"I Signori del Calcio", Klopp: "Sembriamo speciali, ma non ci sentiamo così"

Premier League

“Per me il calcio non è la cosa più importante al mondo, ma ci sono quei 90 minuti a settimana in cui dovrebbero diventarlo”. L'allenatore del Liverpool si racconta in esclusiva ai "Signori del Calcio", in onda questa sera su Sky Sport

Questa sera alle 18.45 su Sky Sport Serie A e alle 20 su Sky Sport Uno (in replica alle 22.30 su Sky Sport Football e alle 23.15 su Sky Sport Collection), torna l’appuntamento con “I Signori del Calcio”.

 

Protagonista di questa nuova puntata l’allenatore tedesco del Liverpool Jurgen Klopp, attualmente impegnato in Qatar nel Mondiale per Club, dove sabato giocherà la finale per il titolo.

 

È difficile paragonare squadre diverse, aree diverse, Ajax e Liverpool degli anni ’70, ma il tuo Liverpool può diventare il migliore di sempre?

"Non credo sia possibile una cosa simile, una sorta di supremazia di una sola squadra. Qualche tempo fa abbiamo avuto il Barcellona di Guardiola prevalere su tutto. Il Manchester City ha sovrastato la Premier League negli ultimi anni, da quando c’è Giardiola. Loro sono incredibili e devono scontrarsi ogni settimana. Noi a queste cose non ci pensiamo, non pensiamo di essere migliori, ma pensiamo di essere come ogni altro Ajax esistito e come ogni altro Liverpool. Non ci facciamo caso. Cerchiamo solo di giocare il miglior calcio di sempre, il migliore di quello giocato dalle altre squadre al mondo. Questo ci fa sembrare speciali, ma noi non ci sentiamo così".

 

Usi la parola “acceso”, ma tu sei il più fervente. Esprimi te stesso sul campo: il modo in cui festeggi, i grandi abbracci ai giocatori

"Non posso troppo cambiare questo mio modo di fare. Se hai seguito per molto tempo la mia carriera, sai che ero molto più irruento prima. Sono molto vicino ai miei giocatori e mi aspetto tanto da loro, ma apprezzo davvero quello che fanno perché, come ho detto, se vinci una partita è merito dei calciatori, ma se la perdi è colpa mia. Sono io ad aver sbagliato, ad aver detto qualcosa che non andava detto. Non è colpa loro, ma mia, perché non mi sono fatto capire quando avrei dovuto fare in modo che tutti mi capissero. Mi piace festeggiarli dopo la partita, perché apprezzo il loro sforzo, a prescindere dalla vittoria o meno. Se loro danno il meglio di sé durante una partita, vale sempre la pena dirgli grazie".

 

Chi è, per te, un bravo allenatore? Un allenatore che ha cresciuto un campione, uno che ha vinto molte partite con tante squadre o un allenatore che è stato un grande calciatore?

"Un bravo allenatore è quello che trae il meglio dai giocatori che ha a disposizione. Se hai la squadra o dei giocatori talentuosi, devi trarne il meglio, migliorarli al massimo. Non è solo una questione di vincere e basta, non è sempre possibile vincere titoli o trofei. Ci sono squadre migliori e squadre peggiori e non dipende tutto solo dall’allenatore. Fuori di qui c’è una quantità incredibile di allenatori capaci, molti di più del passato, grazie alle scienze motorie e a tutte le possibilità che si hanno oggi. Il lavoro che ho fatto venti anni fa completamente da solo, adesso lo puoi fare con altre 25 persone. Hai altre 25 persone che fanno la tua stessa cosa e questo migliora tutto. Ci sono tantissime cose in più a cui fare riferimento, oltre che alle partite. In molti casi non c’è più tempo di allenarsi, e questo è un gran limite per lo sviluppo della squadra, e credo che continuerà ad accadere almeno per un altro paio d’anni".

 

Bill Schenkley, un altro allenatore famoso del Liverpool, diceva: “Il calcio non è un problema di vita o di morte, è molto più importante di questo”. Cosa è il calcio per Klopp?

"Io amo il calcio, per me è il gioco più bello mai esistito al mondo. Ogni volta che guardo a quello che è il mondo di oggi, mi rendo conto che non devi essere il migliore per avere successo: se sai lavorare con altre persone, entrare in contatto con l’altro, se incoraggi te stesso a fare un po’ di più di quello che tu pensi di poter fare, ti può portare al successo. Magari non all’obiettivo finale, ma a quello che ti rende la vita migliore. Io ho sempre vissuto amando il calcio, che è stato quello che mi ha portato a viverlo anche nel lungo periodo. Certo, si ha bisogno anche di fortuna, ma oltre a questo è un gioco molto onesto. Questa è la cosa che mi piace, quello che ricevi è ciò che fai per ottenerlo. E questa cosa è strabiliante".