Lautaro Rivero conosce perfettamente la sua strada

“¡Alfajores!, ¡Alfajores!, ¿Quieren alfajores?, ¡Coman alfajores!”. A gridare così, per le strade di Buenos Aires, è un ragazzo di nome Lautaro Rivero. Ha 19 anni, sotto al braccio una scatola piena di ‘alfajores’, tipici biscotti argentini, e nel cuore un sogno: riuscire a diventare un calciatore e aiutare la sua famiglia. Lautaro è un ragazzo come tanti, per anni la sua vita si divide tra gli allenamenti e gli ‘alfajores’ venduti ai semafori. Due anni dopo, quello stesso ragazzo siede nello spogliatoio della nazionale argentina accanto a Leo Messi. Lautaro non è più ‘uno come tanti’, è un giocatore dell’Argentina. E il suo sogno è realtà. Rivero nasce il 1° novembre del 2003 a Moreno, una cittadina poco distante da Buenos Aires. Ha cinque fratelli e la sua è una famiglia “umile e dedita al sacrificio”, come l’ha definita lui stesso. È da sempre innamorato del calcio: inizia a giocare per le strade del suo quartiere e la sua prima squadra è il Los Halcones, un club distante solo pochi isolati da casa sua. Passa per il Villa Luro Norte e La Victoria e poi a 14 anni entra nelle giovanili del River Plate, dove cambia ruolo. Da ragazzino gioca a centrocampo ma gli allenatori del settore giovanile dei Millonarios non hanno dubbi: è alto, forte fisicamente e attento, deve giocare in difesa. E proprio dal centro della difesa inizia il suo volo. Forte caratterialmente, è il capitano in quasi tutte le categorie giovanili. Nel 2021, ad appena 17 anni, arriva nella seconda squadra del River, dove con il tempo riesce a ritagliarsi il suo spazio. Ma nel 2023, quando ha quasi 20 anni, il suo percorso sembra subire una brutta frenata. Il suo contratto giovanile è in scadenza e del primo contratto da professionista non c’è traccia. Rivero prova a non pensarci e continua con la sua vita di sempre: famiglia, calcio e ‘alfajores’ venduti per strada. Poi la svolta. Tra un biscotto e un allenamento, a ottobre del 2023 firma il suo primo contratto con il River. Con lui ci sono anche mamma e papà, a cui deve tutto. In terza divisione, con la seconda squadra del River, è ormai una certezza, ma tra i ‘grandi’ ancora non c’è spazio. Rivero capisce che deve andare a giocare altrove e si trasferisce in prestito al Central Córdoba. Lontano da casa, lontano dalla famiglia, lontano dai ‘suoi’ biscotti, Rivero diventa grande. Esordisce in Primera Division, diventa titolare, perde il posto e lo riconquista: a fine 2024 festeggia la vittoria della Copa Argentina, nei primi mesi del 2025 si impone come uno dei centrali di difesa di maggiore prospettiva di tutto il campionato. A maggio termina il suo prestito e Rivero parte con il River per il Mondiale per Club. Minuti giocati? Zero. Sembra destinato a ripartire. E invece questa volta la storia cambia. In allenamento Rivero riesce a conquistare la fiducia di Marcelo Gallardo, che gli concede sempre più minuti in campo. Il 9 agosto esordisce con la maglia del River al Monumental. Realizza il suo sogno, ma sembra quasi non accorgersene. La pressione gli è sconosciuta, gioca con la stessa tranquillità di quando tirava i primi calci al pallone per le strade di Moreno. I tifosi Millonarios, invece, si accorgono subito di lui. Colpisce per il suo temperamento. Combatte su ogni pallone, in ogni contrasto, per ogni centimetro: non si arrende mai. In poco tempo diventa titolare e il nuovo idolo de ‘La Banda’. Passano poche settimane e si accorge di lui anche Lionel Scaloni, il Ct dell’Argentina. Il 3 ottobre 2025 Rivero è convocato per la prima volta in nazionale: sarà con Messi e gli altri campioni del mondo per le amichevoli contro Venezuela e Porto Rico. Dai semafori di Buenos Aires allo spogliatoio dell’Argentina, in due anni la vita di Lautaro Rivero è cambiata per davvero. La sua strada, però, non finisce qui: è solo cambiato il semaforo a cui si è fermato.

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Lautaro Rivero conosce perfettamente la sua strada

Emiliano Tomasini