesa a 3 darebbe maggiore copertura difensiva permettendo di controllare meglio i tagli verso il centro del campo di Suso e Calhanoglu e assorbendo gli inserimenti di Bonaventura e Kessié.

La mappa dei passaggi juventina nell’ultima sfida contro il Milan: il pallone è circolato molto tra i tre difensori centrali e Pjanic, ma in zone più avanzate le connessioni tra i giocatori sono piuttosto deboli.

In avanti Allegri ha ancora di più l’imbarazzo della scelta. Recuperato Mandzukic, l’allenatore livornese potrebbe scegliere di attaccare i terzini del Milan con la fisicità del croato o con la qualità di Douglas Costa, o ancora scegliere entrambi rinunciando a un centrocampista o a Dybala.

La presenza dell’argentino farebbe guadagnare fluidità allo schieramento juventino, con gli scambi di posizione sulla fascia e, in caso di centrocampo a tre, l’allargamento di una mezzala a occupare le zone esterne lasciate libere da Dybala, un compito solitamente svolto da Matuidi. Allegri può inoltre contare su Cuadrado e Bernardeschi, che offrono ulteriori soluzioni sulle fasce. Insomma, gli incastri possibili sono tanti, e le qualità dei giocatori offensivi sono così variegate da lasciare davvero pochi punti di riferimento per studiare le contromosse con cui limitarle.

I cambi del Milan rispetto alla gara di campionato

È più semplice, invece, ragionare in anticipo su come giocherà il Milan. Rispetto alla recente gara di campionato contro la Juve, dovrebbero esserci solo due variazioni nell’undici titolare: Locatelli al posto di Biglia, che ha recuperato dalla frattura alle vertebre subita contro il Benevento ma non dovrebbe essere rischiato, e uno tra Cutrone e Kalinic al posto di André Silva, schierato dal primo minuto in campionato a Torino dopo i gol decisivi segnati al Genoa e al Chievo.

L’assenza di Biglia sposta ancora di più le responsabilità in impostazione sui piedi di Bonucci e Romagnoli. Rispetto all’argentino, Locatelli fa più fatica a smarcarsi e a fornire un appoggio sicuro a chi è in possesso, e quindi non sempre viene coinvolto nella circolazione bassa. Montolivo darebbe un contributo superiore, ma ha un’interpretazione del ruolo più cerebrale e compassata di Locatelli, che se, come sembra, sarà titolare, avrà un ruolo chiave per l’esito della partita, anche in fase difensiva. A lui sarà affidato infatti il controllo dei giocatori della Juve che si muovono tra le linee, e in particolare di Dybala, decisivo con le sue ricezioni ai fianchi o dietro Biglia in entrambe le partite di campionato.

Una situazione ricorrente per il Milan: Calhanoglu rientra sul destro e crossa dopo una ripartenza iniziata da Kessié, ma André Silva spreca con un colpo di testa che non inquadra la porta da pochi metri. È la migliore occasione avuta dai rossoneri nell’ultimo scontro diretto contro la Juve.

Il dilemma del centravanti, che ha accompagnato Gattuso durante tutta la sua gestione, dovrebbe invece risolversi in favore di Cutrone, dato per favorito rispetto a Kalinic. Dovesse giocare Cutrone, sarebbe il terzo centravanti diverso a partire dal primo minuto contro la Juve in questa stagione (nelle due gare di campionato hanno iniziato infatti da titolari prima Kalinic e poi André Silva). Nei due precedenti di quest’anno il Milan ha creato poco, ma sono stati proprio Kalinic e André Silva a sbagliare le due occasioni migliori. Gattuso in conferenza stampa ha sottolineato quanto sarebbe importante approfittare delle poche opportunità che lascia la Juve, e forse proprio per questo sembra orientato a scegliere l’attaccante che gli offre maggiori garanzie da questo punto di vista.

L’importanza delle sostituzioni

L’abbondanza di alternative ha spesso consentito ad Allegri di cambiare le partite con le sostituzioni. Gli ingressi dalla panchina di Douglas Costa e Cuadrado, ad esempio, sono stati la mossa decisiva nell’ultimo incrocio col Milan, ma in quasi tutte le partite in cui ha giocato l’esterno brasiliano ha avuto un impatto maggiore a partita in corso: nell’ultima giornata contro il Bologna ha servito i due assist decisivi per completare la rimonta sui rossoblù dopo il gol segnato da Verdi su rigore; contro la Sampdoria si è superato firmando tre assist in poco più di 45 minuti; mentre a Benevento ha chiuso la partita con il gol votato come il più bello del mese di aprile tra quelli segnati dalla Juve.

Douglas Costa è in un momento di forma così esaltante che sarebbe una sorpresa vederlo iniziare dalla panchina, ma anche entrando a partita in corso il brasiliano potrebbe essere comunque la chiave per sbloccare un risultato in bilico. Douglas Costa non sarebbe comunque l’unica carta che Allegri potrebbe giocarsi per cambiare il contesto, sia nel caso di un intervento conservativo per garantirsi maggiore protezione difensiva o rallentare i ritmi, sia nel caso in cui sia necessario aumentare il potenziale offensivo: Bernardeschi, Mandzukic e magari anche Cuadrado, se non sarà confermato nell’undici titolare come nelle ultime due partite giocate dalla Juve, lasciano ad Allegri ampi margini di manovra.

La profondità della rosa è ovviamente un requisito essenziale per cambiare le partite, ma pochi allenatori hanno la sensibilità di Allegri nella scelta del modo e del momento giusto in cui intervenire. La sua abilità nel cambiare il contesto a partita in corso, la sua gestione del tempo, è stata spesso decisiva durante la stagione e sarà uno degli aspetti chiave anche della finale di stasera.