Argentina e Croazia sono due squadre solide ricche di talento, ma la squadra di Sampaoli dovrà per forza di cose cambiare qualcosa se non vorrà ritrovarsi nelle stesse difficoltà vissute contro l'Islanda.
All’incontro che secondo le attese dovrebbe decidere i rapporti di forza nel gruppo D, Argentina e Croazia si presentano in una condizione sostanzialmente simile. Da una parte, la squadra di Dalic ha già perso un membro dell’equipaggio in mare. Pare che all’annuncio delle formazioni, in occasione della partita contro la Nigeria, Kalinic abbia chiesto al commissario tecnico Dalic: «Come fa a giocare Kramaric al mio posto?», e poi quando gli è stato chiesto di entrare a 5 minuti dalla fine abbia lamentato problemi alla schiena, con l’aggravante di aver già usato la stessa scusa una settimana fa durante un’amichevole contro il Brasile. Dalic non ci ha visto più e gli ha detto di tornarsene a casa, restando con 22 giocatori a disposizione.
Kalinic se ne è andato, ma prima di partire ci ha tenuto ad augurare il meglio ai suoi compagni con un messaggio nel gruppo WhatsApp dei convocati: gli hanno risposto solo in due, suggerendogli di fermarsi in Russia a commentare per la televisione. Adesso la Croazia non ha più ricambi in attacco, ma l’unità del gruppo non dovrebbe essere stata compromessa.
La situazione nel gruppo D alla vigilia di Argentina-Croazia.
Anche l'altra nave, quella di Sampaoli, è in mezzo alle onde. In questi giorni si cerca di intuire chi possa uscire dalla formazione titolare in tutti i modi, anche monitorando i messaggi malinconici su Instagram di Rojo e Di María. E, a differenza della Croazia, la gara di esordio ha disseminato diverse incertezze su quale possa essere l’undici migliore argentino.
Al di là della tenuta difensiva, Salvio (partito titolare come esterno basso a destra contro l'Islanda) è un’ala poco associativa e troppo individuale per svolgere il ruolo di esterno a tutta fascia per come lo intende Sampaoli. L’asse centrale Mascherano-Biglia, cerniera del meccanismo che ruota di continuo l’assetto difensivo, appare abbastanza consumato, inadatto ai ritmi alti che l’Argentina sembrava promettere. Sempre alla ricerca di una maggiore brillantezza offensiva, potrebbe essere sacrificato anche Di María, zero dribbling tentati e 38% di precisione nei cross contro l’Islanda.
Dalla capacità dell’Argentina di attaccare con fluidità, cercando con più coraggio la giocata decisiva in zone centrali della trequarti, dipenderanno gran parte degli equilibri della partita.
L'Argentina avrà più spazi contro la Croazia?
La Croazia non dovrebbe avere nelle corde, o nelle proprie intenzioni, una prestazione di abnegazione e tenacia come quella sfoderata dall’Islanda, pur trattandosi di una squadra molto attenta e compatta in fase difensiva. L’Argentina dovrebbe poter trovare la Croazia scoperta in qualche occasione, per giocare le ripartenze verticali che sono il marchio di fabbrica di Sampaoli. Va detto anche che pur con tutte le difficoltà dovute alla difesa islandese, l'Argentina nella sua gara d’esordio è stata comunque illuminata da alcuni momenti di brillantezza: il gol meraviglioso di Agüero, i dribbling in controtempo di Messi, l’ingresso arrembante di Pavón.
La difesa della Croazia può contare sull’efficacia della coppia di centrali di difesa, che contro la Nigeria, al cospetto di un centravanti abbastanza statico come Ighalo se l'è cavata egregiamente. Come da manuale della difesa a 4, Vida si è occupato dei compiti di marcatura, tentando sempre di anticipare o almeno di disturbare il primo controllo di Ighalo, mentre Lovren si è preso i compiti di copertura, governando lo spazio circostante.
Un approccio che ha funzionato bene contro la Nigeria, che cercava spesso Ighalo con i lanci lunghi. Non è detto, però, si dimostri altrettanto solido contro l’Argentina che davanti impone di seguire sia Messi che Agüero, e che il pallone lo porta sulla trequarti muovendolo rapidamente.
Oltretutto, pare che Dalic sia propenso a rinunciare a Strinic per spostare Vida sulla sinistra e fare spazio ai 192 centimetri di Corluka al centro. Questo significherebbe rinunciare all’aggressività di Vida nella zona centrale, per comporre una coppia di difesa che non offre nessuna garanzia sul piano della mobilità e dell’accelerazione.
Vida è stato uno degli uomini copertina nella vittoria poco brillante contro la Nigeria.
In attesa di valutarne gli effetti, significa che probabilmente Dalic preferisce comprimere gli spazi in cui difendere, abbassando il baricentro della propria squadra. In questo caso, però, potrebbero accentuarsi quelle situazioni di squilibrio manifestate anche contro la Nigeria. La Croazia si è difesa bene finché è stata nel pieno delle energie, potendo contare sulla disponibilità al sacrificio dei suoi attaccanti che si traduceva in una fase di recupero palla intensa e affiatata, ma con il passare del tempo l’efficacia della transizione difensiva è calata, posto che la mancanza di tecnica e visione della Nigeria ha vanificato gran parte dei potenziali pericoli.
Quando ha dovuto stringere i denti in fase di difesa posizionale, la Croazia non è stata in grado di conservare distanze con precisione geometrica (come fa abitualmente l’Islanda). Anzitutto Perisic è stato costretto a stringere parecchio la posizione, perché Rebic era molto meno influente in difesa (solo 2 contrasti tentati, 1 vinto, contro i 7 contrasti tentati da Perisic, 2 vinti) e molto più impreciso (5 falli commessi, Perisic nessuno); inoltre lo spazio da coprire in ampiezza si è rivelato spesso eccessivo per le possibilità di Modric e Rakitic, due mezzali abituate a giocare con una copertura alle loro spalle.
Alle difficoltà dei singoli si aggiungevano poi le difficoltà di sistema a interpretare alcune scelte tattiche estreme: ad esempio, Vrsaljko inseguiva Iwobi a qualunque altezza del campo, liberando voragini di spazio sulla fascia destra che costringevano Modric oppure Rebic a scivolare per coprire.
Adesso pensate che su quella stessa fascia Sampaoli potrebbe schierare un giocatore come Di María (o uno tra Acuña e Enzo Peres, che sembrano favoriti per la maglia da titolare del "Fideo") con movimenti simili ma qualità nettamente supeirore, e coordinarlo con le sovrapposizioni di Tagliafico o i movimenti interno-esterno di un centrocampista.
Pavón dovrebbe entrare nella ripresa, sempre lì a sinistra, ma Sampaoli lo ha già istruito a dovere sui movimenti senza palla.
La centralità di Messi può essere un problema
Il volto corrucciato di Messi ha conquistato le copertine al termine di una partita in cui gli abbiamo visto fare di tutto: sradicare il pallone dai piedi di Hallfredsson e lanciarsi da solo in contropiede; allungarsi la palla di fronte a tre difensori islandesi e tirare da fuori area con il mancino; abbassarsi a centrocampo e lanciare lungo verso le ali; raccogliere un pallone al limite dell'area e arrivare a tirare con il destro, dopo aver convinto quattro difensori che avrebbe tirato con il sinistro; infine, calciare debole e a mezza altezza il rigore che avrebbe potuto dare i tre punti all'Argentina.
Cercando di smarcarsi dalla pressione del risultato negativo, Messi si è assunto tutte le responsabilitàdell’insuccesso: «Volevo calciarlo forte in quella direzione, ma mi è uscito a mezza altezza e il portiere ha indovinato l'angolo». Così facendo ha finito per incastrarsi ulteriormente in quella narrativa che lo vuole incapace di assecondare il suo genio quando indossa la maglia dell’Albiceleste, perché sempre un po’ troppo freddo nella zona del petto. In realtà ha giocato una partita di rara potenza ed eleganza, e l’ha riempita di giocate che lui solo poteva generare, di quelle per cui attendiamo così tanto il palcoscenico dei Mondiali.
La presenza centrale di Messi, in grado di creare occasioni da gol da un momento all’altro.
Di sicuro, sul piano della condizione atletica, Messi è sembrato pronto a smantellare la difesa croata, e in previsione di un suo ritorno trionfale sulle prime pagine, Dalic potrebbe apportare qualche correzione al suo centrocampo. Contro la Nigeria ha schierato Modric e Rakitic alle spalle di Kramaric, che si è però mosso da seconda punta in una sorta di 4-4-2. Dopo sessanta minuti è passato al centrocampo a tre con Rakitic vertice basso e Modric e Brozovic interni. Quando ha inserito anche Kovacic dopo un quarto d’ora, lo ha schierato in posizione di trequartista esterno, con tendenza a occupare il centro del campo.
Insomma la Croazia ha molte soluzioni per difendere Messi ma anche molta confusione. La soluzione ideale, come abbiamo già visto in questa stagione (anche in Nazionale: lo ha fatto il Perù, lo ha fatto l’Islanda), è quella di costruire una gabbia di almeno tre uomini a protezione del centro per costringerlo ad abbassarsi il più possibile per ricevere. È quello che dovrebbe fare anche la Croazia, modificando il suo piano gara rispetto alla partita contro la Nigeria.
Nella posizione di vertice basso sarebbe ideale Brozovic, che però Dalic preferisce mezzala per sfruttarne il dinamismo, e si troverebbe a suo agio Kovacic, che anche da Zidane era stato utilizzato a uomo su Messi, seppure con risultati rivedibili. Da una panchina così profonda in quanto a centrocampisti, Dalic potrebbe anche pescare Badelj, perfetto per giocare davanti alla difesa.
Badelj è pronto a fare l’esordio in questi Mondiali.
Però dovrebbe cambiare anche Sampaoli, che al momento sta vagliando diverse opzioni. Nella più semplice di queste viene confermato il 4-2-3-1: Mercado prende il posto di Rojo, Pérez quello di Biglia, Acuña quello di Di María. Secondo alcune più cervellotiche interpretazioni il modulo slitta in fase di possesso in un 3-1-3-3 in cui Messi viene spostato dal centro della trequarti verso la fascia destra, Salvio e Acuña coprono le fasce mentre Mascherano e Peréz compongono l’asse centrale, il primo davanti alla difesa e il secondo su una linea più avanzata.
È difficile dubitare dello stato di forma di Messi alla luce della partita contro l’Islanda, anzi ha mostrato particolare forza nelle gambe quando convergeva in dribbling verso il centro con la palla sul mancino, un’azione che partendo leggermente più a destra potrebbe ripetere con più efficacia. Piuttosto sarà determinante la flessibilità della Croazia rispetto a un approccio difensivo conservatore che non sembra il più congeniale alle sue caratteristiche.
La Croazia può trasformarsi in un incubo
I punti di forza della Croazia sulla carta combaciano con quelli dell'Islanda: la densità a centrocampo, la dirompente fisicità, la possibilità di spostare la partita sul piano dei duelli aerei e dell'attacco delle seconde palle. L’apnea in cui è precipitata la difesa dell’Argentina in occasione del gol del pareggio islandese, mentre il pallone attraversava l’area da parte a parte prima di cadere tra i piedi di Finnbogason, sembra replicabile contro una squadra che in attacco schiera tre armadi di altezza media 186 centimetri.
Due duelli aerei e un rimpallo vinti a centro area: tanto basta alla Croazia per andare in vantaggio contro la Nigeria.
La Croazia ha le caratteristiche ideali per giocare transizioni rapide e incontenibili (attaccanti grossi e veloci, alcuni dei migliori passatori al mondo a centrocampo), e non è detto che Sampaoli sia disposto a ritoccare i principi che reggono il suo gioco (i ritmi alti, la linea di difesa alta, le marcature a tutto campo). Questa Argentina ha però dimostrato nell’arco dell’intera gestione Sampaoli una solidità difensiva insospettabile, a dispetto della sua tradizione e a dispetto dell’assenza di conclamati fuoriclasse nel reparto.
Contro l’Islanda, l’Argentina si è difesa con una linea a quattro abbastanza rigida nel corso del primo tempo, poi sempre più una linea a due (con Mascherano a protezione) quando la necessità di sfruttare tutto lo spazio in ampiezza ha portato i terzini all’altezza della trequarti. Contro la Croazia, Sampaoli dovrebbe schierare la stessa linea di difesa con Mercado al posto di Rojo, per avere dei riferimenti fissi sulle fasce contro gli attaccanti della Croazia. Nel caso invece scelga di affidarsi alla difesa a tre, sarà interessante capire se accetterà di marcare a uomo i tre attaccanti, o se chiederà un sacrificio maggiore agli esterni a tutta fascia.
D’altra parte, l’Argentina non può rinunciare a mantenere a mantenere alta la pressione sul possesso croato, perché se da una parte la squadra di Sampaoli offre la versione migliore di sé stessa quando innesca con continuità i meccanismi di riconquista, la Croazia costruisce dal basso con una certa confusione, con i centrocampisti disposti spesso sulla stessa linea di passaggio, schiacciati in orizzontale. Questo a dispetto della qualità a disposizione, che ha consentito di conservare il controllo sul ritmo di gioco (86% di precisione passaggi per Modric e Rakitic).
Oltre all’opportunità di strappare un ottavo di finale più comodo, la Croazia ha l’opportunità di dimostrarsi grande squadra di fronte a una versione dell’Argentina ancora incompiuta e insicura delle proprie possibilità. Il confronto si presenta realmente equilibrato, tra squadre con una certa quadratura, molto talento in campo e qualche fragilità. La classifica finale sancirà chi è riuscito meglio a confinarle fuori dal campo, perché quella di confinarle fuori dallo spogliatoio è ormai una battaglia persa.