Nazionale, tabù esordio: 30 anni di prime volte da Ct
CalcioAl via il corso dell'Italia targata Di Biagio, Ct ad interim nei primi test contro Argentina e Inghilterra: un doppio esame da non fallire sulla strada della conferma. Bilancio complicato nei debutti dei commissari tecnici della Nazionale: Vicini fu accolto da una doppietta di Bergomi, Lippi venne sconfitto in Islanda
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Solo 4 vittorie e altrettante sconfitte negli ultimi trent’anni di esordi per i commissari tecnici della Nazionale, intervallo che ha segnato il battesimo di dieci allenatori sulla panchina più delicata. Corsi e ricorsi storici, fortuna relativa in precedenza anche per le "prime" di Bernardini (0-1 contro la Jugoslavia) e Bearzot fermato nel 1975 dalla Finlandia. Precedenti che accompagnano il nuovo corso azzurro targato Luigi Di Biagio, prossimo ai test contro Argentina e Inghilterra a caccia della conferma. Nessuna preparazione ufficiale verso i Mondiali in Russia, ahinoi, piuttosto i primi tasselli necessari per ricostruire un movimento mai così in difficoltà dall’onta mondiale del 1958. Si riparte dalle new entry Chiesa e Cutrone, interpreti della linea verde affiancati dall’esperienza dei veterani Buffon e Bonucci. Obbligatorio ripartire per il calcio italiano senza trascurare un ranking che ci vede inchiodati al 14° posto, magari ritoccando anche le primissime statistiche dei Ct al debutto in Nazionale.
Da Vicini a Lippi
Binari paralleli tra Di Biagio e Azeglio Vicini, ex mediano promosso nella Nazionale maggiore dopo un decennio alla guida dell’U-21: l’erede del dimissionario Bearzot debuttò l’8 ottobre 1986 a Bologna contro la Grecia, avversaria battuta 2-0 dalla doppietta di Bergomi. Già, proprio la bandiera nerazzurra mai a segno nelle precedenti 31 presenze, protagonista con due prodezze dalla distanza. L’esperienza con gli Azzurrini valse l’immediata conferma dei vari Zenga e Donadoni, punti fermi nei 5 anni di mandato dalla semifinale degli Europei alle notti magiche di Italia ’90 fino all’esonero dell’anno seguente. Sfumato l’approdo a Euro 1992, la campagna di qualificazione venne completata da Arrigo Sacchi reduce dai trionfi con il Milan. Esordio datato 13 novembre 1991, 1-1 a Genova contro la Norvegia agguantata dal pareggio di Rizzitelli: nell’occasione debuttarono Costacurta, Zola e Baiano, giovani accolti a discapito delle esclusioni eccellenti (Zenga, Bergomi e la coppia Vialli-Mancini). Le affinità con il blocco milanista alimentarono pure le convocazioni ai Mondiali statunitensi, d’altronde la panchina rossonera fu la sua destinazione a seguito del divorzio nel 1996 dopo l’amichevole di Sarajevo. Chi costruì la sua candidatura attraverso i trionfi con l’U-21 fu Cesare Maldini, tre volte campione d’Europa e promosso il 22 gennaio 1997: 2-0 all’Irlanda del Nord grazie alla staffetta Zola-Del Piero, festa a Palermo con la fascia di capitano affidata al figlio Paolo e la ribalta concessa nella ripresa al 23enne Fabio Cannavaro. L’era Maldini promosse altri futuri azzurri come Buffon e Vieri, Inzaghi e lo stesso Di Biagio ma non Totti lanciato da Dino Zoff. Un biennio alle redini della Nazionale anche per il portiere del Mundial spagnolo, già selezionatore dell’Italia olimpica a Seul e altrettanto positivo al battesimo: Galles sconfitto ad Anfield con le reti di Fuser e Vieri, match nel quale trovarono spazio new entry come Di Francesco, Iuliano e Serena.
Dimessosi a seguito delle critiche di Berlusconi dopo l’epilogo a Euro 2000 vinto dalla Francia, Zoff venne sostituito da Giovanni Trapattoni al centro di un quadriennio avaro di fortune già dalla prima uscita: qualificazioni mondiali, 2-2 a Budapest contro l’Ungheria in virtù della doppietta di Inzaghi replicata da Horvath. Se il tridente Totti-Del Piero-Inzaghi stuzzicava eccome, le amnesie difensive guastarono il suo battesimo in azzurro. Nemmeno la boccetta di acqua benedetta aiuterà il Trap ai Mondiali del 2002 (ricordate Byron Moreno?), macchia italiana come il "biscotto" nordico tra Svezia e Danimarca ai successivi Europei. Qui finisce il ciclo di Trapattoni e inizia quello di Marcello Lippi spinto dai 13 titoli da allenatore della Juventus. L’artefice del trionfo mondiale stecca clamorosamente l’esordio il 18 agosto 2004 a Reykjavik davanti a 20mila spettatori, 2-0 dell’Islanda a segno con la stella Gudjohnsen e il meno noto Einarsson. Gelata l’Italia dall’inedito completo blu, falcidiata dalle assenze (Vieri e Cassano, Totti e Cannavaro, Del Piero e Panucci) e rattoppata con i vari Volpi, Bazzani, Favalli e Birindelli fino agli esordienti Blasi e Toni, quest’ultimo fresco di promozione con il Palermo. "È destino, non mi riesce mai cominciare bene un’esperienza", spiegherà Lippi nemmeno fortunato in occasione del ritorno in Nazionale il 20 agosto 2008. A Nizza termina 2-2 contro l’Austria, pareggio archiviato in rimonta nonostante la folta presenza di reduci dall’exploit di Berlino. Se l’allenatore viareggino può vantare una striscia di 31 partite senza sconfitte, il fallimento in Sudafrica comporta l’addio definitivo dai gradi di Ct.
L’ultimo decennio
Tra i due mandati di Lippi c’è l’interregno di Roberto Donadoni, allenatore apprezzato a Livorno e gradito dalla Figc che gli affida il gruppo campione del mondo. Il debutto risale al 16 agosto 2006, ko al Picchi per mano della Croazia in gol con Eduardo e un 20enne Modric. Nel 4-3-3 di partenza il portiere Amelia è l’unico superstite della spedizione mondiale a beneficio di 7 debuttanti dal nucleo sampdoriano (Falcone, Terlizzi, Palombo e Delvecchio) fino a Gobbi, Morrone e Rocchi. Incassato il 'no' di Totti ma riaccolto Cassano, Donadoni non vinse nessuna delle prime tre gare eguagliando il primato negativo del Ct Bernardini: premesse fedeli o meno, gli Azzurri uscirono di scena agli Europei per mano della Spagna ai quarti di finale, traguardo che ne decretò l’esonero. Detto del Lippi-bis, l’avvento di Cesare Prandelli scocca il 10 agosto 2010 in amichevole a Londra contro la Costa d’Avorio vittoriosa 1-0 nel segno di Kolo Touré. Il match riserva il palo di Marco Motta, esordiente senza fortuna al pari di Amauri e Molinaro ma non di Balotelli e Sirigu fino a Cassano riaggregato in Nazionale: ecco la rottura con il passato imposta dall’ex allenatore viola che affida la fascia di capitano a Buffon dopo l’addio di Cannavaro. La gestione di Prandelli premia il blocco juventino tra un ottimo Europeo (2° posto alle spalle dell’invincibile Spagna) e lo shock mondiale seguito dalle dimissioni congiunte del Ct e del presidente federale Abete.
La scelta della Figc coinvolge Antonio Conte, nuovo selezionatore a distanza ravvicinata dall’addio alla Juventus dove festeggiò tre scudetti consecutivi. Vittoria all’esordio che mancava dai tempi di Zoff, tabù spezzato a Bari contro l’Olanda terza al Mondiale: 2-0 blindato nei primi 10’ grazie a Immobile e De Rossi, successo dettato dal fidato 3-5-2 di matrice bianconera e dalle ottime indicazioni in campo. Piace la coppia "ignorante" Zaza-Immobile, spazio anche all’intoccabile Giaccherini in campo per tutti i 90’. Mai presi in considerazione Cassano e Balotelli, Conte ha il merito di aver riconquistato l’Italia dopo la campagna europea interrotta solo ai rigori a Bordeaux contro la Germania. Esaurito il contratto biennale e già accasato al Chelsea, chi ne raccoglie l’eredità è Gian Piero Ventura reduce da cinque stagioni nella Torino granata. Il debutto va in scena nuovamente a Bari, "sua" città addobbata a festa il 1 settembre 2016: peccato che a convincere sia la Francia di Deschamps vittoriosa 3-1 con Giroud e Kurzawa dopo il botta e risposta Martial-Pellè. Nessuna rivoluzione con il biennio precedente e poche intuizioni tattiche, prestazione incolore nonostante il collaudato 3-5-2 dove trova spazio il 17enne Donnarumma all’esordio come Belotti e Rugani. Uno scivolone per "mister libidine", flop che anticipa la marcia verso i Mondiali in Russia: 2° posto nel girone dietro la Spagna, playoff concesso alla Svezia e fase finale sfumata come nel 1958. Ecco perché i primi esami del Ct Di Biagio avranno un peso circoscritto alle statistiche e all’eventuale conferma in Nazionale.