Kleindienst & Kimmich: il KK-factor fatale all’Italia di Spalletti

“È importante avere là davanti un attaccante come Tim che lavori così tanto, anche ‘contro la palla’” – Rocco Reitz, centrocampista ’Gladbach, al Rheinische Post Nel solco della tradizione. La Germania come l’Argentina: guai a toglierle centravanti e parrilla. Sostituite la birra con la griglia, e l’assunto varrà anche in salsa teutonica. A volte però, per insaporire il piatto, serve salare il tutto con un generoso pizzico di mala e insieme buona sorte: rotti gli avamposti d’Albione – fuori fino a giugno Kai Havertz e tutto marzo Niclas Füllkrug per infortuni a una coscia – Julian Nagelsmann s’è visto fugare ogni dubbio nel convocare, per il doppio quarto di finale di Nations League contro l’Italia, due bei centravantoni d’antan. Rivisitati però in chiave moderna: Jonathan Burkardt, capitano della rivelazione Mainz e rientrato a inizio febbraio lui pure da un infortunio a una coscia , e Tim Kleindienst, con 15 gol al suo career-high in due anni di Bundesliga e al primo nel Borussia Mönchengladbach. Prime punte tedeschissime sì, ma che più diverse non si può. Tim, la forza delle connessioni Fisicamente super strutturati , fanno gol per mestiere ma non vivono solo per quello. ‘Jonny’, più giovane e dinamico, ama spaziare su tutto il fronte offensivo nel 3-4-2-1 di Bo Henriksen ai Die Nullfünfer . Tim non sarà il classico palo… telefonico piantato in mezzo all’area, ma è là che più e meglio staziona: come riferimento centrale nel 4-2-3-1 di Gerardo Seoane ai Die Fohlen. I ‘puledri’, nick retaggio dello squadrone che scorrazzava ventre a terra e criniera al vento sui campi europei negli anni Settanta. Per intenderci, i bianconeroverdi di Berti Vogts, Rainer Bonhof, Allan Simonsen, Jupp Heynckes e compagnia segnante. Burkhardt titolare a San Siro ha funzionato così così , mossa subito corretta nella ripresa con Kleindienst, che invece ci è stato indigesto per un tempo all’andata e per entrambi al Westfalenstadion al ritorno. Da manuale l’asse con Kimmich play-ombra per il finalizzatore, lasciato libero e bello fra i due centrali di incornare il cross del capitano per l’1-1 già dopo quattro minuti. Azione quasi fotocopiata a Dortmund, per il 3-0 al 45’, con Kleindienst inchinatosi per appoggiare in porta di testa semi-indisturbato. Per Kimmich, fresco di rinnovo col Bayern fino al 2029, quattro assist equamente divisi in due partite. E il rigore che ha sbloccato la seconda, fischiato dal polacco Szymon Marciniak per fallo di Alessandro Bongiorno su – ma guarda… – Kleindienst, che a parità di lunghe leve aveva proprio un altro passo. In più, per Kimmich, una ‘presenza’ e una leadership in campo debordanti per tutti i 180’ e il solo errore , sul primo dei due gol di Moise Keane. La fascia passatagli da Manuel Neuer sia al Bayern sia nella Mannschaft, è su buone braccia. “In tanti anni di calcio, mai visto nulla di simile. Un fallimento totale”. – Lothar Matthäus Regalo di Noel Del ridicolo 2-0 di Jamal Musiala su corner di Kimmich e Italia al bar sport , s’è discusso fin troppo . E per carità di patria qui tralasciamo. Va bene il pallone poi autografato da Kimmich al quindicenne raccattapalle Noel Urbaniack, cui il direttore delle nazionali tedesche Rudi Völler ha promesso un biglietto per la prossima partita della Mannschaft. Va detto però che, al confronto, il corner-furbata di Alexander Arnold per il 4-0 di Divock Origi in Liverpool-Barcellona 4-0, semifinale di Champions League 2019, era roba da statistiche avanzate NBA. “Una giocata di livello mondiale da parte di tutti e tre, il raccattapalle, Josh e Jamal. Incredibilmente intelligente”, ha poi infierito Nagelsmann. “Non si può provare una cosa del genere. Il raccattapalle è stato molto bravo, ma è stato Joshua Kimmich a volere subito il pallone. È stata una mossa molto astuta da parte di Joshua e di Jamal Musiala”. Né va dimenticato che, nell’azione immediatamente precedente, Donnarumma aveva compiuto una paratona alzando in angolo la ‘solita’ gran girata di testa di Kleindienst. Anche là, come su Kleindienst telefonicamente pescato da Kimmich per il gol dell’andata, si poteva – e doveva – fare meglio. Se non altro in preparazione, detto senza mancare di rispetto a super professionisti come staff e analyst azzurri. Del resto, se trova il tempo di presenziare ad Atreju, e di ingraziarsi i media dopo l’umiliante Euro24 con una tavolata nella sua tenuta in campagna, è lecito – anzi: doveroso – pretendere adeguate contromisure sugli avversari. Dalle punizioni dello specialista macedone Enis Bardhi alle giocate della combo KK. Fino agli 8 degli ultimi 9 gol subiti arrivati da situazioni di palla inattiva, e in particolare da corner . Non deve diventare una ‘psicosi’, la pubblicità-progresso invocata ai microfoni da Spalletti. Ma non si può neanche far finta che non sia un problema. Come gli inizi-choc o le reiterate difficoltà sui palloni alti. Prima di Dortmund, Kimmich aveva propiziato 13 degli ultimi 27 gol segnati di testa dai nazionali tedeschi dal suo debutto nel 2016 . Il lob per il 3-0 di Kleindienst ha aggiornato la statistica a 14 su 28, la metà. E sempre senza calcolatrice. Ma anche non disponendo di queste cifre, bastava guardare attentamente la Bundesliga su Sky. Emblematico, in questo senso, l’ultimo ’Gladbach-Mainz del 7 marzo, con la sfida nella sfida Burkardt-Kleindienst, entrambi a secco e non proprio alla loro partita dell’anno. E, volendo, i due precedenti scontri diretti, entrambi finiti 1-1 e ancor più illuminanti. Un anno fa, in casa il 2 marzo 2024, Burkardt segnò di sinistro su assist di Jae-sung Lee, poi pareggiò Florian Neuhaus. In questa stagione, all’andata, fu Kleindienst – di testa su cross Franck Honorat – a firmari il pari del ’Gladbach dopo l’autogol di Stefan Lainer . Cottbus, alla fiera dell’Est A differenza di Burkardt, un talento speciale poi frenato dagli infortuni , la storia calcistica di Kleindienst non è certo iniziata da predestinato. Anzi. Nato il 31 agosto 1995 a Luckenwalde, Jüterbog, nel Brandeburgo, a 12 anni lascia città e squadretta locale, il Viktoria, per trasferirsi nell’est del Paese, nel vivaio dell’Energie Cottbus. Il club per cui tifava da ragazza una certa Angela Merkel. Tim, che arriva già sull’1,90, compie la classica trafila nelle giovanili e a 16 anni viene aggregato alla squadra riserve . Nella stagione 2012-13 tre panchine senza però mai esordire con la prima squadra, che chiude ottava in Zweite Bundesliga. L’anno dopo però il club cambia tre allenatori , è ultima e retrocede. Per il 17enne Tim, due presenze in altrettante convocazioni, zero gol e 25’ totali. La svolta arriva nel 2014-15 in 3.Liga con Stefan Krämer in panchina, Kleindienst segna 13 gol in 35 partite per 2688 minuti totali. Becca però anche un sacco di gialli: 11. L’Energie finisce settima e lui nella Nazionale U-20 di Frank Wormuth. Tim però intanto pensa anche alla scuola e nel 2015 consegue l’Abitur, il diploma di scuola superiore. È tempo di scelte importanti. Il Friburgo 'sbagliato' Per 250 mila euro arriva, ma nel momento sbagliato, al Friburgo di Christian Streich, cui stranamente non riuscirà il consueto 'miracolo' di sviluppo e valorizzazione di un pur promettente prospetto. Dal 2015 al 2019, la miseria di due reti e 33 presenze con la prima squadra; tre in 11 con la seconda ma in Regionalliga. Troppo poco non tanto per l’investimento economico, comunque più che rientrato con la cessione – in prestito, poi riscattato per tre milioni di euro – all’Heidenheim. Quanto per la scommessa non vinta. Heidenheim, la doppia svolta La vince eccome invece Frank Schmidt. Con lui allenatore Kleindienst sembra tornato quello di Cottbus: 7 gol in 27 gare in prestito; e addirittura il doppio nella Zweite Bundesliga ostaggio come il resto del globo della pandemia da Covid-19. L’Heidenheim arriva terza dietro Arminia Bielefeld e Stoccarda. E manca per un gol la storica promozione per la massima serie fallendo senza perdere il doppio playout col Werder Brema, terzultimo in Bundesliga, che il 30 ottobre lo aveva eliminato al Weserstadion nel secondo turno di Coppa di Germania. Troppa Gent Come al Friburgo, per Tim sembra il momento del grande salto, magari persino in Champions League. Lo chiama infatti il Gent di Jess Thorup, che Tim ritroverà poi dopo tre anni da avversario in Bundesliga all’Augsburg. I belgi escono ai playoff con la Dinamo Kiev, e Thorup il 20 agosto viene rimpiazzato con il romeno László Bölöni. Durerà meno di un mese: dal 14 settembre gli subentra Wim De Decker, e a questi dal 4 dicembre Hein Vanhaezebrouck. Tre allenatori in tre mesi: troppi in panca, e troppo poco lui in campo . Kleindienst se ne va a gennaio 2021 dopo 3 gol e un assist in 23 presenze. Heidenheim, fra sogno e realtà Frank Schmidt e l’ad Holger Sanwald lo riprendono volentieri all’Heidenheim, e Tim li ripaga con 11 gol in 15 gare, due reti in meno di Christian Kühlwetter, il miglior marcatore in rosa. Non bastano per la promozione , ma per riprovarci nei due anni successivi sì. Il primo Kleindienst lo chiude da miglior marcatore dei suoi, ma l’Heidenheim è solo sesto. Il secondo, 2002-23, è quello della agognata promozione, che mai sarebbe stata realtà senza i suoi 25 gol, compreso quello del titolo all’ultima giornata. Ma anche e soprattutto il suo repertorio di attaccante ormai completo. Non solo presenza e gol in area, ma anche tanto gioco con e per i compagni e un gran lavoro ‘contro la palla’ come, semplifichiamo, in Germania chiamano la fase difensiva. Schmidt, sulla panchina del club della sua città natale e nel quale aveva chiuso da giocatore, è riuscito dove persino Streich aveva fallito. Far maturare un potenziale talento ancora inespresso del calcio tedesco. Tutto ‘da Heidenheim’r quello straordinario finale di campionato a spese dell’Amburgo. Domenica 28 maggio 2023, la squadra allora allenata da Tim Walter, il suo lo fa vincendo 0-1 a Sandhausen. Ma in classifica l’Amburgo è secondo con un punto in meno dell’Heidenheim e deve quindi sperare che l’Heidenheim non vinca a Regensburg contro lo Jena. Come se il pathos non bastasse, fino al 57’ lo Jena è avanti 2-0 con doppietta di Prince Owusu. Poi l’Heidenheim rimonta con Benedikt Saller e rigore di Niklas Beste, che disegna il cross del sorpasso per il destro di Kleindienst al 9’ di recupero. Classifica finale: a 67 punti Heidenheim campione di Zweite per differenza reti, Amburgo terzo e al playout, poi perso male-male con lo Stoccarda . Per Tim, 25 gol e 7 assist in 32 gare di campionato più due presenze in Coppa di Germania. Un rendimento confermato nella cavalcata che ha portato la matricola assoluta in Bundesliga a una comoda salvezza e addirittura – via preliminari – in Conference League, storica prima campagna europea del club. ’Gladbach, la terza chance Troppo, e tutto insieme, per trattenere i gioielli di famiglia. In estate se n’è andato infatti l’intero tridente d’attacco: Kleindienst al Borussia Mönchengladbach per soli 7 milioni – la clausola di recesso – e un quadriennale fino al 2028; l’ala sinistra Niklas Beste al Benfica e da gennaio al Friburgo, dove per cinque milioni era già andato a luglio l’ala destra Erin Dinkçi . “Cercavano un attaccante che partecipasse al gioco”, scrive Ronald Reng della rivista Deutsche Fußball Liga a proposito della scelta dei dirigenti del Gladbach di puntare su Kleindienst per il dopo-Thuram, dopo un’annataccia senza un vero centravanti. I tre assist in 72’ nel 4-1 al Werder del tre novembre, dimostrano l’assunto. “È un giocatore incredibilmente bravo” ha detto di lui Seoane a Karsten Kellermann del Rheinische Post il 7 marzo. “A differenza di Burkardt nel Mainz, non è il capitano , ma è un leader nello spogliatoio”. Quanto ai gol, quelli li ha sempre fatti. Coi Fohlen ha cominciato sin dallo sfortunato 2-3 al debutto contro il Bayer Leverkusen campione uscente del Doppelte campionato-coppa. In nazionale, dopo la doppietta nel 7-0 alla Bosnia-Erzegovina, sono già 4 in sei gare. Ora lo conoscono tutti. Anche l’impermalito Spalletti.

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