Il bello di essere Giroud: campione del mondo senza mai tirare in porta

Mondiali

Vanni Spinella

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Le statistiche del centravanti francese sono impietose: titolare per 6 gare di fila, mai un tiro in porta. Eppure Deschamps lo ritiene fondamentale, forse perché gli ricorda un altro "9" generoso ma incapace di segnare con cui vinse la coppa da giocatore

Risvegliarsi Olivier Giroud, il sogno di ogni uomo questa mattina. Bello, ricco, famoso e campione del mondo. Con fare stanco – se solitamente avvertite le fatiche di un calcetto della sera prima, figuratevi quelle di una finale Mondiale – tiri giù i tuoi preziosi piedi dal letto e infili le pantofole. Poi ti dirigi in bagno, allo specchio. Un’aggiustatina alla barba, un po’ di gel in quei capelli sempre perfetti. “Ma quanto sono bello. E adesso anche Campione del Mondo”.

Campione del mondo, nonostante... Perché quelli bravi ci insegnano che “i movimenti che fa lui”, che “come libera l’area per gli inserimenti di Griezmann e Mbappé”, che “come protegge palla per far salire la squadra”, insomma che non ci potrebbe essere giocatore più funzionale per quel tipo di gioco. Va bene, ma l’uomo medio che appena sveglio si alza e va in bagno ma non per guardarsi allo specchio, preferisce dirla in altro modo: stiamo parlando di un attaccante che non segna, in pratica. Uno così, lui e i suoi amici, al calcetto del martedì lo metterebbero fisso in porta.

L’attaccante della squadra campione del mondo ha fatto 0 gol al Mondiale, giocando praticamente titolare. Come sia possibile ce lo potrebbe spiegare solo Didier Deschamps, colui che l’ha voluto fortemente tanto da preferirlo a Karim Benzema, uno da quasi 200 gol con la maglia del Real Madrid, che può essere un vantaggio come uno svantaggio, considerando quanto ha giocato accanto al cannibale Cristiano Ronaldo che vuole tutti i gol per sé. Non solo zero gol, ma addirittura zero tiri in porta in tutto il torneo, è l’impietoso numero che lo condanna alle nostre facili critiche. Partendo titolare dalla seconda partita in poi, sempre in campo a parte i minuti finali contro Belgio e Croazia.

Noi italiani, intanto, l’abbiamo presa bene...

Si torna dunque al vecchio discorso dell’attaccante utile alla squadra, generoso: ecco, è così che si dice quando uno non fa i gol. È generoso. A Deschamps deve aver ricordato un altro generoso con cui aveva condiviso una vittoria Mondiale, in quel caso – 20 anni fa esatti – da giocatore. Si chiamava Stephane Guivarc’h, giocava con il 9 sulla schiena e con quella strana h apostrofata alla fine del nome; centravanti titolare dei Galletti che in quel Mondiale dagli ottavi alla finale andarono avanti senza un gol di un attaccante. Appena tre reti in 323 minuti e tutte segnate da difensori: golden-gol di Blanc che mette fine al braccio di ferro col Paraguay al 113’, 0-0 con l’Italia e partita portata ai rigori, 2-1 alla Croazia con doppietta niente meno che di Thuram. Guivarc’h, in tutto ciò, lottava, saltava, sgomitava (se lo ricorda bene soprattutto Cannavaro, di come sgomitava: 4 punti di sutura in faccia, frutto della frustrazione di un omone grande e grosso che non vedeva una palla alta perché il piccolo italiano saltava più di lui. Cannavaro si fa cucire e rientra “bendato”. E anche così è sempre Guivarc’h quello che non la vede mai).

Titolare senza segnare anche in finale, Guivarc’h, con il giovane Trezeguet che faceva panchina e che ahinoi avremmo conosciuto meglio due anni dopo, a Euro2000. Memore di quella Coppa alzata da capitano, il Deschamps Ct ha pensato di riproporre la figura dell’attaccante senza gol, terminale del 4-2-3-1; ma non da subito. Alla prima, contro l’Australia, aveva provato a incantare il mondo con il tridente delle meraviglie Mbappé-Griezmann-Dembelé: una faticaccia, il 2-1 finale frutto di un gol su rigore e di un’autorete, e dal Perù si cambia. Olivier Giroud titolare.

D’altra parte, se vuoi andare in porta seguendo linee verticali velocissime non puoi lanciare le tue frecce nello spazio senza qualcuno che lotti per loro, creando quello spazio. Il generoso Giroud allora si fa in quattro e prende le botte, ma sempre senza scompigliarsi il ciuffo. La ricerca della bellezza fa parte del suo essere, tanto che quando gli capita di segnare lo fa solo in modo esagerato. Ricordate lo scorpione a passo di danza con la maglia dell’Arsenal? Essere Giroud, oggi. Cosa può esserci di meglio? Al calcetto di domani sapremo cosa rispondere quando ci accuseranno di non fare gol.

Così bello che potrebbe essere il protagonista di una sit-com alla "Friends"

Bello anche dolorante