Europa League, amarcord Atalanta: dal Malines a Reggio Emilia

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Luca Cassia

Ecco gli eroi della Dea di trent'anni fa, stagione incredibile per i nerazzurri immortalati con le figurine Panini

Prossimi all'esordio in Europa League contro l'Everton, i bergamaschi ritrovano la vetrina continentale a distanza di 26 anni. Il vero exploit risale alla Coppa delle Coppe 1987/88 quando, iscritta alla Serie B, la squadra di Mondonico arrivò ad un passo dalla finalissima di Strasburgo

Non sarà l’esordio assoluto a Reggio Emilia contro l'Everton, piuttosto la quinta partecipazione di sempre alle competizioni UEFA. Certo è che il ritorno dell’Atalanta in Europa a distanza di 26 anni rende merito alla squadra di Gasperini dai record frantumati nella scorsa stagione: 4° posto a quota 72 punti (40 in casa), 21 vittorie totali e 9 successi in trasferta dove ha accumulato ben 31 gol. Un’annata irripetibile quella dei bergamaschi esaltanti per gioco e interpreti, entusiasmo che riporta al passato quando i nerazzurri di Mondonico ribaltarono equilibri e pronostici. Un paradosso, magari, lontano trent’anni eppure indelebile nel ricordo dei tifosi e di una città intera. Era la Dea targata 1987/1988, iscritta alla Serie B eppure insuperabile in Coppa delle Coppe tanto da sfiorare la finalissima del torneo. Se quell’anno premiò outsiders come PSV Eindhoven e Bayer Leverkusen trionfanti nei massimi tornei europei, solo i belgi del Malines spezzarono la favola di Stromberg e compagni. Come il Cardiff militante in B nel 1969 eppure mina vagante in Europa, l’Atalanta condivide un primato mai registrato in chiave continentale.

Che impresa a Lisbona

Retrocessa dalla A in virtù del penultimo posto con 21 punti e Sonetti in panchina, qualificata in Europa complice la finale di Coppa Italia persa contro il Napoli scudettato di Maradona e destinato alla Coppa dei Campioni. Questo il curioso puzzle che concede la ribalta continentale all’Atalanta di Emiliano Mondonico, allenatore 40enne reduce dai traguardi alla guida di Como e Cremonese. Praticamente confermata la rosa dell’annata precedente con 16 superstiti, gruppo puntellato dagli intoccabili Piotti, Fortunato e Garlini tra gli altri senza dimenticare Glenn Peter Strömberg. Svedese iconico, capitano nerazzurro e simbolo del club per otto stagioni, amato incondizionatamente dai tifosi bergamaschi. Lui che aveva già disputato due finali continentali lancia la campagna d’Europa a distanza di 23 anni sul campo del Merthyr Tydfil, formazione dilettantistica gallese dove brilla David Webley, professione imbianchino e atteso dall’esame della patente tanto da saltare l’allenamento della vigilia. Al Penydarren Park due autoreti nerazzurre firmano la clamorosa vittoria (2-1) dei padroni di casa, estromessi con un rassicurante 2-0 all’Atleti Azzurri d’Italia. L’impegno in trasferta penalizza nuovamente la Dea nel turno successivo a Salonicco dove l’OFI Creta s’impone 1-0, pratica nuovamente archiviata in casa grazie a Nicolini e Garlini. Ai quarti di finale il tabellone riserva piuttosto una big come lo Sporting Lisbona, avversaria che nel 1963 eliminò i nerazzurri al debutto in Coppa delle Coppe. La rivincita va in scena già a Bergamo, fattore casalingo che esalta l’Atalanta con Cantarutti e Nicolini prima dell’impresa al José Alvalade: con tanti infortuni e davanti a 70mila tifosi, la squadra di Mondonico strappa l’1-1 con Cantarutti all’81’ e scatena la festa all’aeroporto di Orio al Serio al ritorno della squadra. Improvvisamente l’Italia si accorge della favola meno attesa.

Scoglio Malines

Eliminate Napoli, Milan, Inter e Verona, ultima portacolori rimasta in Europa nonostante la partecipazione alla B poi archiviata con la promozione al fotofinish, l’avventura dell’Atalanta ha dell’incredibile se consideriamo pure l’avvio in Coppa Italia (fuori al primo turno). "Non avevamo troppi consensi - ha ricordato Mondonico -, d’altronde eravamo una squadra di B che rappresentava l’Italia in Europa. Poi, però, eravamo rimasti gli unici". In semifinale l’incrocio è contro il Malines (in fiammingo Mechelen), rivale dove spiccano il leggendario portiere Michel Preud’Homme, il libero Clijsters padre della futura tennista ed il fratello maggiore del più noto Rambo Koeman, Erwin. All’andata passano 2-1 i belgi: apre l’israeliano Ohana e rimedia Stromberg, Nicolini si divora il sorpasso e viene punito da den Boer. A Bergamo il tempo si ferma per il secondo atto, match che richiama la stampa nazionale e accende i radar sull’Atleti Azzurri d’Italia. È il 20 aprile 1988, 37.500 i tifosi assiepati in ogni modo nell'impianto di Viale Giulio Cesare. Garlini su rigore al 39’ concede scenari gloriosi, vantaggio che per la regola del gol in trasferta vale la finalissima di Strasburgo contro l’Ajax. Sogni sfumati con il palo di Fortunato e la rimonta belga targata Rutjes-Emmers, entrambi a segno per il Malines poi trionfante in Coppa delle Coppe. "Se dovessimo rigiocarla non perderemmo più - ha commentato amaro Stromberg -, l’ho rivista una sola volta: quel fallo commesso su di me era dentro l’area almeno di mezzo metro. Sono convinto che avremmo vinto 3-1". L’ovazione dello stadio bergamasco rende comunque merito alla spedizione dell’Atalanta sospesa tra gli impegni di Serie B e le notti d’Europa.

Atalanta 1987/88, gli eroi trent'anni dopo

OTTORINO PIOTTI (portiere, 51 presenze). Eroe di Lisbona in quell’edizione, sei stagioni all’Atalanta (1984-1990) per lui che difese i pali del Milan anche in Serie B. Oggi 63enne è rimasto nel mondo del calcio: ex dirigente di Solbiatese e Voghera, si destreggia come procuratore e osservatore.

COSTANZO BARCELLA (difensore, 32 presenze). Bergamasco ed ex stopper prodotto del vivaio, fisico e ruvido, si è ritirato a soli 30 anni lasciando il segno anche a Cesena. Ci risulta abbia abbandonato l’ambito sportivo.

CARMINE GENTILE (difensore, 46 presenze). Solo omonimo del Claudio nazionale, salernitano classe 1954 e centrale di personalità, chiuse la carriera proprio a Bergamo al termine di quella stagione incredibile. È stato direttore generale dell’Atalanta negli anni ’90 durante la prima era Percassi.

CARLO OSTI (difensore, 7 presenze). Direttore sportivo di lungo corso, impegno che ricopre dalla metà degli anni ’90 soprattutto con Atalanta (quattro anni) e Sampdoria dove figura tuttora. Ex difensore, due scudetti con la Juventus e cinque stagioni in forza ai bergamaschi dove spiccò il salto in Serie A.

DOMENICO PROGNA (difensore, 47 presenze e 2 gol). Categoria estinta quella del libero, ruolo che il numero ‘6’ leccese coprì all’Atalanta per cinque stagioni prima di chiudere a Bari. Classe 1963, ha occupato panchine dilettantistiche nel Molise per poi seguire i ragazzi della Rappresentativa regionale.

GIANPAOLO ROSSI (difensore, 34 presenze). Mantovano di Viadana, sette campionati a Bergamo per un totale di 169 partite, fu vice di Mondonico dal 1996 al 1998 proprio all’Atalanta. In seguito ha intrapreso la carriera da allenatore nella provincia bergamasca con buoni risultati.

ANDREA SALVADORI (difensore, 28 presenze). Legato curiosamente ai nerazzurri solo nella stagione in B e in Coppa delle Coppe, lui che occupava la corsia sinistra nel pacchetto arretrato. Tornato nella sua Empoli, è stato proprietario di un’azienda produttrice di cartucce per stampanti prima di allenare in una scuola calcio di Montecatini.

VALTER BONACINA (centrocampista, 37 presenze e 3 gol). Idolo a Bergamo, città natale dove ha militato per dieci stagioni da giocatore senza dimenticare il triennio alla Roma. A lungo nello staff nerazzurro eccezion fatta per due anni a Foggia e una panchina in Serie A contro il Palermo, ha recentemente lasciato la guida della Primavera nerazzurra allenata per sette anni.

IVANO BONETTI (centrocampista, 30 presenze e 2 gol). Startup e imprenditoria per l’ex mediano classe 1964, strada intrapresa dopo un breve excursus da dirigente e direttore sportivo. Il suo presente è legato ad un’azienda che produce dispositivi per telefoni cellulari al fine di ridurre gli effetti nocivi delle batterie.

GIANMARIO CONSONNI (centrocampista, 27 presenze e 2 gol). Originario di Dalmine in provincia di Bergamo, andata e ritorno per l’ex centrocampista nerazzurro che oggi allena i ragazzi del paese. Cresciuto nel vivaio, verrà ceduto dopo quella stagione militando nelle categorie inferiori fino al ritiro nel 2000.

DANIELE FORTUNATO (centrocampista, 48 presenze e 7 gol). Attualmente coordinatore sportivo del Vicenza, club dove ha guidato la Primavera prima delle ultime panchine con AlbinoLeffe e Beira Mar, ha vestito anche le maglie delle squadre torinesi. Tuttavia si è legato soprattutto a Bergamo per cinque anni.

ANDREA ICARDI (centrocampista, 45 presenze). Nessuna parentela con il Maurito interista, d’altronde il piccolo mediano maturò al Milan prima di spostarsi tra Atalanta, Lazio e Verona fino a chiudere in Australia. Qui iniziò ad allenare il Marconi Stallion e oggi coordina a Sydney la Milan Soccer Academy Australia.

ELIGIO NICOLINI (centrocampista, 48 presenze e 13 gol). Autore dell’ultima rete in Europa dell’Atalanta, ex trequartista tecnico ed estroso, da giocatore esaltò il Vicenza prima dei bergamaschi da lui ispirati per cinque anni. Divenuto allenatore in provincia, è un volto noto tra le panchine della bergamasca.

CESARE PRANDELLI (centrocampista, 16 presenze). Non servono presentazioni per l’ex centrocampista bresciano, sei stagioni tra Juventus e Atalanta dopo gli inizi a Cremona. In panchina si è affermato in Serie A prima di guidare la Nazionale italiana, poi alterne fortune all’estero fino all’esilio dorato a Dubai.

GLENN PETER STRÖMBERG (centrocampista, 44 presenze e 4 gol). Unico straniero di quell’Atalanta, bandiera del club e pedina più rappresentativa, da appassionato di cucina italiana ha lanciato in Svezia un marchio di prodotti nostrani che porta il suo nome. Svolge il ruolo di commentatore televisivo ed è rimasto legatissimo alla sua Bergamo, dove vive e si sposta all'estero per gli impegni lavorativi.

ALDO CANTARUTTI (attaccante, 32 presenze e 7 gol). Protagonista a Lisbona come il portiere Piotti, friulano di Udine e centravanti di peso, ha continuato a lavorare nel calcio come osservatore e responsabile dell’area tecnica per Atalanta, Valencia, Lecce, Celta Vigo e Vicenza. Il suo ritorno alle origini ha alimentato l’amore per la campagna.

GIUSEPPE COMPAGNO (attaccante, 18 presenze e 3 gol). Ala rapida e frizzante, originario di Palermo e cresciuto a Zingonia, maturò quattro stagioni complessive a Bergamo prima di confinarsi nelle serie inferiori. Solo un assaggio da allenatore nelle categorie dilettantistiche siciliane.

OLIVIERO GARLINI (attaccante, 45 presenze e 22 gol). Bomber di quella stagione, lui che aveva già segnato con Lazio e Inter, poi allenatore nella sua Bergamo e quindi team manager a Padova. In seguito è tornato in panchina guidando i ragazzi in provincia oltre a calarsi come responsabile del settore giovanile nell’hinterland bergamasco. Si presta pure come opinionista per una rete locale.

EMILIANO MONDONICO (allenatore). Salutata l’Atalanta nel 1990, il "Mondo" ha maturato un lungo percorso in panchina ritrovando l’Europa con il Torino e specializzandosi in promozioni dalla A alla B. L’ultimo incarico manca dal 2012, tuttavia da allora si presta come opinionista televisivo.