4 cose della Kings League che potrebbero funzionare anche nel calcio

Prima di posare uno sguardo un po’ più attento sulla Kings League, spinti dalla voglia di conoscere, lasciando che la curiosità sommerga il pregiudizio, bisogna chiarire una cosa importante: non è il calcio del futuro. Non lo è perché non punta ad esserlo, un po’ come il padel non ha mai pensato di soppiantare il tennis. Sono due cose distinte, che possono convivere e magari influenzarsi positivamente in alcuni aspetti, ma bisogna fare lo sforzo mentale di superare il preconcetto che il nuovo debba necessariamente sostituire il vecchio. All’Allianz Stadium di Torino nella serata del 12 gennaio 2025 si sono ritrovate 40.000 persone, un sorprendente sold out - sicuramente facilitato dai prezzi bassi dei biglietti - ma che mette un mattone importante in Italia dopo i 90.000 spettatori delle finali spagnole al Camp Nou nel 2023 e i 60.000 delle finali sudamericane all’Azteca l’anno scorso. Tra questi, molte famiglie. Figli che prendono letteralmente per mano i genitori e li trascinano in questo mondo, il loro mondo, il nuovo mondo. È questa la chiave principale: i figli hanno in mano i genitori, la Kings League ha in mano i figli. Una catena naturale che crea questo universo parallelo a metà tra il videogame e la realtà, una connessione generazionale, un crossover che porta Paolo Bonolis e Jake Paul nella stessa stanza. O che porta Er Faina, personaggio social, a dare il cambio in porta a Gigi Buffon. O ancora Kenan Yildiz a schiacciare il tasto di un cannone che spara il pallone in campo per il calcio d’inizio. O ancora Mahmood - due volte vincitore di Sanremo - a fare 15 minuti di concerto live pre-finale, chiusi guidando le due squadre in campo sulle note di ‘Soldi’. Puro entertainment. Puro show. Non è un aggiornamento dell’app ‘calcio’, è una creatura disegnata su misura per le nuove generazioni. In questo contesto si incastra la netta sensazione che i padri vogliano far parte del movimento anche per soddisfare i figli, per avere qualcosa da condividere. Perché magari hai fatto la storia della tv e sei stato il capitano della Juventus, ma oggi per tuo figlio sei un mito perché fai la Kings League. Un’idea di un enorme cervello che venendo dal mondo del calcio ha capito che la Gen Z aveva bisogno di un prodotto nuovo - che si prendesse meno sul serio e che unisse più mondi da affiancare al sacro pallone. L’idea di Gerard Piquè, uno talmente libero mediaticamente da essersi presentato all’Allianz con una maglia vintage della Juventus, di Platini, offrendosi così senza scudi, recitando in prima persona un ruolo all’interno di questo show. Proprio Piquè - in un’intervista con Sky Sport - ha sottolineato come i discorsi calcio e Kings League vadano tenuti separati. Qui però vogliamo andare oltre e provare a rispondere a una semplice domanda: c’è qualcosa del mondo Kings League - tra regole e intrattenimento - che farebbe bene al calcio? ESPULSIONE A TEMPO In Kings League, i colori dei cartellini sono sempre gli stessi del calcio: giallo e rosso. Quello che cambia, però, è l’effetto del cartellino stesso. Infatti, l’ammonizione della Kings League è di fatto un’espulsione temporanea, una sorta di ‘power play’ mutuato dall’hockey. Un giocatore abbandona il campo per un periodo di 2 minuti, lasciando la sua squadra in inferiorità numerica. In realtà, sono anni che anche nel calcio si parla dell’espulsione a tempo: qualche mese fa l’IFAB ha dato l’ok per la sperimentazione della nuova regola . L’idea sarebbe quella di punire un giocatore per proteste eccessive o per un fallo tattico, ‘espellendolo’ temporaneamente per 10 minuti. Ci sono già realtà nel calcio giovanile dove l’ammonizione ‘Kings League style’ è già realtà: la FA inglese l’ha introdotta nel 2019 in tanti campionati giovanili. Sarebbe molto più difficile , invece, vedere nel calcio il cartellino rosso della Kings. Nella competizione di Piquè – infatti - se un giocatore viene espulso lascia la squadra in inferiorità numerica per 5 minuti, poi può essere sostituito da un compagno, ristabilendo la parità. SHOOTOUT Chi si ricorda degli shootout nelle competizioni di calcio estivo? Sono stati anche uno degli aspetti più iconici delle vecchie edizioni della MLS, visto che comunque è un formato che esalta la tecnica e fa salire la tensione. In Kings League un giocatore parte da centrocampo e ha 5 secondi per concludere a rete. Nel calcio – aumentando ovviamente il tempo a disposizione – gli shootout potrebbero essere una soluzione da non sottovalutare. Magari potrebbero sostituire i rigori nella fase a eliminazione diretta dei grandi tornei, magari sarebbero la giusta punizione per quei falli per cui un rigore sarebbe una pena troppo severa. È bello assistere a uno shootout perché mette alla prova non solo i tiratori ma anche i portieri, che devono affrontare una situazione più dinamica rispetto a un rigore. Ovviamente, introdurre gli shootout richiederebbe adattamenti regolamentari, ma sicuramente non snaturerebbe troppo l’essenza del gioco. VAR ‘TRASPARENTE’ In Kings League, il VAR entra in gioco nelle solite quattro fattispecie del calcio. E fin qui, nulla di nuovo. Le diversità iniziano ora, perché in Kings gli spettatori possono ascoltare in tempo reale i dialoghi tra arbitro e sala VAR, rendendo trasparente al massimo il processo decisionale che ci sta dietro. È difficile che questa esatta cosa possa capitare nel calcio, ma si parla da tanti anni della possibilità che l’arbitro possa spiegare la decisione al pubblico, come effettivamente succede in tanti altri sport. In Inghilterra, la storica prima volta è appena avvenuta: in occasione della semifinale di Carabao Cup tra Tottenham e Liverpool, Stuart Atwell ha spiegato a tutti gli spettatori le ragioni dell’annullamento del gol di Solanke. La direzione è quella giusta: chissà se arriveremo ad ascoltare direttamente live i dialoghi tra arbitro e VAR. TEMPO EFFETTIVO Si parla da tanti anni di una possibile svolta in questo senso, e il motivo è semplice: il tempo di gioco dovrebbe essere uguale per tutti. Se guardiamo i dati delle partite di campionato, ci sono squadre che giocano poco più di 40 minuti, altre 50 e altre che ne giocano quasi 60. È giusto che il tempo a disposizione non sia lo stesso ? È una domanda a cui i vertici del calcio stanno cercando di dare una risposta. Soprattutto post-introduzione del VAR, che rosicchia altro tempo. Se è difficile una rivoluzione totale passando al tempo effettivo, una prima soluzione potrebbe essere l’utilizzo del tempo semi-effettivo, come capita in Kings League, dove il cronometro si ferma solo in determinate situazioni. Ad esempio gli infortuni, le review VAR e tutte quelle volte che l’arbitro lo ritiene necessario. Il cronometro scorre invece quando la palla esce. Sicuramente ci sarebbe più equità, garantendo che il tempo da giocare si avvicini sempre più a quello vero. Calcio e Kings League devono rimanere discorsi differenti ma, tra queste due rette parallele, si possono costruire dei ponti. Scartando i pregiudizi, ci si può dare la mano. Un po’ come fanno i figli con i papà quando gli chiedono di giocare insieme.

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