Arsenal, Aubameyang: "Auto di lusso e vestiti appariscenti? Ecco perché non cambierò mai"

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Tra auto di lusso e vestiti sgargianti, Aubameyang giura al Mirror: “Non cambierò mai. Non mi importa delle critiche sul mio stile di vita”. E ancora: "Sto vivendo il mio sogno d’infanzia, da bambino imitavo mio padre e facevo finta di rilasciare interviste in televisione…"

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Auto di lusso? Vestiti appariscenti? Aubameyang giura: “Non cambierò mai il mio stile. Non mi interessa cosa pensi la gente di me”. Parole sicure, quelle rilasciare al Mirror, quelle di un giocatore veramente innamorato del pallone. Per cui tutto quello che lo circonda sono soltanto un surplus: “Conta sapere da dove vieni e dove sono le radici, tutto il resto è meno importante. Mi piace come sono e non mi importa se la gente non può accettarlo. Si vive una volta sola”. L’attaccante gabonese, scuola Milan e vicino al Milan in più di una circostanza durante il calciomercato, non ci sarà negli ottavi di Europa League proprio contro i rossoneri. Assente in Europa ma presente in Inghilterra, dove c’è in palio la finale di Coppa di Lega contro il Manchester City. Quasi una partita come le altre, si può intuire dai suoi discorsi al Mirror. Perché per lui conta davvero solo il pallone: “Quando ero un bambino andavo allo stadio a veder giocare mio papà Pierre per Le Havre, Tolosa, Nizza e Rouen (per Aubameyang senior un passato anche nella Triestina, ndr). Era incredibile: dopo le partite tornavo a casa e giocavo in soggiorno. Imitavo i tifosi e rilasciavo finte interviste. Oggi sto vivendo il mio sogno d’infanzia. Penso sia qualcosa di meraviglioso”.

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Auto di lusso, jet privati e vestiti sgargianti, ma Aubameyang giura: “Non cambierò mai” (foto Instagram @aubameyang97)

Da un allenatore all’altro

Aubameyang è stato pagato dai Gunners più di 60 milioni di euro, dopo 141 gol in poco più di 200 partite con la maglia del Borussia Dortmund. Un fuoriclasse di cui pochi dubitavano, fin da ragazzino. Ne è sicuro anche Clarisse Guinoiseau, il suo primo allenatore a Laval: “Segnava tantissimo, ed era una gioia vederlo giocare. Era molto più forte di tutti gli altri. Aveva sempre un pallone con sé, era il suo miglior amico. Cosa gli ho insegnato? Ad essere umile, di essere una persona autentica e di ricordarsi sempre da dove proviene”. Buoni consigli per spiccare il volo, vero, come spera anche lo stesso Wenger, a partire dalla finale contro il City: “Non è ancora al suo meglio fisicamente, nelle ultime due settimane (indisponibile per l’Europa League, ndr) ha lavorato molto per recuperare - ha detto l’allenatore dell’Arsenal - il nostro obiettivo è quello di liberarlo almeno in due o tre occasioni per tempo, così da essere più pericolosi possibile”.