Alla scoperta di Park Chu-Young, il fenomeno della Sud Corea

Mondiali
L'idolo della Corea del Sud, 25 anni, Park Chu-Young gioca in Francia nel Monaco (foto ap)
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Quoziente intellettivo da scienziato, piedi da brasiliano. 10 sulle spalle sia in Nazionale che nel Monaco e un personale di 11'' sui 100 metri piani. In patria è più amato e popolare del capitano Park Ji-Sung che gioca nel Manchester United

GIOCA A FANTASCUDETTO MONDIALE

Un calciatore super dotato. Così viene definito in patria Park Chu-Young, talento sudcoreano che fra i suoi connazionali, ed i tifosi del Monaco (gioca in Ligue 1 nel club del Principato), è più amato e popolare del capitano Park Ji-Sung, calciatore che con la maglia del Manchester United ha vinto praticamente tutto. Ma l'altro Park ha qualcosa in più, stuzzica la fantasia perché, non a caso, veste (anche nel Monaco) la maglia numero 10 e ai virtuosismi tecnici da brasiliano aggiunge una velocità impressionante (sui 100 metri ha un personale di 11"). Nel suo club dà spettacolo assieme al bomber ispano-brasiliano Nené, in nazionale ha trascinato i compagni nel cammino delle eliminatorie, ed ora sogna il colpo grosso, leggi la qualificazione agli ottavi a spese di Grecia o Nigeria (il superamento del turno da parte dell'Argentina viene data per scontato).

Park Chu-Young non è dotato soltanto dal punto di vista calcistico: con il suo quoziente intellettivo di 150, avrebbe avuto successo in qualsiasi disciplina, e magari diventare uno scienziato. I genitori lo avrebbero voluto magistrato, lui invece ha scelto lo sport e l'educazione fisica, sua grande passione fin da bambino. Nato a Daegu, la città che ospiterà nel 2011 i Mondiali di atletica, da giovanissimo si è cimentato anche in questa disciplina, poi però il pallone ha avuto il sopravvento.

Nel 2002, quando aveva 17 anni, seguì da vicino il Mondiale in casa in cui la Corea del Sud arrivò quarta, "e lì ho capito definitivamente che nella vita volevo fare il calciatore. Ma non avrei mai pensato che in breve tempo sarei stato io a far sognare i tifosi". Nel 2004 dava infatti già spettacolo con la squadra dell'Università di Seul, dove si era trasferito per studiare, e intanto cresceva anche nel fisico (adesso è alto 1.82). Da lì il salto nelle nazionali giovanili è stato breve, e sempre nel 2004 si è ritrovato campione d'Asia under 18 e capocannoniere del torneo. Un anno dopo l'esordio con gol, 1-1 con l'Uzbekistan, nella nazionale maggiore, una settimana dopo aver segnato ben 9 reti in una sola partita a livello di club.

Forse però aveva raggiunto il paradiso troppo in fretta e puntualmente arrivò una delusione, quella di fare la comparsa (una sola presenza contro la Svizzera) nel Mondiale tedesco. Passato al Seul Fc, una delle grandi del calcio coreano, è stato poi frenato dagli infortuni e a quel punto, "anche per togliermi di dosso una certa pressione", ecco la decisione di trasferirsi a Montecarlo, dove è letteralmente rinato. "Non mi conosceva nessuno, è stata la mia fortuna", dice adesso mentre si dà un altro obiettivo: "cerco di giocare bene perché è il mio modo di ringraziare Dio per avermi dato questo talento nel calcio". E forse contro l'Argentina di Messi servirà proprio un aiuto dall'Alto.

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