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Torino-Wolverhampton, le chiavi tattiche della sfida

Europa League

Charles Onwuakpa

La squadra di Mazzarri e i Wolves condividono alcuni aspetti, ma giocano in maniera piuttosto diversa. I granata dovranno alzare il livello della loro fase offensiva per superare l'ultimo ostacolo prima dei gironi di Europa League. Diretta esclusiva dalle 21 su Sky Sport Uno

TORINO-WOLVES LIVE

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L'ultimo ostacolo per il Torino prima della fase a gironi dell'Europa League sarà il Wolverhampton, la squadra inglese allenata da Nuno Espírito Santo, ex tecnico del Porto e salito alla ribalta mediatica negli ultimi anni per i forti legami tra la proprietà cinese e Jorge Mendes, uno dei più famosi e potenti procuratori sportivi al mondo.

I Wolves hanno concluso la scorsa Premier League con un ottimo settimo posto da neopromossi, conquistando così il pass per i turni preliminari di Europa League, dove hanno sconfitto i nordirlandesi del Crusaders e gli armeni del Pyunik. A loro volta i granata, ammessi a tavolino dopo l'esclusione concordata del Milan dalla coppe europee, hanno battuto gli ungheresi del Debrecen e i bielorussi dello Shakhtyor.

A differenza del Torino, che esordirà in campionato domenica sera contro il Sassuolo, il Wolverhampton ha già disputato due partite in Premier League, pareggiando contro Leicester e Manchester United rispettivamente per 0-0 e 1-1.

Due modi diversi di interpretare il 3-5-2

Walter Mazzarri e Nuno Espírito Santo sono due allenatori che lavorano molto sui princìpi di gioco e la loro metodologia si traduce in due squadre dallo stile di gioco facilmente riconoscibile, sia nell'XI titolare che negli obiettivi tattici prefissati: pur condividendone alcuni, come l'utilizzo delle transizioni come strumento primario per creare occasioni o la volontà di orientare i contesti delle partite su un binario più diretto e fisico, nonché addirittura lo stesso modulo (il 3-5-2), Torino e Wolverhampton sono piuttosto diversi nella gestione di avversari e spazi in campo.

Durante la scorsa stagione i granata hanno mostrato un ottimo pressing alto, che cercava di costringere l'avversario a commettere errori tecnici nella propria metà campo. Quest'azione collettiva aveva lo scopo di innescare potenziali transizioni offensive di breve e media durata in zone avanzate e il Torino si orientava sull'uomo, risultando quindi una squadra piuttosto aggressiva e intensa in fase di non possesso.

La marcatura a uomo in realtà veniva applicata per tutto il campo, soprattutto a ridosso del proprio terzo difensivo, grazie a centrali di difesa molto abili nello spezzare la linea e giocare sull'anticipo, come Izzo e Nkoulou.

Secondo i dati Opta, lo scorso anno i granata hanno avuto l'indice di PPDA (ovvero il numero di passaggi concessi per ogni azione difensiva effettuata nella metà campo avversaria) più basso della Serie A con appena 8.5, mentre invece hanno subito circa 10 gol in meno (34) rispetto a quelli attesi (44.27) dal modello degli Expected Goals, rigori esclusi: il merito di questa overperformance è di Sirigu, che ha concesso circa 8 gol in meno di quelli attesi sulla base della qualità di tutti i tiri avversari effettuati nello specchio della porta.

Il Wolverhampton invece è una squadra più passiva, che pressa principalmente su situazioni statiche (rinvii dal fondo e rimesse laterali) e che in generale preferisce compattarsi in un blocco difensivo dal baricentro basso, orientandosi a uomo nel terzo di campo centrale e cercando di orientare la circolazione palla degli avversari verso le fasce. A ridosso del proprio terzo difensivo la struttura difensiva dei Wolves è interamente orientata a zona, cercando di comprimere gli spazi centrali e costringere gli avversari ai cross o tiri da fuori: questo tipo di atteggiamento è confermato anche dalle statistiche, con i Wolves che hanno registrato uno degli indici di PPDA più bassi nella scorsa Premier League (14.5), ma anche il quarto miglior dato per xG concessi su azione (27.74, una cifra in linea coi 26 gol effettivamente subiti).

Il grande merito di Espírito Santo è stato quello di creare una squadra difficile da scardinare e che ha messo in difficoltà molte big inglesi, affidandosi a lunghe transizioni di 50-60 metri per creare occasioni da gol.

Come difende il Wolverhampton

Il 5-3-2 del Wolverhampton in fase di non possesso contro lo United lunedì sera.

Le ripartenze sono lo strumento offensivo dei Wolves e vengono spesso condotte da Diogo Jota o Jiménez, due attaccanti mobili ma diversi per caratteristiche: il portoghese è una seconda punta più brevilinea e tecnica che spesso viene addirittura utilizzato come quarto di centrocampo in fase di non possesso, mentre il messicano è un centravanti più fisico, bravo a lavorare spalle alla porta e che ingaggia spesso duelli aerei con i centrali avversari.

A supporto dei due ci sono prevalentemente Dendoncker (un giovane centrocampista belga che agisce come box-to-box) e l'irlandese Doherty (una delle migliori rivelazioni nella scorsa stagione): quest'ultimo agisce come fluidificante di destra ed è nettamente più offensivo - e tecnico - di Jonny Otto, che invece agisce sul lato sinistro.
 

Il Wolverhampton occupa bene l'area sui cross

Una tipica situazione offensiva dei Wolves: sul cross di Doherty ci sono tre giocatori a occupare l'area di rigore.

La fase di possesso dei Wolves non è particolarmente elaborata e le azioni offensive si sviluppano velocemente: i tre centrali di difesa - Bennett, il capitano Coady e Boly - non hanno grando doti nell'impostazione dal basso e quasi tutti i palloni transitano per i piedi di Rúben Neves e João Moutinho, un doppio pivote che rappresenta un lusso a livello tecnico per una squadra di media classifica come il Wolverhampton. Il primo si occupa prevalentemente della distribuzione sul lungo ed è un eccellente tiratore da medio-lunghe distanze, ma ha anche un buon dinamismo che gli permette di coprire ampie porzioni di campo in fase di non possesso. Il secondo invece viene utilizzato per lo sviluppo sul corto grazie alla sua ottima resistenza al pressing e una buona capacità di smarcamento, riuscendo a dare le pause necessarie a uno stile di gioco altrimenti troppo caotico, in più è un valore aggiunto sulle situazioni di palla inattiva, un aspetto in cui i Wolves sono piuttosto temibili.

Lo scorso anno Espírito Santo ha puntato su un nucleo di circa 15-17 giocatori, ma quest'estate i Wolves si sono abbastanza rinforzati aumentando la profondità della rosa. Le principali riserve sono Adama Traoré (un'ala cresciuta nel Barça dall'atletismo debordante e con un dribbling di altissimo livello che il tecnico portoghese sta convertendo a tuttafascia per nasconderne i limiti decisionali negli ultimi 30 metri), Rúben Vinagre (un giovanissimo laterale mancino di buon prospetto) e Gibbs-White (jolly di centrocampo), ma sono arrivati anche Vallejo e Cutrone per dare più opzioni in difesa ed attacco.

Che partita dobbiamo aspettarci

Sulla carta sarà un match piuttosto equilibrato, particolarmente fisico e che si prospetta abbastanza povero di occasioni: nelle prime due giornate di Premier i Wolves hanno complessivamente racimolato solo 1.12 xG, riscontrando difficoltà nel risalire il campo in transizione e faticando a consolidare il possesso palla (meno del 35% contro Leicester e Manchester United).

Da questo punto di vista, la fase difensiva del Torino sembra adatta per limitare la pericolosità degli inglesi: grazie alla superiorità numerica concessa dalla difesa a tre, Izzo e Nkoulou potranno spezzare la linea in maniera aggressiva per anticipare le ricezioni di Diogo Jota e Jiménez, mentre un pressing alto ben coordinato costringerebbe spesso Rui Patrício al rinvio lungo.

Ci sono invece forti dubbi che i granata possano creare tante occasioni a difesa schierata e con il possesso palla nettamente a favore: lo scorso anno il Torino ha avuto una delle peggiori fasi offensive della Serie A, con un gioco rudimentale che si basava sui duelli ingaggiati da Belotti e il recupero delle seconde palle, oltre alle doti tecniche di un imprescindibile Ansaldi, che assieme a Ola Aina sarà chiamato a sfruttare l'ampiezza sistematicamente concessa dai Wolves.

In questo precampionato Mazzarri ha provato a lavorare sulla costruzione bassa apportando alcune modifiche allo scaglionamento del centrocampo, ma potrebbe non bastare per rendersi pericolosi in zona centrale contro una squadra così solida, soprattutto se Zaza dovesse venire preferito a Iago Falque o Berenguer, e se non dovesse arrivare il tanto necessario rinforzo di qualità sulla trequarti (Verdi).

La sensazione generale, quindi, è che saranno soprattutto gli episodi a fare la differenza in questo doppio confronto che vedrà di fronte due squadre sì di media classifica, ma con buone ambizioni per competere stabilmente in Europa League nei prossimi anni.