Rinnoviamo il nostro atto di fede in Mancini

PLAYOFF MONDIALI
Giorgio Porrà

Giorgio Porrà

©Getty

Alla vigilia dei playoff mondiali occorre lucidare la memoria, rinnovare l’atto di fede nei confronti di un Ct capace di esaltarsi ad ogni curva, come gli succedeva sull’erba, da giocatore. Nei confronti di una squadra diventata modello di ripartenza, un’idea fresca, ambiziosa, anche senza fuoriclasse a illuminarla

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L’Italia che declina variamente il concetto di bellezza. Nelle sinfonie collettive, nel coraggio del gioco, nel piacere di creare, nel disprezzo per qualunque logica speculativa. L’Italia che si specchia nel manifesto di Mancini, nella sua visione progressista, ritrovando il suo colore, niente più azzurro tenebra, quello del medioevo tecnico nel quale era sprofondata nelle gestioni passate.

 

Sembra ieri, ma è storia dell’estate scorsa, i lampi, le suggestioni di un Europeo vinto sorprendendo tutti, noi stessi prima degli altri, con una Nazionale apparsa versione affascinante delle migliori precedenti versioni azzurre. Ecco, questo occorre fare, alla vigilia dei playoff mondiali, dell’incrocio con la Macedonia, lucidare la memoria, rinnovare l’atto di fede nei confronti di un Ct capace di esaltarsi ad ogni curva, come gli succedeva sull’erba, da giocatore. Nei confronti di una squadra diventata modello di ripartenza, un’idea fresca, ambiziosa, anche senza fuoriclasse a illuminarla.

 

Occorre farlo anche se nel frattempo un po' di magia è svanita, un po' di polvere si è posata su piedi e meccanismi. Occorre farlo perché in questo gioco, nonostante tutto, la storia siamo noi, anche se ci piace soffrire per ribadirlo. Occorre farlo perché stavolta sono stati altri a creare il clima giusto, la Ferrari col suo Rinascimento, l’Italrugby uscendo dall’incubo, Marcell Jacobs cementando il suo dominio. Occorre farlo perché i bambini ci guardano, ci giudicano, come potremmo spiegargli un altro Mondiale buttato via?