Mondiali 2018, guida al Girone F: Germania, Messico, Svezia e Corea del Sud

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Fabio Barcellona e Flavio Fusi

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Le domande più importanti e i principali temi per presentare il girone di Germania, Messico, Svezia e Corea del Sud. Favorite, possibili sorprese e giocatori da tenere d'occhio

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MONDIALI 2018, IL CALENDARIO

La Germania non ha giocato un grande Europeo, ma arriva a questo Mondiale da campione in carica. Come vedete le sue possibilità di vittoria? Ci sono novità rispetto a due anni fa?

Fabio Barcellona: Joaquim Löw ha sperimentato molto dopo l’Europeo di due anni fa. Ha affrontato la Confederations Cup dell’estate scorsa senza Neuer, Boateng, Hummels, Khedira, Kroos, Özil, Reus, Müller riuscendo comunque a vincerla.

Al tirare delle somme, però, dei titolari della Germania campione saranno sostituiti solo Lahm e Klose, ritiratisi, Schweinsteiger, per sopraggiunti limiti di età, e Benedikt Höwedes, tormentato dagli infortuni alla Juventus. Di fatto, tutte sostituzioni forzate dagli eventi, mentre nessuno dei tanti giovani prodotti dal fertile vivaio tedesco è oggi ritenuto superiore ai campioni del 2014.

La continuità del blocco titolare costituisce comunque un punto di forza della Germania. La profonda conoscenza reciproca tra i calciatori consente a Löw di mantenere alto il livello tattico della squadra, da anni una delle più evolute tra le Nazionali, che, spesso, non riescono invece ad avere un’organizzazione paragonabile a quella dei club. La base di partenza è il 4-2-3-1 che la scelta e i movimenti del trequartista centrale possono plasmare fluidamente in un 4-3-3. Nel cassetto degli attrezzi tattici è anche presente la difesa a 3, vista, ad esempio, nei quarti di finale degli Europei, per difendere meglio contro le due punte, sempre molto vicine, dell’Italia di Antonio Conte. La flessibilità tattica è una delle caratteristiche della Nazionale tedesca, ma è accompagnata da una continuità strategica che definisce l’identità della squadra. Il recupero alto del pallone in fase di non possesso, il gioco tra le linee favorito dalla costante occupazione dell’ampiezza per dilatare orizzontalmente le linee difensive avversarie, sono le pietre angolari del gioco di Löw.

L’undici tipo, come detto, è già disegnato. In porta, Neuer sembra avere recuperato in tempo dal suo lungo infortunio. I centrali saranno Boateng e Hummels, fondamentali nella costruzione del gioco. Il primo eccelle sul lungo, specie incrociando il lancio, mentre Hummels si fa preferire per la capacità di tagliare le linee coi suoi filtranti. Sulle fasce giocheranno Kimmich e Hector, terzino del retrocesso Colonia che pare volere seguire la sua squadra in Zweite Bundesliga.

In mezzo al campo ci saranno Toni Kroos e Sami Khedira, con il primo a organizzare le fasi iniziali della manovra e il secondo pronto a coordinare i propri movimenti con quelli dei trequartisti per creare linee di passaggio avanzate. Il centravanti sarà probabilmente Timo Werner del RB Lipsia, in grado di dare profondità e velocità in ripartenza. Dietro Werner, Müller e Draxler sembrano i punti fermi, con Özil a contendersi un posto con Reus e il giovane Brandt.

Proprio la posizione di Müller e Özil può essere una delle variabili tattiche a disposizione di Löw. Il giocatore del Bayern Monaco può dare, in posizione centrale, peso e profondità all’attacco, mentre Özil disegna una squadra ancora più manovriera nell’ultimo terzo di campo. La scelta di Brandt al posto di Leroy Sané testimonia la volontà di Löw di avere alle spalle del proprio centravanti giocatori versatili, in grado di giocare ogni posizione, sia internamente che esternamente.

Quali i difetti allora? Forse quelli di sempre: difficoltà a difendere con piena efficacia dopo il fallimento del primo pressing, con problemi nelle marcature preventive e nella gestione del transizioni negative; e una latente mancanza di penetrazione della brillante manovra offensiva. E in più, nonostante tutto, un blocco di giocatori che, sebbene ancora giovane, è all’ennesima grande competizione e che, come due anni fa, rischia di non riuscire, per questo, a mantenere per tutto il torneo la ferocia necessaria per vincere. La Germania ha di certo le qualità per ottenere una storica doppietta, ma dovrà sudare molto se vorrà ottenerla.

Flavio Fusi: Complice anche un girone di qualificazione tutt’altro che ostico, la Nazionale allenata da Löw era riuscita a inanellare una serie di 22 partite senza sconfitte, prima di perdere contro il Brasile in un’amichevole di preparazione al Mondiale. Certo, il girone di qualificazione era tutt’altro che irresistibile per la superpotenza tedesca, ma rimane il fatto che poche altre Nazionali riescono a mantenere una tale continuità, soprattutto nei periodi a cavallo tra due competizioni internazionali, quando di solito si assiste a un fisiologico riassetto della rosa e di conseguenza degli equilibri di gioco.

La Germania, prima nel ranking FIFA, non è riuscita nell’impresa di vincere Mondiale ed Europeo, come invece aveva fatto la Spagna, perdendo la semifinale della massima manifestazione continentale con i padroni di casa della Francia. Ma grazie allo smisurato bacino di alternative di livello a disposizione di Löw (l’esclusione di Sané la dice lunga sulla quantità di talento a disposizione del CT, ma anche sulla sua convinzione nel proprio progetto tattico), frutto delle vincenti politiche tecniche varate nel post 2006, è la favorita di diritto del Mondiale russo.

La Nazionale tedesca ha dato una dimostrazione di forza impressionante alla Confederations Cup, nonostante gli esperimenti di Löw, che ha praticamente portato la squadra B e provato il 3-5-2, adesso un’alternativa valida al tipico 4-2-3-1. Ha inoltre aumentato la competizione interna non solo per le maglie da titolari, ma per un posto tra i 23: oltre a Sané anche Leno, Götze, Weigl, Can e Wagner vedranno il Mondiale alla TV.

I principi di gioco rimangono quelli moderni che hanno segnato la rinascita del movimento dell’ultimo decennio: dominio del pallone e riconquista immediata della sfera ogniqualvolta viene persa. Rimangono però ancora alcune perplessità sulle capacità di proporre un possesso che sia sempre e comunque pericoloso e non fine a sé stesso. Le scelte di Löw vanno esattamente nell’ottica di risolvere questa criticità, visto che ha deciso per giocatori offensivi che siano il più possibile a proprio agio nello svariare per tutto il fronte offensivo e che allo stesso tempo siano abituati a giocare nello stretto ma anche ad attaccare la profondità. Nell’ultimo anno si sono viste scelte poco ortodosse, con persino un centrocampo con Kroos vertice basso e Özil, Stindl (che non ci sarà) e Müller da trequartisti centrali.

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Gli esperimenti di Löw in attacco

Uno dei più interessanti esperimenti di Löw, che è però riuscito solo in parte. Difesa a tre, Kroos solo davanti alla difesa, Hector e Brandt larghi e tre trequartisti centrali, Müller, Stindl e Özil.

In un torneo come il Mondiale potrebbero pesare l’assenza di totem come Schweinsteiger, Lahm e Mertesacker, con lo stesso Neuer che sarà capitano pur avendo saltato tutta la stagione, ma a distanza di quattro anni c’è ancora la qualità necessaria a difendere il titolo.

La proposta di gioco della Svezia non sarà esteticamente entusiasmante, ma potrebbe mettere in difficoltà molte squadre. Come la vedete contro squadre come Messico e Corea?

Fabio Barcellona: Prima del play-off contro la Svezia, Gigi Buffon in conferenza stampa aveva dichiarato di temere la metodicità degli scandinavi, capaci di fare poche cose, ma di farle bene. Buffon aveva ragione, ma la consapevolezza delle qualità della Svezia non fu sufficiente all’Italia per andare al Mondiale. Ci sarà la Svezia e sarà la stessa squadra, prevedibile, ma robusta, che noi italiani abbiamo nostro malgrado imparato a conoscere lo scorso autunno.

Il CT Andersson ha infatti rifiutato l’autocandidatura di Zlatan Ibrahimovic, preferendo rimanere fedele al gruppo che aveva conquistato la qualificazione. Il tecnico ha progettato una squadra solida e rocciosa, basata sul dogma del 4-4-2, ma priva di brillantezza. In fase d’attacco Andersson si è liberato di ogni orpello e punta tutte le fiches sui lanci lunghi verso la coppia di attaccanti Berg-Toivonen. La costruzione dell’azione è lenta, per permettere alla squadra di alzarsi e ai giocatori offensivi di posizionarsi correttamente per lottare sul lancio lungo. I terzini si alzano permettendo agli esterni di entrare dentro il campo per conquistare il lancio o trovarsi in posizione utile per contendere la seconda palla.

In fase difensiva, fatta eccezione per le situazioni statiche (rimesse dal fondo, rimesse laterali), la Svezia non pressa alto, ma compatta il suo 4-4-2 disposto su 3 linee e centrato sulla coppia di centrali Granqvist-Lindelof. Gli scandinavi proteggono il centro, concedendo qualcosa alla progressione della manovra sulle fasce degli avversari, forti dell’ottima protezione dell’area di rigore in caso di cross. L’unica concessione alla fantasia è costituita da Emil Forsberg, esterno sinistro del RB Lipsia che tagliando internamente prova a giocare alle spalle del centravanti avversario.

All’esordio la Svezia si troverà di fronte la Corea del Sud, una squadra per certi versi dalle caratteristiche opposte. I sudcoreani amano attaccare in velocità, preferenzialmente con scambi e triangolazioni rapide, mentre, in fase difensiva, sono aggressivi, pressano in zona offensiva e tengono la difesa alta. Una delle sfide che deciderà la partita potrà essere proprio quella tra il pressing coreano e la circolazione bassa del pallone della Svezia. Per il CT Andersson è vitale avere il tempo di preparare il lancio lungo tramite una circolazione bassa, seppur basica, del pallone, permettendo così ai suoi attaccanti di alzarsi e posizionarsi. Molto del destino del match tra Svezia e Corea del Sud verrà orientato da chi prevarrà in questa sfida: se la Svezia riuscirà a eludere il pressing avversario sarà poi difficile per la difesa coreana reggere l’urto fisico degli attaccanti scandinavi. Viceversa, un pressing efficace potrebbe consentire alla Corea del Sud di difendere lontana dalla propria porta e di attaccare velocemente contro le linee difensive svedesi non ancora schierate.

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I movimenti tipici della Svezia

Uno dei due interni svedesi si abbassa vicino ai centrali a consolidare il possesso palla. I terzini salgono consentendo agli esterni offensivi di stringere vicino alle due punte. Parte il lancio verso il cuore della difesa avversaria. La Svezia vuole proprio attaccare così.

La partita contro il Messico verrà invece affrontata all’ultima giornata del girone e potrebbe decidere la qualificazione delle due squadre. Ancora una volta sarà uno scontro di stili, contro il Messico che dà il suo meglio a ritmi alti e pressando gli avversari.

Escludendo per valore assoluto la Germania, le due rivali della Svezia per la qualificazione sono due squadre che per caratteristiche tattiche possono essere piuttosto scomode per gli scandinavi. Chissà se il Mondiale della squadra del CT Andersson non aumenterà ancora i rimpianti della Nazionale italiana.

Che Messico vedremo?

Flavio Fusi: Il Mondiale del Messico è probabilmente il più difficile in assoluto da poter essere pronosticato. Juan Carlos Osorio è un ex preparatore atletico diventato un tecnico visionario che opta per formazioni poco ortodosse, che aggiusta costantemente le sue scelte in base all’avversario di turno e difficilmente si affida allo stesso sistema di gioco per un periodo di tempo prolungato.

Ciò da un lato rende il Messico una formazione molto interessante da seguire, ma anche una squadra che non ha mezze misure: gli stratagemmi del tecnico colombiano seguono la filosofia del tutto o niente. E così, capita che "El Tri" vinca il proprio girone della Copa America 2016 proponendo il calcio più entusiasmante del torneo e poi venga eliminato per 7-0 dal Cile ai quarti. Sconfitta così pesante che Osorio si sentì in dovere di chiedere scusa a tutto il popolo messicano.

Il fatto poi che la gara di apertura del Mondiale sia proprio contro la Germania, non certo l’avversario più morbido del torneo, rende le previsioni sul cammino del Messico ancora più nebulose. L’obiettivo è però quello di arrivare agli ottavi e stavolta di provare a superarli come non accade dal 1986, dopo sei eliminazioni consecutive tra le prime 16.

La qualificazione alla Coppa del Mondo è arrivata in maniera piuttosto agevole, anche perché il girone nordamericano non è tra i più competitivi a livello globale. Solo 7 i gol subiti in 10 partite, un risultato positivo per una difesa che troppo spesso ha tradito Osorio. Il commissario tecnico vuole che si difenda lontano dalla propria porta, ma la salita della linea e i movimenti a elastico non sono sempre precisi come si converrebbe.

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Il Messico concede spazi

Damm, scalato in difesa per coprire l’avanzata di Alvarez, decide di abbandonare la linea nonostante la palla sia scoperta. Ayala, che non era allineato con gli altri compagni, scappa all’indietro (così come Gallardo sullo sfondo) ma è in ritardo, Salcedo invece avanza perché era rimasto troppo basso, ma è in controtempo. Per Davies è fin troppo facile trovare John evitando il fuorigioco.

Ciò che preoccupa particolarmente, soprattutto dopo aver rinunciato ad Araujo, è però lo stato di forma di Moreno e Reyes, entrambi di rientro da un infortunio che li ha tenuti fuori per gran parte della stagione. Ecco dunque che, anche senza la difesa a tre, potremmo vedere tra i titolari Rafa Marquez, che a 39 anni è pronto a disputare il suo quinto Mondiale, come Buffon, Matthäus e il connazionale Carbajal.

Gli esperimenti a livello tattico di Osorio sono favoriti anche dalla versatilità estrema dei giocatori a disposizione, che molto spesso sono difficili da collocare all’interno dei canoni dei ruoli più classici. A centrocampo manca però un vero e proprio mediano, tanto che spesso proprio capitan Marquez, l’elemento dallo stile di gioco più razionale, oppure Reyes, sono stati schierati nel ruolo. Alla fine nel mezzo dovrebbe toccare a Herrera, che può anche fare la mezzala o il trequartista atipico. Il centrocampista del Porto viene forse dalla migliore stagione in carriera, ma c’è qualche dubbio sulla sua capacità di tenere la posizione, requisito chiave nel caotico contesto della fase difensiva del "Tri".

Davanti c’è però tanto potenziale, con giocatori rapidi nella corsa e nell’esecuzione, tanto che forse sottovalutiamo lo status del Messico come fucina di giocatori offensivi. Il "Chicharito", Raul Jimenez e Peralta partono più o meno tutti sullo stesso piano, ma la stella è Hirving Lozano del PSV, che alla sua prima stagione in Europa ha segnato 17 reti.

Quando è al meglio, il ritmo di gioco del Messico è furioso e gli attacchi selvaggi. La difesa e la riconquista del pallone sono invece instabili, al limite dell’improvvisato. Ma, si sa, più alto è il rischio più è lauta la ricompensa.

La Corea è destinata a fare da fanalino di coda?

Fabio Barcellona: Dopo il deludente Mondiale brasiliano di quattro anni fa, in cui la Corea del Sud era riuscita a ottenere un solo punto - all’esordio contro la pessima Russia di Fabio Capello -, la federazione calcistica aveva affidato la Nazionale a Uli Stielike. Al suo esordio, l’allenatore tedesco aveva centrato un ottimo secondo posto nella Coppa d’Asia giocata in Australia, ma due anni dopo si era complicato la vita nel girone finale delle qualificazioni mondiali perdendo per 3-2, a due turni dalla fine, in Qatar, contro la peggiore squadra del gruppo. Avanti di un solo punto rispetto all’Uzbekistan, da incontrare in trasferta all’ultima giornata, i vertici del calcio coreano decisero di esonerare Stielike affidando la panchina al suo vice Tae-yong Shin, allenatore anche dell’Under-20.

Lo 0-0 ottenuto in Uzbekistan ha qualificato la Corea del Sud per la nona volta consecutiva, ma, a ridosso del Mondiale, Tae-yong Shin non pare ancora avere le idee chiarissime sulla propria squadra. Nelle ultime quattro amichevoli prima dell’esordio in Russia, l’allenatore coreano ha utilizzato tre moduli di gioco diversi. Negli incontri più impegnativi, contro Polonia e Bosnia, ha utilizzato la difesa a 3 all’interno di un 3-4-3 nel primo caso e di un 3-4-1-2 nel secondo. Negli impegni più semplici contro Honduras e Bolivia, Tae-yong Shin ha invece utilizzato il 4-4-2. I risultati sono stati altalenanti: la Corea del Sud ha perso subendo tre reti da Polonia e Bosnia, ha battuto 2-0 l’Honduras e ha pareggiato 0-0 contro la Bolivia.

Da un punto di vista tattico, indipendentemente dal modulo di gioco adottato, la scelta di Tae-yong Shin è quella di fare largo uso del pressing in fase difensiva e di sfruttare il dinamismo e l’aggressività dei suoi uomini per provare a recuperare attivamente il pallone. Per supportare il pressing la squadra prova a rimanere corta e la difesa alta, ma, saltato il pressing, la linea difensiva mostra enormi difficoltà a gestire situazioni in campo aperto e, in generale, a interpretare situazioni di gioco che richiedono letture più complesse di quelle abituali.

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I problemi difensivi della Corea del Sud

Le difficoltà in transizione difensiva della Corea del Sud. La Bosnia supera il pressing coreano e si trova in superiorità numerica in ripartenza. Višća è in vantaggio sul diretto avversario sul lato debole e segnerà il gol del 3-1 per la Bosnia.

L’aggressività in fase di recupero palla è comunque necessaria a una squadra che deve e vuole giocare ad alti ritmi, per sfruttare la velocità dei suoi uomini avanzati, la migliore arma a disposizione del suo allenatore. I migliori giocatori sono infatti concentrati in avanti e possiedono tecnica e dinamismo in grado di rendere pericolosa la fase offensiva della nazionale sudcoreana.

Il punto fermo è l’attaccante del Tottenham Heung-Min Son, 12 gol e 6 assist in Premier League e 4 gol in Champions League in stagione. Già nel club, nel periodo di assenza per infortunio di Harry Kane, Son, che per tutta la carriera è stato considerato un esterno offensivo, è stato impiegato da Pochettino come centravanti. Tae-yong Shin ha approfittato del lavoro del tecnico degli "Spurs" e in Nazionale Son è ormai utilizzato stabilmente al centro dell’attacco, dove, in effetti, può dare peso specifico e gol a tutto il reparto. Assieme a lui dovrebbe giocare il ventiduenne del Salisburgo Hee-Chan Hwang, attaccante elettrico sul taccuino proprio del Tottenham. Meno probabile invece l’impiego continuo del ventenne veronese Seung-woo Lee, che, a dispetto dello scarso impiego in Serie A, ha esordito con un assist in Nazionale nell’amichevole contro l’Honduras e si è guadagnato il posto tra i 23 convocati.

L’esordio sarà contro la Svezia, in uno scontro tra due squadre profondamente diverse: solidi e concentrati su una difesa statica gli scandinavi, iperdinamici e fragili dietro i coreani. Il destino della squadra di Tae-yong Shin si deciderà in gran parte proprio nella partita di esordio. Un risultato negativo porrebbe i coreani di fronte a un muro troppo alto da scalare contro Messico prima e Germania poi. Riuscissero a prevalere nello scontro di stili contro la Svezia, l’entusiasmo degli asiatici potrebbe regalarci un interessantissimo match contro il Messico alla seconda giornata.

Giocatori con cui fare i belli al bar?

Flavio Fusi: Hirving Lozano. Forse non è il nome più conosciuto tra i 23 convocati di Osorio, ma è sicuramente il giocatore su cui sono riposte le maggiori speranze per il Mondiale del Messico. Per strapparlo al Pachuca l’anno scorso, il PSV ha pagato la cifra più alta per un trasferimento in uscita della Liga MX. Dodici mesi gli sono bastati a prendersi le luci della ribalta anche in Europa e l’Eredivisie, campionato che per sua natura ne ha esaltato le doti calcistiche, gli va già stretta. Lo hanno soprannominato “Chucky”, come la Bambola Assassina del film, per quel ghigno che gli si disegnava sul volto quando si appostava sotto il letto dei compagni per spaventarli, lo stesso che compare anche quando segna: i tifosi del PSV lo hanno già visto esultare per 17 volte, a cui ha aggiunto anche 8 assist per i compagni in 29 partite. Può giocare sulla fascia destra e al centro dell’attacco, ma probabilmente dà il meglio di sé quando parte da sinistra, da dove può usare la sua rapidità per rientrare sul piede forte. L’istinto lo porta a muoversi in profondità e ad attaccare la porta con naturalezza, rendendolo imprevedibile tanto nelle decisioni di gioco che nel carattere, che a volte lo porta a reagire in maniera troppo violenta alle provocazioni degli avversari. Padre da quando ha 18 anni, il Mondiale è lo scenario perfetto per dimostrare di essere un giocatore e un uomo maturo, pronto a fare un ulteriore salto di qualità.

Fabio Barcellona: Non sarà certo uno sconosciuto, ma Heung-Min Son potrebbe davvero mettere in mostra nel palcoscenico più prestigioso la crescita avuta in questa stagione alla guida di Mauricio Pochettino. Son è sempre stato un giocatore quasi frenetico, col piede sempre ben premuto sull'acceleratore. Sembrava non conoscere l'importante arte di variare il ritmo del proprio gioco per adattarlo al contesto e alla specifica situazione. Di certo, nella sua formazione aveva anche influito il periodo passato sotto Roger Schimdt e il suo calcio ipercinetico al Bayer Leverkusen. Al Tottenham, in un sistema sempre molto verticale, ma più complesso, ha progressivamente reso più sfaccettato il proprio calcio, senza però perdere la sua capacità di correre in avanti e di passare e calciare con estrema rapidità. Un dato statistico può fotografare l’evoluzione nel tempo di Son. Continuando a calciare parecchio in porta, Son è passato dal prendere solamente il 50% dei propri tiri da dentro l’area quando giocava in Germania - all’Amburgo e al Bayer Leverkusen - a quasi il 70% di questa stagione, aumentando di anno in anno questa percentuale e migliorando sensibilmente la sua selezione di tiro. Anche la sua Nazionale ama giocare senza prendersi troppe pause e a ritmi elevati e Son rappresenta il perfetto giocatore simbolo della Corea del Sud. Toccherà a lui dare consistenza in avanti a tutte le corse della squadra.

Quale partita non possiamo perderci?

Flavio Fusi: Germania-Messico, gara di apertura del girone, sarà sicuramente un incontro interessante dal punto di vista tattico. Contro il Brasile, la selezione di Löw ha mostrato qualche punto debole a livello strutturale, soffrendo le marcature a uomo nella zona predisposte dai verdeoro, che non rinunciavano nemmeno a pressare il portiere, in quel caso Trapp. È molto probabile che Osorio riproponga una strategia aggressiva, simile a quella della Seleção di Tite: insomma, la gara sarà meno scontata di quel che si può pensare.