Dall'esordio in Serie A alla fascia di capitano dell'Under 21 azzurra. Il centrocampista classe 1997 si racconta a "La Giovane Italia", in onda oggi alle 18.45 e alle 20 su Sky Sport Mondiali e alle 21.45 su Sky Sport24
Quando l'anagrafe dice che hai solo 21 anni, ma tutto il resto fa propendere per l'aver di fronte un uomo a 360 gradi. Rolando Mandragora sarà il capitano della Nazionale Italiana Under 21 che parte alla conquista dell'Europeo di categoria.
E quella fascia sul braccio, per lui e per uno come Di Biagio, vuol dire tutto. Senso di responsabilità, rispetto del gruppo, umiltà, capacità di sacrificarsi. Sin da quando il Genoa ti chiama, e tu, quattordicenne, devi trasferti in Liguria. A più di 800 km da casa. Con una famiglia che stravede per te. I figli "so piezz e core", si dice a Napoli. Rolando non fa eccezione. I suoi viaggi per diventare grande sono tutti da ascoltare. Perchè c'è dentro tutto. Aneddoti, racconti con spaccati di vita anche sofferta, ringraziamenti e soprattutto riconoscenza. Per mamma Flora e papà Giustino, ma anche per chi ha sempre avuto una parola di conforto per il ragazzino con da sempre la "testa di un grande".
Sembra sia passata una vita calcistica per Mandragora. Esordio nel 2014 contro la Juve e Pogba, il crack del momento. Una promozione col Pescara in A. L'esordio con la Juventus e poi la "gavetta" tra Crotone e Udine. Senza farsi mancare intermezzi con infortuni e stop dolorosi.
Ma le cicatrici sembrano avere un effetto rinvigorente sul talento mancino classe 97. Più gli metti ostacoli davanti, più riprendere a galoppare più forte. Come in Under 21. Saltato un ciclo finale per guai ad un piede, ora si presenta due anni dopo con i gradi di capitano nell'evento clou di giugno nel suo paese.
Se qualcuno si permette di scrivere libri annunciando come il bello debba ancora venire, ecco, Rolly può scrivere tanti capitoli calcistici da produrre un enciclopedia.