Italia, dal girone materasso al girone dantesco
MondialiI Campioni del Mondo in carica chiudono in ultima posizione il Gruppo F del Mondiale: sconfitti dalla debuttante Slovacchia, tornano a casa pagando il pari con la Nuova Zelanda, la cenerentola imbattuta. Nessuna vittoria per Lippi nel 2010. GUARDA LE FOTO
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di VALERIO SPINELLA
Le lacrime di Quagliarella che sgorgano come fiumi di spumantino. È questa l’immagine che ci riporta al 4 dicembre 2009, il giorno dei sorteggi mondiali. Allora esultammo tutti: dei 32 paesi in attesa del verdetto di Città del Capo fu proprio il nostro a risollevare l’industria di vini e spumanti, a suon di brindisi per festeggiare il girone più abbordabile. La Slovacchia - alla sua prima partecipazione ad un Mondiale - e la Nuova Zelanda avrebbero dovuto impensierire i Campioni del Mondo in carica? Impossibile. Saltando bellamente la fase a gironi, utile soltanto a definire i probabili cannonieri (“Di Natale o Gila? Magari esplode il Pazzo…”), eravamo tutti con la testa a Pretoria, dove il 29 giugno si sarebbe senz’altro giocato l’ottavo di finale tra Italia e la seconda del girone dell’Olanda. E invece no. A Pretoria ci andrà il Paraguay e come se non bastasse a Durban (il 28 giugno contro l’Olanda) giocheranno gli slovacchi.
Tutti a casa, con la vergogna di chi, da campione in carica, non supera la fase a gironi. A noi non succedeva dal 1974. Se ci può consolare, nella storia recente è successo alla Francia, che a quattro anni dal trionfo casalingo del ’98 riuscì a sfigurare in Corea e Giappone uscendo con zero reti all’attivo. No, non ci può consolare: i francesi furono protagonisti in negativo in un girone che li vedeva impegnati con nazionali storicamente nobili come l’Uruguay e la Danimarca. Noi salutiamo il Sudafrica con quattro gol fatti, ma finiamo ultimi del girone. Cinque le reti subìte, e non sono i temuti Hamsik o Santa Cruz a castigarci, ma Alcaraz, Smeltz, Vittek e Kopunek. Possiamo dirlo, perfetti sconosciuti. L’Italia di Lippi, mai capace di vincere nel 2010, riesce a fare peggio degli All Whites, i neozelandesi descritti con tenerezza quando la palla anziché ovale si fa rotonda. Quella dei "kiwi" è l’unica nazionale ad aver portato al Mondiale due giocatori disoccupati (Mulligan ed Elliot, almeno non ci hanno segnato loro) ma al contrario dell’Italia loro se ne tornano a casa a testa altissima, addirittura imbattuti.
Vien da ridere (per non piangere) ripensando ai titoli dei giornali all’indomani del “sorteggio favorevole” del 4 dicembre 2009. La Gazzetta dello Sport giocando con le parole proponeva in prima pagina un “Italia sorteggio Para…guai” con riferimento alla generosità dell’urna di Città del Capo, che ci proiettava già ai quarti. Attenzione però, questi avrebbero presentato il rischio Spagna o Brasile (d’altra parte è un Mondiale, prima o poi dovrai incontrarle se vai avanti). Viene da sorridere, sempre per non mettersi le mani nei capelli, proseguendo con l’editoriale di spalla titolato “E’ andata di lusso”. E qui merita una citazione l’incipit: “Era dai tempi evangelici del lago di Tiberiade che non si vedeva una pesca così felice: Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia”. Gufata o no, siamo fuori. E adesso a pesca potrà andarci Marcello Lippi, libero da ogni impegno: chissà se sceglierà di navigare le acque dolci del lago di Tiberiade, o se per contrappasso opterà per quelle salate del Lago Quagliarella.
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Le lacrime di Quagliarella che sgorgano come fiumi di spumantino. È questa l’immagine che ci riporta al 4 dicembre 2009, il giorno dei sorteggi mondiali. Allora esultammo tutti: dei 32 paesi in attesa del verdetto di Città del Capo fu proprio il nostro a risollevare l’industria di vini e spumanti, a suon di brindisi per festeggiare il girone più abbordabile. La Slovacchia - alla sua prima partecipazione ad un Mondiale - e la Nuova Zelanda avrebbero dovuto impensierire i Campioni del Mondo in carica? Impossibile. Saltando bellamente la fase a gironi, utile soltanto a definire i probabili cannonieri (“Di Natale o Gila? Magari esplode il Pazzo…”), eravamo tutti con la testa a Pretoria, dove il 29 giugno si sarebbe senz’altro giocato l’ottavo di finale tra Italia e la seconda del girone dell’Olanda. E invece no. A Pretoria ci andrà il Paraguay e come se non bastasse a Durban (il 28 giugno contro l’Olanda) giocheranno gli slovacchi.
Tutti a casa, con la vergogna di chi, da campione in carica, non supera la fase a gironi. A noi non succedeva dal 1974. Se ci può consolare, nella storia recente è successo alla Francia, che a quattro anni dal trionfo casalingo del ’98 riuscì a sfigurare in Corea e Giappone uscendo con zero reti all’attivo. No, non ci può consolare: i francesi furono protagonisti in negativo in un girone che li vedeva impegnati con nazionali storicamente nobili come l’Uruguay e la Danimarca. Noi salutiamo il Sudafrica con quattro gol fatti, ma finiamo ultimi del girone. Cinque le reti subìte, e non sono i temuti Hamsik o Santa Cruz a castigarci, ma Alcaraz, Smeltz, Vittek e Kopunek. Possiamo dirlo, perfetti sconosciuti. L’Italia di Lippi, mai capace di vincere nel 2010, riesce a fare peggio degli All Whites, i neozelandesi descritti con tenerezza quando la palla anziché ovale si fa rotonda. Quella dei "kiwi" è l’unica nazionale ad aver portato al Mondiale due giocatori disoccupati (Mulligan ed Elliot, almeno non ci hanno segnato loro) ma al contrario dell’Italia loro se ne tornano a casa a testa altissima, addirittura imbattuti.
Vien da ridere (per non piangere) ripensando ai titoli dei giornali all’indomani del “sorteggio favorevole” del 4 dicembre 2009. La Gazzetta dello Sport giocando con le parole proponeva in prima pagina un “Italia sorteggio Para…guai” con riferimento alla generosità dell’urna di Città del Capo, che ci proiettava già ai quarti. Attenzione però, questi avrebbero presentato il rischio Spagna o Brasile (d’altra parte è un Mondiale, prima o poi dovrai incontrarle se vai avanti). Viene da sorridere, sempre per non mettersi le mani nei capelli, proseguendo con l’editoriale di spalla titolato “E’ andata di lusso”. E qui merita una citazione l’incipit: “Era dai tempi evangelici del lago di Tiberiade che non si vedeva una pesca così felice: Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia”. Gufata o no, siamo fuori. E adesso a pesca potrà andarci Marcello Lippi, libero da ogni impegno: chissà se sceglierà di navigare le acque dolci del lago di Tiberiade, o se per contrappasso opterà per quelle salate del Lago Quagliarella.
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