Gigi forever: Buffon ultimo eroe dell'Italia Mondiale

Calcio

Alfredo Corallo

Gigi Buffon dà all'addio alla maglia azzurra dopo 20 anni: campione del mondo nel 2006 (foto Getty)

Il capitano dà l'addio alla maglia azzurra dopo 175 presenze (recordman assoluto) nella serata più triste, che priva l'Italia del Mondiale. La neve di Mosca al debutto, 20 anni fa. La "manona" su Zidane a Berlino, e ora l'invito al Paese dopo il fallimento: "Non dobbiamo abituarci alla mediocrità". Lasciano anche altri due eroi del 2006: De Rossi e Barzagli

"Mi dispiace soltanto per Buffon" è il manifesto di un'Italia perdente, decaduta, con i nervi a pezzi, la social-vox populi che non sembra più disposta a perdonare. La maglia azzurra di Gigi è sopravvissuta alla neve di Mosca, che era il 1997. A un'alluvione: mamma Stella l'ha salvata dal fiume di fango che ha sommerso Marina di Carrara all'alba di un 5 novembre di tre anni fa. Ai fallimenti mondiali in Sudafrica e Brasile. A una finale europea persa 4-0. Ai tragicomici rigori contro la Germania a Bordeaux. E sopravviverà anche alle lacrime di ieri sera, in eterno. Invulnerabile all'onta di un Mondiale mancato, sesto o non sesto di una Storia che - comunque - non temerà confronti. Ma cosa ne sarà di noi? Dovremo sul serio abituarci alla mediocrità, ora che Buffon non starà più lì a guardia del faro? 

L'eredità di Buffon

L'ultimo regalo che Gianluigi Buffon ha lasciato alla Nazionale italiana di calcio - e all'Italia - è il seme più prezioso, anche di più della manona tesa sulla capocciata (l'altra) di Zizou a Berlino: quel "non dobbiamo abituarci alla mediocrità" detto prima di Italia-Svezia dovrebbe indicare la strada da cui ripartire. Guardare al futuro con più coraggio e meno superficialità. Assumersi le proprie responsabilità. Saper chiedere scusa. Condividere un fallimento e non scaricare le colpe sul più debole dei capri espiatori. Ma forse un calciatore non può, dall'alto dei suoi privilegi, dei milioni che noi non guadagneremo nemmeno nelle famose dieci vite, avere la "presunzione" (nella fattispecie umiltà) di potere indicare la via da percorrere. Pare che almeno Gigi si sia guadagnato sul campo questa credibilità, al netto delle uscite a vuoto che nella vita avrà commesso pure lui. Perché a Mosca, nei suoi calzoni corti, nella tormenta di neve non c'eravamo noi, c'era lui, noi al massimo saremmo entrati con addosso i cappottoni di ieri a San Siro, tutti infreddoliti che manco al Polo Nord...

 

Ex Fratelli d'Italia

La prossima estate sembra così lontana avvolti come siamo nei nostri sciarponi. Quanti anni avrete nel 2022? Dunque... no, comodi, ci sarà tempo per fare i conti, ma "taaanto" tempo. I Mondiali scandiscono il ritmo dei ricordi, no? Quell'estate... sì, quell'estate lì ho dato il primo bacio a Federica/Paolo/Giulia. Ah sì, il primo motorino! Ma quella del 1982 è stata la più bella. Beh, io ho solo qualche flash. E Italia '90? Zenga mi ha rovinato le vacanze. Ma ti ricordi la parata di Buffon sul colpo di testa di Zidane? Guarda che eravamo già ai supplementari, eravamo cotti, se segnava là addio Coppa. Che serata! Certo, ai rigori... ne avesse parato uno! Campioni del mondo! Viva l'Italia! Oggi l'Italia scende dal carro e non perdona. L'Italia "metà dovere e metà fortuna" ora è tutta dimenticare. L'Italia con le bandiere diventate fazzoletti per asciugare lacrime di rancore, una pioggia di giustizialismo senza freni sotto il pavido ombrello di un iphone. L'inno di De Gregori non ci rappresenta più.

A proposito, quando sarà la prossima volta che canteremo l'inno (di Mameli) a squarciagola, come ieri sera, tutti insieme? Ci dispiace soltanto per Buffon? E per il nostro antico orgoglio, neanche un po'?

Maledetti autogol

Da quel 29 ottobre del 1997 Buffon c'è stato altre 174 volte, attraversando le generazioni e garantendo la nostra "sicurezza" - e dei nostri figli - come soltanto i supereroi sanno fare, fino all'ultimo. Lo abbiamo persino implorato di segnare il gol della speranza negli assalti finali dello spareggio con gli svedesi, per tornarci, nella Russia del suo esordio. "Vai Gigi, salvaci tu!". Buffon che lascia la Nazionale senza prendere gol, 0 a 0. E subisce quello dell'andata - maledettissimo - su un'autorete, proprio come aveva cominciato: anche a Mosca non fu colpa sua, Cannavaro entrò in porta con tutta la palla (ma al Mondiale di Francia c'andammo); e a Solna, la sfortunata deviazione di De Rossi. 

 

Quei bravi ragazzi

Proprio loro: Cannavaro, il capitano dell'Italia campione in Germania, l'amico di sempre, cui il portiere dovrà cedere il Pallone d'Oro che avrebbe meritato - quantomeno ex aequo -  per una rispettosa "questione gerarchica"; e Daniele da Roma, che una punta non è, ma che negli ultimi anni ha segnato più di tutti (ci sarà una ragione se la porta degli svedesi è rimasta immacolata...) e che non si perdonerà mai di avere insaccato l'ultimissimo in azzurro dalla parte sbagliata, sebbene non ne abbia alcun motivo: il rigore dell'Olympiastadion era bastato già da solo a iscriverlo nella lista dei Cavalieri della Repubblica. Come non dovrebbero avere nulla da rimproverarsi Andrea Barzagli e Giorgio Chiellini, che hanno tenuto alto il vessillo tricolore "fino alla fine", in perfetto stile Juventus. Con cui senz'altro potranno scrivere nuove pagine di storia, anche se non indosseranno più la "corazza" della maglia azzurra, non sarà più il romanzo di tutti gli italiani. Quelli ancora fieri di esserlo, almeno. Quelli che si abbracciavamo forte e si volevano tanto bene.