Coppa Italia, Juventus-Milan rinviata a data da destinarsi: la decisione della prefettura

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Paolo Aghemo

Inizialmente prevista a porte aperte ma con limitazione per i residenti nelle regioni più colpite dal coronavirus (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna), la semifinale tra bianconeri e rossoneri è stata rinviata a data da destinarsi dopo un incontro in prefettura tra il prefetto Palomba, il Questore, la Sindaca Appendino e i rappresentanti della Juventus 

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Dietrofront! Juventus Milan non si gioca. Partita rinviata. Nel pomeriggio il Governo aveva preso in esame la possibilità di fare giocare la semifinale di ritorno di Coppa Italia a Torino a porte chiuse. Poi la decisione definitiva: non si gioca. Comunicazione trasmessa ufficialmente alla Regione Piemonte attraverso la prefettura. Una scelta presa dalle istituzioni a Roma dopo una valutazione del quadro generale dell’emergenza coronavirus emerso nelle ultime ore, in contatto con gli enti locali e ascoltati i pareri delle autorità scientifiche. La presidenza del consiglio ha così modificato in toto le indicazioni contenute nel decreto di domenica, che in base all’articolo 3 lasciava alla Regione Piemonte (così come alle altre non coinvolte nella proroga delle misure di emergenza) la facoltà di riprendere le attività scolastiche, ricreative e sportive. L’ordinanza regionale successiva aveva dato il via libera alla riapertura di cinema, teatri, musei e alla disputa a porte aperte di Juventus- Milan, seppure con le limitazioni governative, a proposito dei residenti nelle tre regioni in cui sono in atto misure urgenti di contenimento del contagio. 

 

Come dichiarato domenica sera dal presidente della regione Piemonte Alberto Cirio: “Juventus Milan si giocherà a porte aperte con delle limitazioni, come per tutte le partite che si disputeranno in Italia. Il Presidente del consiglio dei ministri ha stabilito che, per evitare gli spostamenti su eventi straordinari di persone che provengono da queste tre regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, ndr), il decreto contenga la disposizione che vieta possano seguire la propria squadra al di fuori delle loro regioni. Casi come quello dei tifosi dell’Atalanta in trasferta a Lecce non si verificheranno più fino a che le misure di contenimento saranno valide”

 

Il decreto del Governo di domenica annullava la sospensione della frequenza delle scuole per il Piemonte, lasciando però alla Regione la facoltà di decidere. E lunedì sera con un’altra ordinanza la Regione ha prorogato la chiusura delle scuole fino all’8 marzo. Restano invece aperti cinema, teatri e musei.  La decisione di non fare disputare la partita arriva invece dal governo ed è stata recepita dalla Regione. Dopo 48 ore cambia così di nuovo tutto: Juventus Milan non si gioca. Rinviata a data da destinarsi.

Juve-Milan rinviata: il comunicato della prefettura

Nel pomeriggio odierno si è tenuto in Prefettura il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica - presieduto dal Prefetto e con la partecipazione dei rappresentanti della Regione, oltre ai componenti ordinari: Sindaca, Questore e Comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

 

Nel corso della riunione l’Assessore Regionale alla Sanità ha riferito le risultanze e le valutazioni dell’Unità di Crisi della Regione Piemonte in merito alla situazione determinata dal cd “coronavirus” e alle misure precauzionali, nonché l’esigenza di evitare assembramenti massivi.

 

Nell’ambito della riunione, sentiti anche i Ministeri competenti, è stata condivisa l’adozione, da parte del Prefetto, dell’ordinanza contingibile ed urgente con la quale si dispone il differimento della partita di Coppa Italia Juventus – Milan, in programma nella serata del 4 marzo 2020.

Juve-Milan rinviata, le motivazioni del decreto 

E' stata la considerazione del "concreto rischio della diffusione incontrollata del contagio" tra i 40 mila tifosi che avrebbero potuto affollare domani sera l'Allianz Stadium a fare decidere per il rinvio di Juventus-Milan. E' quanto è scritto nell'ordinanza firmata questa sera dal prefetto di Torino, Claudio Palomba. Pur essendo già previsto il divieto d'accesso allo stadio per le persone residenti in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, provincia di Savona e Pesaro-Urbino, il dispositivo del prefetto evidenzia che a Torino era previsto "l'arrivo di numerosi tifosi per i quali non è possibile individuare con esattezza la provenienza, indipendentemente dalla residenza, in quanto potrebbe trattarsi di persone residenti anche in Piemonte, ma provenienti per motivi di lavoro o di studio, dalla aree di cui agli allegati 1,2 e 3 (del Dpcm firmato domenica scorsa, che riguarda le zone 'rosse e gialle' di diffusione del Coronavirus, ndr) con conseguente concreto di rischio per la pubblica e privata incolumità connesso al possibile ulteriore diffondersi del virus Covid-19"