Continuità, novità e... L'analisi tattica della prima Inter di Chivu

Lo diciamo in anticipo e chiaramente: l’Inter di Chivu non c’è ancora. Come è prevedibile – e giusto – che sia: non possono bastare una manciata di allenamenti e una partita in America contro il Monterrey per vedere con chiarezza le idee del nuovo allenatore. Soprattutto se pensiamo alla condizione psico-fisica dell’Inter: una squadra piuttosto stanca sotto tanti punti di vista. Però c’è un però: lo stesso Chivu alla vigilia aveva detto in conferenza che ‘qualcosina’ si sarebbe già visto all’esordio del Mondiale, e allora ci fidiamo e proviamo a capire cosa. Tenendo sempre in mente che per fare valutazioni più approfondite è ancora presto. ROTAZIONI E FLUIDITÀ Parole di Chivu: “li abbiamo messi in difficoltà con le rotazioni”. Ed è proprio l’aspetto della fluidità che può rappresentare uno degli elementi di maggiore continuità con Inzaghi. In questi anni siamo stati abituati a vedere difensori in attacco, centrocampisti essere gli ultimi uomini e così via. È stata forse l’innovazione tattica più decisiva dell’Inter di Inzaghi, e Chivu vuole sicuramente ripartire da qui. Contro il Monterrey il possesso poteva essere sicuramente più fluido, ma dubitiamo che Chivu si sia già preoccupato... Questo è il classico esempio: punte vicine e Bastoni che fa praticamente il trequartista, con Barella che è pronto a inserirsi. Classica giocata da ‘Inter di Inzaghi’. Da questa azione arriverà il gol annullato a Lautaro. CAMBIO SISTEMA Quante volte era stato rimproverato a Inzaghi di schierare l’Inter solo con il 3-5-2? Sappiamo che nel calcio di oggi parlare di sistemi lascia il tempo che trova : sono i principi di gioco a farla da padrone. Principi che vanno a prescindere dal sistema di gioco. Ma al netto di questo discorso, contro il Monterrey abbiamo visto più spesso uno o due uomini dietro gli attaccanti, ed è sicuramente un aspetto interessante. Qui si nota bene la costruzione dell’Inter una volta entrato Sucic: mediana a due con Barella... ...e l’assetto coi due 'trequartisti': c’è Zalewski che riceve palla, e Lautaro che agisce un po’ più defilato rispetto a Thuram, con Henrique e Dimarco larghi. NUOVO ASSETTO SUI PIAZZATI Tra tutto quello che abbiamo osservato stanotte, questo è stato sicuramente il tema di maggiore rottura col passato. Chivu ha spiegato che ha concordato questa idea coi suoi giocatori: cambiare atteggiamento sulle palle inattive. Se i piazzati a favore sono stati la forza dell’Inter 24/25 , quelli contro sono stati spesso un tasto dolente. L’Inter è passata da concedere 0,18 xG nel 23/24 a 0,25 xG nel 24/25 sulle palle inattive. Era la migliore della Serie A 23/24, è stata 'solo' la 5^ questa stagione. Chivu ha spiegato di averlo fatto perché - difendendo a uomo - gli avversari ti studiano facilmente. Comunque – uomo o zona che sia – l'Inter ha preso gol da Ramos su palla inattiva... Qui si vede la disposizione a zona dell’Inter sul corner del gol di Ramos... ...che poi sfrutta un blocco e riesce a prenderla. Situazione che però va a prescindere dalla marcatura a uomo o zona, visto che lo spagnolo era marcato a uomo da Acerbi ma è stato perso per quel blocco non letto. PRESSIONE ALTA Questo è uno degli aspetti più stuzzicanti di tutti. Perché l’Inter l’anno scorso ha fatto un grande lavoro sulla pressione e la riaggressione: è passata da avere dati 'normali' a dati tipici di una squadra con un atteggiamento aggressivo senza palla. E questi numeri lo dimostrano: intensità ed efficacia del pressing sono state migliorate, così come la produzione offensiva sui recuperi alti, dove è stata la migliore della Serie A 24/25. Contro il Monterrey l’Inter è stata aggressiva, ha difeso in avanti e – come ha evidenziato Chivu – ha tolto ai messicani il gioco diretto. Questo è l’atteggiamento dell’Inter sulla costruzione avversaria: molto aggressivo. Lautaro si gira anche per vedere se viene seguito dai compagni. Ottima pressione di squadra... ...che costringe il Monterrey a lanciare lungo: tante maglie bianche nel terzo offensivo. Rimanendo sull’aspetto senza palla – al di là del Monterrey - sarà ovviamente molto interessante capire che atteggiamento vedremo nella prossima Inter. Questione non facile da inquadrare, visto che il Parma di Chivu e l’Inter di Chivu partono da basi molto diverse: obiettivi, rosa e aspettative non potrebbero essere più differenti. Con il Parma, Chivu si è salvato per un’ottima fase difensiva: se consideriamo i gol subiti senza rigori, solo 4 squadre hanno fatto meglio. È stata una delle top come xG concessi, come xG per tiro concesso e come xG concessi da calcio piazzato. E i risultati sono arrivati: prima di lui, il Parma era la peggior difesa della Serie A. È riuscito a fare punti contro tante big e non ha mai perso con più di un gol di scarto. Risultati che sono stati possibili grazie a un atteggiamento preciso senza palla: il Parma di Chivu non pressava mai. In realtà, il Parma pressava poco con Pecchia, ha pressato poco con Chivu. È diminuita la riaggressione: una volta persa palla, il Parma di Chivu si ricacciava indietro per non subire transizioni. Nelle 13 partite di Chivu, il Parma è stata la squadra che ha pressato meno intensamente, ha avuto l’intensità di riaggressione più bassa e la linea difensiva meno alta. È stata anche la squadra che ha recuperato meno palloni alta ma anche quella che ha subito meno occasioni da contropiede in assoluto. Ha rinunciato a un aspetto per valorizzarne un altro che gli potesse dare più certezze, e al Parma ha funzionato. Potrà fare esattamente così anche all’Inter? La risposta è facile: no, e ne abbiamo avuto un assaggio stanotte. Come abbiamo visto - soprattutto nell’ultimo anno - l’Inter ha avuto un’intensità di pressione molto alta, ed è impossibile che ci rinunci del tutto come ha fatto a Parma. Soprattutto perché – se vuoi dominare le partite – pressare con intensità è fondamentale. Quindi, aspettiamoci di vedere un’Inter senza palla ovviamente diversa rispetto a come si comportava il Parma. Possiamo vedere un piccolo esempio di quello che Chivu chiedeva al suo Parma senza palla proprio nella partita proprio contro l’Inter, in cui il Parma cerca di costruire da dietro contro la pressione dell’Inter… …e finisce per perdere il pallone, recuperato da Asllani. L’atteggiamento però non è di chi vuole riaggredire, ma l’obiettivo – lo abbiamo capito – è non concedere occasioni in transizione. E lo si vede bene da quello che fanno qui gli esterni: una volta persa palla, Almqvist e Valeri tornano indietro rapidamente per ricomporre la difesa a 5… …come si vede da questa immagine. Il Parma ha creato tanta densità in blocco basso con una difesa a zona che ha l’obiettivo di chiudere spazi centralmente. Magari concedendo qualcosa sul lato debole, ma sicuramente non in mezzo. La difesa delle transizioni è qualcosa a cui Chivu tiene veramente tanto, e forse potremo vedere proprio in questo ambito il suo intervento più grande nei meccanismi senza palla dell’Inter. Infatti, ancora prima di diventare allenatore del Parma, il 25 febbraio si è espresso così sull’Inter in un’intervista a Radio Serie A. È vero che l’Inter di questa stagione si è esposta di più alle transizioni? Abbastanza. Da 0,10 a 0,12 potrebbe sembrare che cambi poco, ma non è così. Soprattutto se pensiamo che poi dobbiamo ragionare sulle 38 partite. E se restringiamo il campo a girone di ritorno, il dato aumenta a 0,16 xG concessi da contropiede. Il 60% in più rispetto allo scorso anno, tanto. Alcuni fattori possono sicuramente avere influito: l’intensità della riaggressione è clamorosamente salita rispetto al 2023/24, così come l’altezza della linea difensiva. Come agirà Chivu da questo punto di vista? Lo scopriremo tra qualche settimana...

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