Federico Buffa Talks torna con Le Storie di Natale

«C’è una lingua universale che, un po’ come la musica, risuona in tutto il pianeta: lo sport, l’esperanto del mondo. Potente come le religioni, coi suoi rituali e le sue liturgie, lo sport racconta storie vere, storie che non mentono, che arrivano alla gente perché sono reali. momenti che ricordano altri momenti, legami che corrono sui fili delle emozioni e passano di generazione in generazione. E se ancora oggi, ascoltandole, avvertiamo lo stesso desiderio, lo stesso coinvolgimento emotivo è perché sappiamo che sono autentiche. Lo sport è come un viaggio, sospeso nello spazio che separa il successo dalla sconfitta, la gloria dall’oblio e la notte è la dimensione ideale per raccontarlo e lasciarsi trasportare». Questo è il manifesto di Federico Buffa Talks, la produzione originale firmata Sky Sport con lo storyteller sportivo per eccellenza, Federico Buffa, che, come da tradizione, non manca l’appuntamento nelle festività natalizie con una nuova puntata in due episodi in compagnia del direttore Federico Ferri. E con l’occasione speciale delle feste, il 26 dicembre, su Sky Sport Arena, riproporremo anche tutte le prime otto conversazioni. Dialoghi ricchi di momenti intimi e passaggi divertenti in cui non troveranno spazio solo racconti di imprese sportive, ma anche semplici spaccati di vita e intensi ritratti familiari. Un vero e proprio viaggio in compagnia di grandi protagonisti, la cui eredità è già scritta e pronta a conservarsi nel tempo, mentre ancora evocano le grandi gesta di chi li ha preceduti. Storie di Natale Lo sport, vissuto come rituale di speranza e di unione, è un regalo prezioso: ci lega a chi amiamo attraverso l’emozione di una vittoria, la forza di una sfida, il calore di una storia da raccontare. È questo lo spirito da cui si parte nel primo episodio della nona puntata, Storie di Natale disponibile dal 20 dicembre su on demand e Now. Un percorso fatto di racconti, di successi e riscatti che si intrecciano col potere dello sport di ispirare e unire, rendendo il Natale un momento perfetto per riflettere su imprese straordinarie e valori universali. Storie che fanno viaggiare e riuniscono, attorno al parquet o a un rettangolo verde, come attorno a un tavolo nei giorni di festa, in famiglia o tra amici. «Lo sport crea quella che definiamo la legacy, l'eredità, la tradizione» [Federico Ferri] Becoming “The Great One” Dal calcio al tennis è anche attraverso il desiderio di ricevere in dono a Natale la maglia o un oggetto del proprio idolo che si costruisce la legacy, l’amore per una squadra o per un campione, o, perché no, l’imprinting decisivo per costruire il cammino di uno sportivo, verso la consacrazione della propria carriera. Lo ha testimoniato proprio in occasione dell’ultimo Natale, il canadese Wayne Gretzky, vera leggenda della National Hockey League, soprannominato “The Great One”. Ospite di Spittin' Chiclets, il podcast di hockey su ghiaccio più popolare al mondo , Gretzky ha di recente raccontato che il più bel regalo di Natale mai ricevuto in vita sua fu, quando aveva cinque anni, la maglia del suo idolo: “Mr. Hockey” Gordie Howe. Tradotto, per i meno appassionati di questo sport, un po’ come se Messi a cinque anni avesse ricevuto in dono da Babbo Natale la maglia di Maradona . È iniziata così la leggenda di “The Great One” universalmente riconosciuto come uno dei più grandi hockeisti di tutti i tempi, con il suo nome inciso sotto le statue del Rexall Place di Edmonton e dello Staples Center di Los Angeles. «Noi siamo canadesi e da canadesi non avremmo potuto desiderare nulla di diverso a Natale» [Wayne Gretzky] I nonni di Gretzky, Anton e Maria, emigrarono dalla Russia in Ontario, stabilendosi in una fattoria dove coltivavano cetrioli. Wayne, primo di quattro figli, fin da piccolo aveva mostrato una passione innata per l’hockey. Durante le visite alla fattoria dei nonni, tutta la famiglia guardava insieme “Hockey Night in Canada”. Dopo il programma, la nonna si improvvisava portiere, mentre lui cercava di segnare con una piccola stecca che proprio i nonni gli avevano regalato. A due anni e mezzo iniziò a pattinare e a sei anni giocava già nella squadra cittadina con bambini di dieci. Nonostante la maglia fosse troppo grande, la infilava nei pantaloni dal lato destro, un gesto che divenne il suo marchio di fabbrica. La sua dedizione di Wayne era evidente: si alzava alle sette del mattino per allenarsi nel cortile di casa, andava a scuola e tornava subito dopo per continuare ad allenarsi fino all'ora di cena. A dieci anni, nel campionato scolastico 1971-72, stabilì il primo dei suoi impressionanti record, segnando 378 reti e fornendo 139 assist in 85 partite. Ha vinto 4 Stanley Cup. È detentore di 61 record in NHL, tra cui quello di detentore assoluto di punti totali; 9 volte miglior giocatore della stagione, di cui 8 consecutive; unico giocatore nella storia della lega a raggiungere oltre 200 punti in una stagione ; 10 volte miglior realizzatore della lega. Il suo numero, il 99, è stato ritirato il 6 febbraio 2000 per tutta la lega NHL: nessun giocatore di nessuna squadra della NHL potrà mai più indossarlo. Al MacWorld del 2007, nell'ultima slide al termine della presentazione del primo modello di iPhone, è sua la frase che compare alle spalle di Steve Jobs. È questa la storia di un bambino che sognava la maglietta del suo idolo ed è arrivato a ridefinire i canoni del suo sport e a ispirare nuove generazioni. Omaggio a due: Kaiser Franz & The Black Mamba L’occasione delle feste non consente però solo di scoprire storie inedite ai più, ma dà spazio anche a quelle più volte sfiorate, o solo carezzate. Concede, per esempio, l’opportunità di celebrare l’eredità di grandi leggende e fare spazio nell’elenco dei campioni raccontati, per aggiungere il nome di Franz Beckenbauer, uno tra i calciatori più vincenti di tutti i tempi, Campione del Mondo sia da giocatore nel 1974 in Germania, sia da allenatore della nazionale tedesca a Italia ’90, per omaggiarlo a un anno circa dalla sua scomparsa. Permette di rivivere momenti iconici, come la storica sfida tra Kobe Bryant e Shaquille O’Neal per la prima volta avversari nel 2004, nel giorno che per tutte le persone normali è solo il giorno di Natale, ma per gli appassionati di NBA è il Christmas Day. E il 25 dicembre 2004 è quello che Flavio Tranquillo, a inizio telecronaca con Federico Buffa definisce: “Un romanzo del passato e del presente”, perché dopo otto anni di successi con i Los Angeles Lakers, Shaq passa ai Miami Heat e affronta da rivale Kobe Bryant. Piuttosto noto è come nacque il feeling tecnico sul campo, meno lo sono le circostanze che portarono a consumare la frattura tra i due. In Storie di Natale Federico Buffa rievoca e svela come nacque l’astio tra i due ex compagni, almeno secondo i rumors e i tabloid americani e soprattutto come avvenne la rappacificazione. «Lo sport, come insegnava Nelson Mandela, va dove tutto il resto non arriva» [Federico Buffa] Billy, Simac, Tracer o Philips? L’Olimpia Milano degli anni ‘80 A proposito di basket e a proposito di momenti iconici, non può definirsi diversamente l’epopea dell’Olimpia Milano degli anni '80, che sotto la guida di Dan Peterson iniziò la cavalcata vincente che la portò dalla stagione 1984/85 portò alla conquista di tre Scudetti consecutivi e - dall’arrivo di Bob McAdoo – due Coppe dei Campioni di fila. Ripercorrere la storia di quella meravigliosa squadra anche attraverso l’incredibile partita della rimonta in Coppa contro l’Aris nel novembre del 1986 è l’occasione perfetta per compiere un viaggio nei mitici anni ’80. Gli sponsor vincenti identificano maglie e stagioni e si chiamano Billy, Simac, Tracer, Philips. Si alternano sul petto delle star americane Mike D'Antoni, Antoine Carr, Joe Barry Carroll, oltre al già citato McAdoo e di giocatori che hanno fatto la storia di questo sport in Italia, da Dino Meneghin a Vittorio Gallinari . La rimonta contro i greci dell’Aris consente alla Tracer di lottare fino alla fine e riportare la Coppa dei Campioni a Milano dopo 21 anni, grazie alla vittoria per 71 a 69, a Losanna, contro il Maccabi Tel Aviv B.C.. La Tracer bisserà il successo europeo anche l'anno dopo a Gand, sempre contro il Maccabi. Dimmi che sport ti appassiona e ti dirò che storia cercare Per chi volesse un suggerimento su quali storie di sport leggere o cercare al cinema durante le festività natalizie, il bonus track riguarda una storia che la redazione di #SkyBuffaRacconta avrebbe voluto raccontare già qualche anno fa, portata alla luce splendidamente da Giuseppe Cattozzella nel suo romanzo “Non dirmi che hai paura”, ora anche al cinema, nel film omonimo distribuito da Fandango. Si tratta della storia di Samia Yusuf Omar. La storia vera dell’atleta somala ha ispirato quel libro e oggi il film dal quale è tratto, uscito proprio agli inizi di dicembre nelle sale. La vicenda di Samia, atleta somala che sfidò i tabù del fondamentalismo islamico e riuscì a partecipare alle Olimpiadi di Pechino 2008, diventando un simbolo globale nella lotta per la libertà e i diritti delle donne è commovente e tristemente attuale, ma offre la possibilità di prendere per mano una storia di sport e proporla al grande pubblico per affrontare i temi più forti della Storia recente. “C’è nessuno?” Questa non è una favola, ma il protagonista è diventato quasi una leggenda. Non è riportata in un libro, ma c’è una vicenda calcistica che si tramanda da decenni, tanto da diventare ormai epica. È quella del portiere del Charlton, Samuel Bartram, che il giorno di Natale rimase solo nella nebbia a difendere una porta vuota. È il 25 dicembre 1937. A Stamford Bridge si gioca Chelsea vs Charlton Athletic. È freddo e c’è una nebbia da tagliare col coltello, la peggiore – si narra - dal 1904, ma si inizia a giocare comunque. I minuti passano e la nebbia diventa sempre più fitta, al punto che circa al 55’, sul punteggio di 1-1, l’arbitro decide di decretare la fine. Il brusio sugli spalti si fa sempre più ovattato, quel che si vede è solo parvenza di ombre, impossibile distinguere un compagno da un avversario, impossibile proprio vedere. Secondo quanto riportano le cronache dell’epoca, il Charlton in quel momento del campionato era “Una delle squadre in cima alla classifica, molto aggressiva e votata all’attacco”. Il portiere, Samuel Bartram, per tutti Sam, secondo il Daily Express, era un portiere con uno stile tutto suo, che inventava le parate. “Ti aspetti degli errori, ma invece ottieni emozioni.” Nelle ultime partite si era abituato ad avere pochi compagni attorno a sé, perché appunto la squadra giocava frequentemente in attacco. Per non cedere al freddo, andava su e giù lungo la linea di porta, tranquillo e contento all’idea che il Chelsea non riuscisse a superare la sua linea di metà campo. Evidentemente, nessuno ancora riusciva a segnare. Col passare del tempo però, non vedendo tornare in difesa nessuno, decise di fare qualche passo in avanti, fino al limite dell’area, provando a scrutare meglio qualcosa attraverso la nebbia, sempre più densa. Non riusciva letteralmente a vedere niente. Probabilmente pensò che la difesa del Chelsea fosse chiaramente in difficoltà. Dopo un bel po’ di tempo però, una figura emerse di fronte a lui dalla nebbia. Era un poliziotto. Lo guardava incredulo. «Bartram, cosa diavolo ci fai qui? La partita è stata sospesa almeno un quarto d’ora fa. Il campo è completamente vuoto!» L’arbitro aveva sospeso la partita, ma nessuno si era ricordato di avvisare lui. Per i tifosi del Charlton è diventato un eroe. Difese la porta del Charlton per oltre un ventennio. The Observer il giorno dopo la sua morte lo ricordò come “Il miglior portiere mai stato convocato per l’Inghilterra”. Detiene tuttora il record di presenze per il Charlton con 623 partite dagli anni '30 agli anni '50. Nel 1947 aiutò la squadra a vincere la FA Cup. Per questo, dal 2005 una statua in suo onore presidia il The Valley e tutti gli Addicks. Fissa lì. Come quel giorno fece con la sua porta nella partita contro il Chelsea. Il Christmas day del 1937, da quando per tutti lui per sempre fu il portiere della nebbia. Piccola curiosità: in rete circola una fotografia associata a questa storia. Ritrae un portiere fermo nella sua porta, solo in mezzo a una fitta nebbia. In realtà, l’immagine virale, spesso ricondivisa insieme a questo aneddoto è stata scattata decenni dopo e ritrae Jack Kelsey, portiere dell'Arsenal, durante una partita del 1954. La storia però rimane verissima. Fu Bartram stesso a raccontare l'episodio nella sua autobiografia, citata in seguito anche in un articolo pubblicato da ESPN e confermata da altri articoli contemporanei del 27 dicembre 1937 . Quando si dice “una storia da favola”, ammantata di un bel po’ di nebbia, senza sporcare troppo la verità. La favola di Sara È da favola, ma è tutta vera, infine, la parabola sportiva di Sara Errani, strepitosa protagonista di una stagione tennistica memorabile per l’Italia, capace di vincere in campo femminile, nello stesso anno, uno storico oro olimpico a Parigi, in coppia con la straordinaria Jasmine Paolini e la “Billie Jean King Cup”. La sua vicenda appassiona perché, tennisticamente, si può veramente definire “La donna che visse due volte”. Rappresenta simbolicamente il perfetto finale per un anno di sport straordinario, che ci ha regalato tanti momenti memorabili e che, chissà, tra un anno daranno spunto a nuove Storie di Natale, che un'altra volta ispireranno, faranno brillare gli occhi, accenderanno ricordi. Perché lo sport, proprio come un eterno Natale ogni anno regala sorprese e attimi indimenticabili. Nel trionfo o nella sconfitta, ogni evento sportivo, ogni gesto atletico, ogni nuova generazione di campioni, ci regala qualcosa di unico: la voglia di sognare ancora. Un’abbuffata di storie E per non smettere di farlo, l’appuntamento successivo è con un’altra tappa del viaggio. Protagonista del secondo episodio della nona puntata, disponibile dal 27 dicembre, sarà infatti Matteo Berrettini: un campione ritrovato, che dopo la strepitosa finale di Wimbledon nel 2021, è caduto ma nel 2024 ha finalmente saputo rialzarsi, fino a sollevare, da protagonista insieme a Jannik Sinner, la seconda Coppa Davis consecutiva vinta dall’Italia, dimostrando che credere in sé stessi, contro ogni difficoltà, è il dono più grande che possiamo ricevere. Ma durante le feste i regali di Sky Sport non finiscono. Per viaggiare non sempre serve muoversi: basta lasciarsi trasportare da una storia. Anzi… nove! Il 26 dicembre, infatti, su Sky Sport Arena dalle 6 alle 16 e su Sky Sport Uno da mezzanotte all’una sarà possibile rivedere tutti gli episodi con gli ospiti che si sono accomodati sul trono del Talk della “Casa dello Sport”. Comodamente seduti davanti a un televisore o in viaggio sui vostri dispositivi mobili, l’appuntamento per tutti è con la “Maratona #FedericoBuffaTALKS” - I campioni si raccontano: Gregorio Paltrinieri, Filippo Tortu, José Mourinho, Paola Egonu, Gigi Datome, Zvonimir Boban, Federica Brignone, Alessandro Del Piero e infine Matteo Berrettini. L’allenamento migliore per prepararsi a un nuovo anno di sport, in attesa del prossimo protagonista, che già vi sveliamo: non tarderà ad arrivare.

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