Italia, sono tempi bui...

Non sembri una provocazione: se contro Svezia e Macedonia del Nord ci parve sproporzionato il risultato rispetto ai valori, e l’insufficienza di quelle sfide superava in negativo il livello generale del calcio italiano , questi ultimi giorni hanno sventrato la questione, fino a distinguere il bulbo: è lì il problema. Il 'dead man' costretto alla conferenza stampa rivelatrice, con la commozione per la rimozione da un lavoro che non riusciva a compiere secondo talento e disponibilità, con l’onestà dell’ammissione e con il naturale dispiacere di sentirsi responsabile e colpevole e di non aver più il tempo per rovesciare il giudizio, e dunque tenuto in panchina da esonerato, con il fatto a conoscenza del mondo intero, in un conflitto attorno fra il patetico, il compassionevole e il cinico, è stato un momento disgustoso ed evitabile. Non nella sostanza - l’esonero di Luciano Spalletti - ma nella gestione mediatica, politica, umana: tutto quello che discerne, identifica, costruisce una classe dirigente. La sconfitta in Norvegia doveva avere delle conseguenze e poteva avere anche delle premesse - un lavoro costante, pratico, sistemico con i club per riuscire ad avvalorare la partita più difficile e importante della stagione, quella che avrebbe indirizzato tutto il girone di qualificazione. E infatti. La Nazionale vi è arrivata a pezzi e ha portato in campo questa prostrazione, aggravandola per confusione e inadeguatezza. Davanti a un avversario vittima di una narrazione sbagliata, una superficialità che racconta come il problema del calcio sia profondo e culturale: tre o forse quattro giocatori della Norvegia non reputerebbero né affasciante né conveniente giocare nella nostra Serie A: è chiaro? Questo non significa che la Norvegia sia superiore all’Italia, anzi, né che i due movimenti siano vagamente paragonabili. Ma l’avversario era più serio dell’approccio azzurro a questo girone - con dichiarazioni danzanti fra l’euforia di facciata e la magia: dovremo pur ritornare al Mondiale, o no? Dunque, essendo la partita di Oslo mancata delle premesse giuste ha avuto poi la conseguenza immediata ma logica dall’esonero, che perfino un ammiratore sconfinato di Spalletti ormai sperava: una liberazione da un ruolo meritatissimo e inappropriato. Spalletti è fra i migliori che abbiamo in Italia: deve tornare a esprimere sé stesso e il suo calcio pensoso dove e come è possibile farlo, per suo e nostro giovamento . Dobbiamo tornare al bulbo: com’è possibile che questo esonero sia stato comunicato 48 ore prima di una partita nella quale non si faceva in tempo a intervenire con il nuovo Ct? Com’è possibile che non si sia deciso di comunicare tutto dopo il match contro la Moldavia, un tempo canonico, logico, imponendosi un protocollo che avrebbe protetto la partita e lo spogliatoio, e il Ct stesso? E perché poi 'cedere' al senso di colpa e concedere a Spalletti la cortesia di dirlo e spiegarlo e contestarlo lui stesso? Davvero il valore della sfida è stato subordinato a questa nuovissima prassi? Ora, queste giornate scomode potevano essere valicate se questa fretta avesse trovato ragione in un nuovo Ct da presentare e da contrattualizzare prima che il mercato lo portasse altrove. Altrimenti era logico e sensato e anche onesto attendere questo lungo seguito alla sfida di Reggio Emilia per fare tutto il daffarsi: esonero, trattativa per nuovo Ct, presentazione, discorsi sulle sorti magnifiche e progressive . Macché: il precipitare degli eventi che si è voluto far precipitare oggi preme su quest’affare proprio nel verso che fa dolore: l’imbarazzo e la confusione per come il vertice del calcio italiano ha gestito quest’avvicendamento fra Spalletti e chissà chi. Questi pochi giorni di attesa sarebbero serviti anche a sondaggiare i preferiti e scoprire che non era così scontato coinvolgerli, ed evitare di soffrirne i rifiuti. Per non dover poi indicare agli italiani la terza scelta per la panchina più importante del nostro calcio. La Figc ha cesellato il già scolpito manifesto della sua debolezza. Due post scriptum. Il primo: sarebbe stato importante se le cariche federali si fossero esposte sul referendum testé bocciato, sul quesito della cittadinanza, perché riguarda anche lo sport italiano . Il secondo: fra i possibili nuovi allenatori della Nazionale circola il nome del precedente Ct, Roberto Mancini, l’artefice del miracoloso Europeo vinto nel 2021, ricordo fortissimo per il bel gioco e sbiadito perché non ha lasciato forza né alla squadra né al movimento. Dopo aver lasciato la Nazionale per allenare l’Arabia Saudita , Mancini ha risolto con un accordo il ricco contratto con gli arabi, accordo che fu 'condiviso' nella formula da mandare in stampa per evitare la parola esonero nella biografia . Dopo quest’avventura più utile al conto corrente che all’autostima si è dichiarato pentito per aver lasciato l’Italia perché prima viene lo stomaco e poi la morale, scriveva Brecht. Per favore, questa risparmiatecela.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Italia, sono tempi bui...