"Chiuso per futbol": Galeano racconta il suo Mondiale

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Lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano
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Il grande scrittore uruguayano, storico appassionato di calcio, ha spiegato a Sky Sport24 il suo rapporto con Sudafrica 2010: "Ho giocato quasi 60 partite, sono esausto. Ma il mio Uruguay è la squadra che ha giocato il miglior calcio". GUARDA IL VIDEO

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Eduardo Galeano, scrittore e giornalista uruguayano, in esclusiva per Sky Sport24, ha raccontato il grande Mondiale disputato dalla nazionale "Celeste".

Il Mondiale in Sudafrica: la sorpresa Uruguay: "Ho giocato quasi 60 partite. Sono molto stanco, esausto. Abbiamo messo un cartello sulla porta di casa che dice “Chiuso per futbol”: è ancora lì appeso, perché il Mondiale non è finito. E’ un Mondiale strano, con grandi sorprese. Alcune sono state indovinate dal polpo dell’acquario tedesco. L’Uruguay, per esempio, è stata l’ultima squadra sudamericana a qualificarsi, ha giocato molto male nelle qualificazioni. Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sull’Uruguay, eppure questa è la squadra sudamericana che si è comportata meglio, quella che ha giocato il miglior calcio: un calcio pulito, coraggioso, agguerrito ma mai sleale. È stata una vera rinascita per il nostro paese".

Cristiano Ronaldo e Messi, le due facce del calcio: "E' in corso un'operazione di marketing dannosa per i calciatori di maggior talento, che finiscono per vendere mutande o profumi anziché giocare a pallone. Cristiano Ronaldo non l’abbiamo mai visto giocare al meglio in questo Mondiale, perché era troppo impegnato ad ammirarsi: giocava con uno specchio per controllare se sarebbe venuto bene nelle foto! Messi ha fatto tutto il possibile in uno schema di gioco che non lo aiutava molto. Ho visto il suo volto triste dal finestrino dell’autobus quando l’Argentina tornava a casa. Desolato, affranto, mi ha fatto pena, perché era evidente che ha sofferto per l’eliminazione della sua squadra. Cristiano Ronaldo invece mi ha dato l’impressione di giocare da solo e solo per se stesso. Non ha dimostrato in nessun momento di essere parte di una squadra, di condividere l’onore o la gloria con i suoi compagni. E’ stata questa sua solitudine a condannarlo. Potrà anche essere il giocatore più caro del mondo, ma solo in termini economici, non certo perché ben voluto.

Calcio e potere: "Questo problema ha a che fare anche con la situazione dell’America Latina e dell’Africa. Anche l’Africa patisce questa emorragia. Il calcio è legato alle relazioni di potere. I grandi centri di potere sono quelli che possono pagare i giocatori, che a loro volta diventano mercanzia. Seguendo il Mondiale mi ha fatto molta pena e mi ha fatto arrabbiare sentire i telecronisti parlare del valore dei giocatori, in base non al loro valore reale, ma alla loro quotazione. Identificavano cioè il valore con il prezzo, quanto vale questo o quello, quanti milioni di euro girano in una squadra piuttosto che in un’altra. Così si finisce per ridurre il calcio, che è una festa con il pallone, una danza, un’arte meravigliosa, a un oggetto da comprare e poi vendere, come se fossimo in borsa".

Calcio e integrazione sociale, la Germania: "In Germania il processo di integrazione è funzionato. Ci sono figli di turchi, ghanesi, polacchi insieme a figli e nipoti di tedeschi. Prima c’erano solo tedeschi, adesso no. Questa mescolanza è positiva, questa nazionale tedesca è quella che mi è piaciuta di più in assoluto. Ho visto molte partite della Germania, sono un drogato del calcio, guardo moltissime partite. Bene, questa è la prima volta che provo piacere seguendo il calcio tedesco. Prima mi sembrava troppo meccanico, freddo. Adesso invece no, forse questa presenza di figli dell’emigrazione, gente spinta dalla fame, dalla necessità, ha portato quell’energia creativa che ha regalato efficacia ma anche creatività al calcio tedesco".

Brasile e Argentina: le grandi deluse: "Il Brasile non ha avuto un ruolo da protagonista in questo Mondiale, tutt’altro. L’accoglienza al rientro è stata pessima, c’era dell’odio nei confronti di Dunga o di alcuni giocatori. Questo non succede con altre squadre sconfitte, che sono tornate o che torneranno presto. L’Uruguay di Tabarez sarà ricevuto con una grande festa, i giocatori saranno salutati come eroi nazionali. La cosa più strana è successa con l’Argentina. Dopo aver perso per 4 a 0, migliaia di persone hanno ricevuto la squadra a braccia aperte. Hanno festeggiato soprattutto Maradona, un “Dio” per gli argentini. Dopo il Mondiale in Svezia del 1954, invece, gli argentini tornarono dopo una batosta e all’aeroporto i tifosi gli lanciavano monete. Adesso no, solo baci e abbracci".