Il pensiero stupendo della Lazio inizia a prendere forma

C’era una volta una squadra che ha sempre visto ‘l’altra Europa’ come un affanno più che come un’opportunità. Aveva il primato delle partecipazioni, che però molto spesso facevano rima con delusioni. Curiosamente, ma neanche troppo, i risultati europei migliori li ha centrati in Champions League, dove ha raccolto due qualificazioni agli ottavi. Motivazione e atteggiamento diversi. Ecco, di quella squadra è giusto parlare al passato. Perché per la Lazio di oggi l’Europa League pesa e conta. Anzi il quarto posto in classifica in A dimostra che con una rosa all’altezza e le giuste rotazioni non è necessario scegliere una competizione a discapito di un’altra. Quando è arrivata in Champions, prima con Inzaghi e poi con Sarri, la Lazio è sempre stata eliminata nella fase a gironi o al massimo nel play-off. Rinunciare a qualcosa per raggiungerne un’altra; Baroni sta dimostrando che per la Lazio non è più un assioma. Il primato virtualmente raggiunto mettendosi alle spalle 35 squadre lo conferma. Il +7 di differenza reti rispetto all’Athletic Bilbao e all’Eintracht Francoforte, le uniche che potrebbero raggiungerla in testa, la mettono decisamente al riparo da clamorose sorprese. Già, le sorprese. La Lazio di sicuro lo è. Almeno riavvolgendo il nastro al giorno dei sorteggi. Non è sorprendente invece che oggi l’asticella delle ambizioni si sia notevolmente alzata. Percorso fin qui straordinario: 6 vittorie e 1 pareggio con 17 gol fatti e appena 4 subiti. Secondo miglior attacco del torneo e seconda difesa meno battuta. Anche la fase difensiva dei biancocelesti che in campionato sta mostrando qualche crepa, in Europa funziona e convince. Il passaggio diretto agli ottavi permetterà di avere un mese quasi del tutto libero da impegni extra-campionato, il primato invece inserirà i biancocelesti nella parte di tabellone più morbida, almeno sulla carta. Ecco perché un pensiero stupendo inizia a prendere forma dalle parti di Formello. La strada è ancora molto lunga e c’è l’impressione che qualche big non abbia ancora espresso del tutto il proprio potenziale. Eppure, il dominio dei biancocelesti in Europa autorizza a sognare, avendo ancora negli occhi il cammino dell’Atalanta di 12 mesi fa. Un exploit da prendere come stimolo e modello. Anche Baroni, di solito molto prudente nelle dichiarazioni, ha alzato il tiro. Alla prima stagione europea in carriera l’allenatore non ha fin qui sbagliato una mossa. Nella mentalità, nella preparazione delle partite e nelle scelte. Ha gestito quasi in modo scientifico il minutaggio dei suoi giocatori; in Europa tutti, o quasi, sono stati protagonisti. Con l’abbondanza in attacco e un centrocampo corto destò stupore a fine mercato la decisione di inserire Pedro e non uno dei nuovi acquisti Castrovilli nella lista per l’Europa. E invece anche quella scelta, condivisa con la società, fu lungimirante. Lo spagnolo è il capocannoniere del giovedì con 4 reti. Lui è il più esperto della rosa, ma contro la Real Sociedad per la prima volta è partito dalla panchina. Perché nella partita che ha garantito la qualificazione ai biancocelesti Baroni ha schierato il suo 11 più giovane. In campo i titolari avevano un’età media di poco superiore ai 26 anni. Una soddisfazione in più che rafforza il valore del progetto di ringiovanimento varato in estate dalla società. Un progetto triennale. Anche se a nessuno dispiacerebbe anticipare i tempi.

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Matteo Petrucci