Truffatore o Robin Hood? Una storia vera che arriva dal Sudafrica

Il Mamelodi Sundowns FC è una delle quattro squadre africane che stanno partecipando al Mondiale per Club. Dopo la vittoria di misura all’esordio contro i coreani dell’Ulsan Hyundai, ha sorpreso anche il Borussia Dortmund: tre punti per i tedeschi, sì, ma con il risultato di 4-3. Eppure, la squadra più titolata in Sudafrica - 18 campionati vinti - non sarebbe mai arrivata fino in America a sfidare le migliori squadre al mondo se non fosse stato per... una truffa! Torniamo indietro di quarant’anni, nel 1985: il Sudafrica è nel pieno regime apartheid e non esiste un’unica federazione che gestisca il calcio a livello professionale. Ce ne sono tre: la NFL, composta in gran parte da bianchi e nota per attirare veterani britannici, convive con la NPSL e con la FPL, che si proclamava ‘non razziale’. Inoltre, il Paese è sotto sanzioni Fifa come conseguenza del regime di segregazione razziale che va avanti dalla seconda metà del Novecento. Insomma, non una situazione così florida per lo sviluppo di questo e dello sport in generale. In quell’anno, però, nasce la NSL , una lega che unisce le squadre più forti della nazione, indipendentemente dal colore della pelle. Tra queste c’è anche il Mamelodi Sundowns FC, iscritto dal nuovo proprietario Mahobe Zola anche se stava per retrocedere nel campionato NPSL. Mahobe Zola, detto anche Mr Cool per il suo gusto nell’apparire con vestiti e accessori costosi, è un imprenditore sudafricano di Soweto che si ‘è fatto da solo’: il primo lavoro come operaio generico, poi una piccola attività legata all’informatica e infine un’agenzia di viaggi. Sposato con Snowy Moshoeshoe - impiegata di una banca che tornerà più avanti in questa storia - ha la passione per il calcio fin da bambino, quando si intrufolava allo stadio per vedere le partite dei Moroka Swallows invece che tenere d’occhio l’auto dello zio nel parcheggio. All’epoca un calciatore in Sudafrica percepiva tra i 200 e i 300 rand al mese, tra i 110 e 160 dollari, ma senza veri e propri contratti. Mahobe, invece, comincia il suo mandato acquistando a suon di cifre spropositate i calciatori più forti del campionato, in particolare dagli Orlando Pirates e dai Kaizer Chiefs, le squadre più conosciute: Mike Mangena, per esempio, viene ingaggiato con un contratto da circa 40.000 rand. A distanza di anni la stampa locale parla di un impatto economico simile a quello dell'Abu Dhabi United Group sul Manchester City. Ma non è finita qui, Mr Cool vuole far diventare i giocatori delle vere e proprie star, facendole conoscere al grande pubblico tramite la televisione e cambiando totalmente i colori sociali della squadra: maglia gialla e pantaloncini blu in riferimento alla Seleçao e ‘brasiliani’ come nuovo soprannome. Mahobe convince anche Stanley ‘Screamer’ Tshabalala - colui che diventerà il primo commissario tecnico del Sudafrica dopo la riammissione della Fifa - a lasciare il Blackpool per sedersi sulla panchina della sua società: “Mi pagò 40.000 dollari, all’epoca etano tanti soldi”. In patria diventano famosi non solo per gli enormi investimenti, ma anche per lo stile di gioco spregiudicato - e poco tattico - con cui umiliano gli avversari, ribattezzato ‘shoe, shine, and piano’. Nel frattempo, Mahobe costruisce anche un piccolo impero commerciale che comprende hotel, appartamenti di lusso, enoteche, perfino catene di macellerie. Il primo successo sportivo arriva nel 1986, quando il Mamelodi Sundowns FC alza la Mainstay Cup e anche in questo caso non si bada a spese: il proprietario regala a tutta la squadra, mogli e fidanzate comprese, un viaggio a Londra per assistere alla finale di FA Cup tra Liverpool ed Everton. Una trasferta culminata con un’amichevole clandestina contro il Crystal Palace: per eludere il boicottaggio sportivo imposto durante l’apartheid, si improvvisano porte con bidoni della spazzatura e l’arbitro è un allenatore della squadra stessa. Il risultato? Un sorprendente 2-2 a rafforzare ancora di più la ‘leggenda’ di Mahobe in Sudafrica. Nella bacheca si aggiungono la BP Top Eight, la JPS Cup e la Castle League Championships, che significano altri premi in denaro o in Bmw per i calciatori. I soldi sono così tanti che a un certo punto Mahobe si permette di fare un prestito per aiutare i rivali degli Orlando Pirates, squadra che tifava da bambino. "Tutto questo era legale? Nemmeno per sogno!" come dice Leonardo Di Caprio -nei panni di Jordan Belfort - in The Wolf of Wall Street guardando negli occhi lo spettatore e rompendo la quarta parete. Tra le appariscenti passioni di Mr Cool ci sono anche le auto di lusso. In particolare, ha una fissazione per la Mercedes-Benz 500SEL, che decide di comprare mentre si trova Germania, con il solito iter: bonifico dalla banca tramite l’autorizzazione della sua impiegata di fiducia, nientemeno che Snowy Moshoeshoe, sua moglie. Quel giorno, però, Moshoeshoe è in congedo e la Standard Bank si accorge di un piccolo dettaglio: in quattro anni i due hanno rubato circa 3 milioni di dollari. Come? Mahobe inviava le richieste di bonifico - inizialmente per cifre contenute, poi sempre più alte – e Moshoeshoe le eseguiva, prelevando i fondi dai conti di ignari correntisti. Ecco perché i soldi sembravano non finire mai. Mahobe scappa così in Botswana e solo dopo nove mesi di caccia all’uomo viene arrestato ed estradato. Al ritorno in Sudafrica, durante il processo, afferma di non essere al corrente di quanto accaduto, i soldi secondo lui provengono da proprietà vendute in Lesotho da alcuni parenti. Moshoeshoe si dichiara invece colpevole: il primo riceve una condanna di 16 anni, la seconda di 10, ma entrambi sconteranno meno della metà della pena. E il Mamelodi Sundowns FC? Passa nelle mani della Standard Bank, la vittima degli inganni di Mr Cool, poi acquistato dai gemelli Krok, due imprenditori bianchi di Pretoria, che continuano il progetto di Zola Mahobe mantenendo l’ossatura della squadra e vincendo 6 campionati, 2 Coppe del Sudafrica e 4 Coppe di Lega fino al 2003, anno in cui cedono la società a Patrice Motsepe, potentissimo uomo d’affari nel settore minerario sudafricano. Con il cambio di proprietà, Mahobe rientra nel club, ma resta dietro le quinte come dirigente e consulente. E con l’arrivo di Hristo Stoichkov in panchina sembra di tornare indietro nel tempo, a metà anni Ottanta, quando tutto sembrava possibile. Stavolta, però, senza nessun inganno. Nel 2010 Mahobe muore per un cancro, appena nove giorni dopo Nelson Mandela. Nonostante i crimini e la condanna, per molti resta ancora il Robin Hood dell’apartheid - rubare dai conti corrente dei bianchi per dare ai neri - e il vero apripista per lo sviluppo e la crescita del calcio sudafricano, visto che il modello Mamelodi Sundowns FC è poi diventato la normalità. ‘Sky is the limit’ recita il motto dei ‘brasiliani’, che contro la Fluminense al Mondiale per Club può ancora sognare la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta, realizzando il sogno postumo di Mr Cool: diventare la squadra più forte e conosciuta in Sudafrica.

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Truffatore o Robin Hood? Una storia vera che arriva dal Sudafrica

Andrea Molinari